Le piante utili dell' Eritrea

By Georg August Schweinfurth

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Title: Le piante utili dell'Eritrea

Author: Georg August Schweinfurth

Release date: January 7, 2025 [eBook #75054]

Language: Italian

Original publication: Napoli: Sede della Società, 1891

Credits: Galo Flordelis (This file was produced from images generously made available by the HathiTrust Digital Library/Harvard University)


*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LE PIANTE UTILI DELL'ERITREA ***

                       SOCIETÀ AFRICANA D’ITALIA
                               * * * * *

                        D.R GIORGIO SCHWEINFURTH
                               * * * * *

                                   LE
                              PIANTE UTILI
                             =dell’ERITREA=

[Decorazione]

      (_Estratto dal Bollettino della Società Africana d’Italia_)
                  Anno X — N.º XI-XII — Nov.-Dic. 1891

[Decorazione]

                                 NAPOLI
                           SEDE DELLA SOCIETÀ
                             Via Medina, 63
                                  1891


                               * * * * *
      Napoli — Stabilimento Tipografico dell’unione — Vico Salata
                            ai Ventaglieri, 37




                      LE PIANTE UTILI DELL’ERITREA

                               * * * * *

                               PREFAZIONE


Le discussioni sul valore o non valore delle possessioni africane hanno
avuto largo sviluppo, e d’ordinario si è notato che ai pessimisti
restava, nella discussione, campo libero; perchè questi affidavano
tutti i loro argomenti ad una sola domanda, che mostrava avere una
certa importanza, chiedendo semplicemente: _cosa v’è laggiù?..._

I territorî delle colonie europee in Africa, non furono fondate
od acquistate come le antiche colonie storiche, in paesi che già
contavano una relativa civiltà. Perciò meno poche eccezioni,
l’Africa tropicale non offre, fin oggi, al commercio europeo che
prodotti naturali del suolo, senza che la mano dell’uomo vi abbia
positivo concorso; desso, l’uomo, non fa che raccogliere questi
prodotti, imballarli e mandarli via.

Questi prodotti naturali del suolo in molti paesi africani, che fanno
tanto giuoco nel commercio europeo, riescono alla maggioranza dei
negozianti od industriali europei ignorati, e per questi la parola
_Africa_ non è che l’ignoto; al più un’espressione geografica.

Ecco donde la domanda a cui ho accennato: cosa vi è laggiù?... e
se non vi si risponde, se non v’è chi sappia rispondere, d’un
subito l’ira dell’ignoranza si scatena nella sua forma più umile
e più terribile, e con l’oltraggio peggiore all’attività umana,
griderà: «_Nulla, niente, non vi è niente!..._»

Per l’Eritrea poi in particolare, vorrei che alla corrente
pessimista, al coro dei gridatori del _niente_, facessero loro barriera
quelli che sanno, la gente pratica che sa e conosce, e questa gente,
che mi si permetta di chiamarla positivista, vorrei, che parlasse,
scrivesse, facesse conoscere nel modo più semplice e pratico, quello
che vi è nei possedimenti italiani del Mar Rosso, cosa può farsene,
cosa dovrebbe farsene, facesse il confronto dei possedimenti italiani
con le altre colonie africane, ed indicasse infine all’Italia quali
benefici e vantaggi potrebbe e dovrebbe trarre dai tanti sacrifizi
che ha fatto e sta tuttora facendo per i suoi possedimenti coloniali
del Mar Rosso.

Non volendo però lasciarmi dire che io, pur qualche cosa potendo dire
e fare, non lo dico e non lo faccio, cosi è che mi accingo al mio
modesto compito, per quello che io ne posso sapere nel regno vegetale,
dando una descrizione di quelle piante che appartengono alla Flora
selvatica dell’Eritrea, e che hanno valore per l’industria e pel
commercio europeo.

In questa mia enumerazione, ho preso in considerazione solamente
le specie, la di cui esistenza è accertata dentro il limite della
colonia Eritrea, cioè nella parte dell’Abissinia settentrionale, di
cui l’Italia prese possesso di fatto e delle quali è facile trovare
presso i collezionisti della materia i campioni che si desiderassero.

Quasi tutte le specie enumerate, le ho raccolte io medesimo nella
primavera di quest’anno, durante i cento giorni che ho passato in
quelle terre; solamente per qualche specie isolata mi sono avvalso
delle indicazioni lasciate da altri cultori di botanica, i quali mi
hanno preceduto in quella contrada[1].

Se avessi voluto parlare anche di tutte le altre piante utili
dell’Abissinia, già conosciute, il volume del lavoro sarebbe
riuscito dieci volte maggiore del presente: oppure se anche solo avessi
detto delle piante che troverebbero facile coltivazione in Eritrea e
che si potessero raccomandare, avrei dovuto scrivere oltre il credersi.

Dunque, non parlerò che delle piante che Madre Natura Africa
offre spontaneamente col suo migliore sorriso, e senza che la mano
dell’uomo si dia altra pena che di raccoglierle dal suolo, e che
poi nel tempo medesimo, come ho detto, possono e debbono riuscire
utili all’europeo nei suoi traffichi.

Da molte di quelle piante il colono europeo trapiantato in Eritrea
potrà trarre profitto per proprio uso e consumo personale, e per le
altre, le mie informazioni sull’uso che ne fanno gl’indigeni,
contribuiranno vieppiù a far conoscere quella regione, anche in
rapporto agli usi e costumi delle popolazioni che l’abitano.

Dell’uso economico di certe specie di vegetali più conosciuti
non ho creduto far menzione di tutto quanto si riferisce al loro uso
domestico, per non fare inutili e noiose ripetizioni di cose conosciute
a tutti ed intorno a certi speciali quesiti, ho creduto dovermi
limitare a farne parola nell’interesse generale, tanto da poter
orientare con faciltà così il profano che il conoscitore. Dove le
mie cognizioni non bastavano sono ricorso volentieri alle indicazioni
di persone competenti e sopratutto del compianto Wilhelm Schimper,
il quale per 45 anni dimorò in Abissinia e durante questo lunghissimo
spazio di tempo, con immane lavoro raccolse pregevolissime collezioni,
facendo importantissime osservazioni.

Le sue interessantissime note si trovano manoscritte sulle schede[2]
unite alle singole piante che ora possiede il Museo Botanico di
Berlino.

Per facilitare anche ai non botanici ad identificare le piante
descritte ho creduto di aggiungere ai nomi scientifici quelli che sono
nel dominio della generalità cioè i nomi in vernacolo; beninteso
però che questa latitudine me la sono accordata in certi limiti
del possibile, attenendomi alle sole denominazioni volgari usitate
negl’idiomi delle popolazioni della regione abissina.

La massima parte della nomenclatura tigrina o trigrigna delle piante da
me descritte, è stata da me personalmente controllata sul posto. Per
i nomi poi in amarìco, che appartengono agli idiomi camitici di
Agau e Bilen, (Bogos), li ho per la maggior parte controllati con le
indicazioni che forniscono Schimper e Steudner.

Fra poco non mancherò di pubblicare un completo elenco di tutte le
specie di piante della intera Flora abissina delle quali si conoscono
i nomi dati dagl’indigeni.

La nomenclatura delle piante sarà scritta in maniera che un italiano
potrà leggerla e pronunciarla senza difficoltà veruna.

Avrò cura di separare ed assegnare a ciascuna pianta la sua categoria,
secondo l’uso che nella pratica vi è designato: dividendo il mio
lavoro in 8 categorie, così che quelli che s’interessano in modo
speciale ad una di queste, troveranno subito il proprio conto.


                                   I.

                           PIANTE MEDICINALI

Comprendono tutte le specie di piante con virtù sanativa, nonchè
le piante velenose.

                                  II.

                           PIANTE AROMATICHE

In grazia alla ricchezza di oli eterei che contengono, sono atte alla
distillazione delle essenze.

                                  III.

                      PIANTE RESINOSE E GOMMIFERE

Quelle che producono diverse specie di resina, caucciù o gomma così
al tronco che alle ramificazioni.

                                  IV.

                        PIANTE TESSILI E FIBROSE

Atte alla lavorazione dei tessuti in genere, nonchè di utensili
d’uso domestico come corde, graticci, panieri, stuoie ecc. ecc.

                                   V.

                      PIANTE COLORANTI E CONCIANTI

Ricche di sostanze coloranti, oppure che contengono, nelle parti
legnose, tannino abbastanza, tanto da essere adatte per conceria.

                                  VI.

                                LEGNAMI

I principali legnami buoni per le costruzioni in genere, nonchè
legnami fini per lavori d’ebanisteria.

Non posso naturalmente dare qui un elenco di tutti i combustibili,
nonchè delle piante legnose che formano circa la quarta parte della
flora dell’Eritrea.

                                  VII.

                          PIANTE COMMESTIBILI

Legumi e verdure per la cucina, frutti mangerecci, tuberi, semi e
nocciuoli, che in tempo di cattivo raccolto si riducono in farina,
confezionandone poi del pane, erbe e pianticelle da pascolo.

                                 VIII.

                           PIANTE ORNAMENTALI

Comprende tutte le specie che per bellezza di fiori o di foglie
possono essere bene accette nei nostri giardini. In prima linea vi
si presenteranno le numerose piante bulbose.

                                   *
                                 *   *

L’industria italiana potrà trarre grande profitto da ognuna delle
otto categorie di piante sopra enumerate.

Il compito principale, però secondo il mio modo di vedere, che si
debbono prefiggere le colonie e possedimenti d’oltremare verso la
madre patria, è quello di cercare un equivalente pei prodotti esteri
di importazione.

Sarebbe, ad esempio, davvero deplorevole e più che incomprensibile,
se le industrie, come la profumeria e la drogheria, non sapessero
trarre direttamente profitto dell’Africa che è per eccellenza il
paese degli aromi!... continuando ad essere tributarie delle Indie
e di altre lontane regioni, quando si ha vicino una terra aromatica
per eccellenza: l’italiana colonia Eritrea!...

                                              =Giorgio Schweinfurth=




                        I. — =Piante Medicinali.=


1. CAPPARIS PERSICAEFOLIA Rich. — Syn. _C. tomentosa_ Lam. _var._
(_Capparidaceae_)

  in Tigrigna[3] «_andel_».

Questa pianta ha un frutto della grandezza di una mela, di un gusto
senaposo ed è considerata dagl’indigeni per velenosissima;
specialmente sarebbero mortifere le foglie per animali cornuti
che ne mangiassero; ad eccezione delle capre, che ne possono
mangiare. Secondo Schimper nel Tigrè le foglie si adoperano
seternamente contro l’oftalmia. Pare che questa pianta abbia delle
proprietà medicinali che bisognerebbe ancora esaminare perchè in
generale le _Capparidae_ non sono velenose. La sola _Capparidacea_
velenosa era finora la C. FRONDOSA L. della Columbia, ove il frutto
temuto chiamasi _frutta de burro_, cioè frutto dell’asino.


2. CAYLUSIA ABYSSINICA F. Mey. (_Resedaceae_)

  in Tigrigna «_merrerêt_».

I semi di questa erbaccia si mischiano facilmente al grano quando lo
si batte, e danno alla farina un sapore amarissimo ed ingrato.

La pianta secondo Schimper sarebbe molto nociva, anzi mortifera,
alle capre.


3. SILENE MACROSOLEN Steud. (_Caryophylleae_)

  in tigrigna «_Sar-sari_»

  in amarigna «_ogkert_».

Trovai questa pianta nel 1868 sulla più alta cima dei monti di Erkauit
a S.O. di Suakim ed a 1700 metri sul livello del mare, e fu trovata
dal Penzig ancora nelle alture dell’Eritrea, sul m. Sabber e ad
Asmara. La radice si usa, nell’Amhara, contro i vermi. La dose è
un pezzo di radice della lunghezza di circa 4 cm. e della grossezza
di un dito (Schimper).


4. OXALIS ANTHELMINTICA A. Br. (_Oxalidaceae-Geraniaceae_)

  in tigrigna «_habbe-ciacco_»

  in amarigna «_mitsciamitscio_»

Trovai questa specie, rimarchevole per un grazioso fiore lillà,
nella gran vallata di Ghinda, ed essa sarà al certo altrettanto
sparsa nei distretti vicini, come nell’altipiano abissino. Porta
piccoli bulbi che triturati e mescolati con acqua di miele, birra
ecc. servono a distruggere la tenia.

Dopo il «kousso» (_Brayera anthelmintica_ Kth.), che non ancora
è stato trovato nel territorio italiano, questa pianta è la più
adoperata, nell’Abissinia, contro il verme solitario.


5. CELASTRUS SERRATUS H. (_Celastraceae_)

  in tigrigna «_add add_».

È un arbusto che trovasi in abbondanza nel territorio Bogos.

Secondo Schimper le foglie di questa specie sarebbero un eccellente
surrogato della corteccia di china contro la febbre intermittente,
ciò che gli Abissini ignorano.


6. CELASTRUS SENEGALENSIS Lam. (Syn. _Gymnosporia montana_
Roxb.) var. (_Celastraceae_)

  in tigrigna «_arguiti_»

  in tigrè (mensa) «_erghitte_».

Uno degli arbusti spinosi più sparsi in tutta la regione
montuosa. Secondo Schimper, nel Tigrè si servirebbero delle foglie
pestate contro la diarrea del bestiame bovino.


7. TRIANTHEMA PENTANDRUM L. (_Ficoideae_)

È una erba delle più comuni presso alle case, e che fornisce a
Ghinda agli indigeni una medicina favorita contro le malattie interne,
dolore di capo, stitichezza etc., e si raccoglie in massa.

Secondo Schimper, qualche volta fanno cuocere le foglie come verdura.


8. MOLLUGO GLINUS R. (_Ficoideae_)

  in tigrigna «_Kóssala_»

Quest’erba cosmopolitica, sparsa nei paesi caldi e tropicali, è un
rimedio efficacissimo contro il verme solitario. Trebbiata e crivellata
dà un piccolo seme nero lucente di cui si prende semplicemente un
cucchiaio con acqua. Causa il suo uso facile e la sua insipidezza è,
secondo il caso, molto raccomandabile; ed io stesso fui testimone
della sua efficacia.


9. CITRULLUS COLOCYNTHIS Schrad. (_Cucurbitaceae_)

La coloquintide non manca, ovunque trovasi un terreno sabbioso nella
Samhar dell’Eritrea. Non ne vidi veramente tanta copia come nelle
vallate della Tebaide egiziana, ma in compenso la forma eritrea a
Dessi, Sciacat-Cai etc. si distingue per la grandezza straordinaria
del suo frutto. Raccolsi colà esemplari che sembravano dei piccoli
melloni d’acqua (anguria) e che avevano un diametro di 15 cm. Simili
esemplari, che, come ho detto, trovansi in quantità, si possono
vendere, mondati e seccati, in Europa al dettaglio; oppure si possono
esportare all’ingrosso, perchè la merce, così preparata, ha un
aspetto splendido e sorpassa quella di altre provenienze.


10. CUCUMIS DIPSACEUS Ehrbg. (_Cucurbitaceae_)

Trovasi dappertutto nelle vallate montuose all’altitudine di 1000
metri ed anche in siti più elevati.

I suoi frutti gialli, simili ai zucchini, coperti di folte setole,
trovansi in quantità enormi in tutti i luoghi erbosi.

Il frutto contiene un principio intensamente amaro simile alla
coloquintide e potrebbe raccogliersi in quantità più grandi che
quest’ultima. Il principio amarissimo si presterebbe specialmente
per la denaturazione daziale dell’alcool, avendo il vantaggio
di essere senza colore e senza odore. Sarebbe per ciò assai più
raccomandabile che l’Etere metilico, generalmente usato dai governi
per l’alterazione dello spirito a scopo industriale, perchè quella
sostanza riesce sgradevolissima ed anche malsana per il suo fetore
insopportabile. Siccome l’amaro della coloquintide e del _Cucumis
dipsaceus_ non si può eliminare mediante la filtrazione, l’alcool
che se ne impregna non si può assolutamente gustare.


11. FOENICULUM CAPILLACEUM Gil. (_Umbellatae_)

  in tigrigna «_silân_»

Nell’altipiano dell’Eritrea e dell’Abissinia si trova il
finocchio dappertutto selvatico, come pure nei monti dell’Arabia
Felice.

In nessun luogo lo si coltiva. Il seme è assai vantato come
carminativo.


12. HELMINTHOCARPUS ABYSSINICUS Rich. (_Papilionaceae_)

  in tigrigna «_Fosi-Korzet_».

La radice di questa erba, che trovasi sparsa nell’altipiano sarebbe,
se preparata in piccole dosi, un emetico potente ed efficace, che
si potrebbe usare contro i dolori di stomaco, come già lo indica il
nome tigrino.


13. ABRUS PRECATORIUS L. (_Papilionaceae_)

  arab. _Offrus_; _ain-lahla_; _Kolkol_.

Questa pianta (di cui negli ultimi tempi parlavano tanto i giornali,
come pianta che predice il tempo, in seguito alle speculazioni
fantastiche dell’inglese Nowak) trovasi in tutte le parti
dell’Eritrea, come pianta rampicante nei boschetti. Essa è
cosmopolita in tutti i paesi tropicali.

In molti paesi si fa uso della radice e dello stelo, come della
liquirizia: generalmente conosciuti però sono i semi di un bel rosso
che trovansi in commercio, si adoperano come ornamenti e si chiamano
_piselli da paternostri_.

Questi sono molto apprezzati nei Bazar di Drogherie dell’Oriente
(arabo: _sciscim ahmar_), specialmente quelli che vengono dal Sudan i
quali sono di un rosso vivissimo. Quando il Sudan era inaccessibile,
qualche volta si pagavano al Cairo fino a 25 Centesimi il granello.

In Egitto si attribuiscono al detto seme effetti speciali per
la guarigione delle infiammazioni dell’occhio e se ne fa molto
uso anche ora. Le sue proprietà velenose erano conosciute e temute
nelle Indie da lungo tempo. Da qualche tempo si conosce l’_Abrina_,
il veleno vegetabile il più forte conosciuto dopo la _Ricinina_.

Già nel 1582 fu osservato dal medico veneziano Prospero Alpino in
Egitto (_P. Alp. de plantis Aegypti, Venetiis — MDXCII p. 31 32_)
il fenomeno della sensibilità delle foglie riguardo alla luce solare,
e che ha dato alla pianta il nome di _profeta del tempo_.


13. CASSIA ABSUS L. (_Caesalpiniaceae_)

  arab. «_sciscim_».

Un pianta che trovasi spesso nei siti erbosi. I semi sono neri e
lucenti, di forma lenticolare, e si vendono in Egitto nei bazar
di drogherie come un rimedio contro le infiammazioni croniche degli
occhi, nello stesso modo che la specie menzionata più sopra. Questi
semi si sono anche trovati tra gli oboli deposti nei sepolcri antichi
egiziani, da cui si può dedurre che l’uso ne era già noto agli
antichi Egiziani, come lo era ai Greci e Romani.


14. CASSIA ACUTIFOLIA Del. e CASSIA OBTUSIFOLIA
V. (_Caesalpiniaceae_)

  in tigrigna: _ente-entàro_.

Il commercio delle foglie di Senna in Egitto è tutt’ora abbastanza
vivo, essendo il territorio della produzione principale nella Nubia
inferiore che trovasi attualmente nel dominio egiziano.

Tutti i paesi della costa del mare Rosso producono pure della Senna
e se ne esporta. A Massaua nella Samhar (pianura littorale) la più
abbondante, è quella nominata in seconda linea: essa non la cede in
niente alla _C. acutifolia_ D. Si può con tutta facilità raccoglierne
delle grandi masse.


15. TAMARINDUS INDICA L. (_Caesalpiniaceae_)

  Nome vernacolo in tutte le lingue della regione: «_hommar_».

Il Tamarindo si trova sparso nelle vallate montuose dell’Eritrea,
ma non in quantità sufficiente per l’esportazione in grande.

Perciò il suo frutto, che qui certamente è di buona qualità, e
che dovrebbe avere un valore maggiore, dacchè il commercio, con Dar
Fur (da dove si ritirava la migliore qualità) è reso impossibile,
non può aver importanza per l’esportazione.

Nondimeno la cosa è meritevole di attenzione, stantechè gli estratti
italiani di tamarindo che hanno acquistato fama mondiale, hanno da
qualche tempo perduto in qualità, dopo che i preparatori furono
costretti a provedersi di frutti dalle Indie.


16. ALBIZZIA ANTHELMINTICA Brogn. (_Mimosaceae_)

  in tigrigna «_Mussenna_» oppure «_Bessenna_».

La fioritura di quest’albero è somigliantissima a quella
dell’_Albizzia amara_ Bov. ma le foglioline sono più grandi e
meno numerose. Essa viene nelle vicinanze di Cheren, nella valle di
Dangobas, sull’Anseba, e si troverà, probabilmente, anche in molti
altri luoghi. La sua corteccia contiene uno dei più efficaci rimedi
contro la Tenia. Negli scritti di Fournier «_Sur les ténifuges
d’Abyssinie_» si trovano esatte indicazioni. Varrebbe la pena
di ridurre il principio efficace della corteccia in forma di un
alcaloide per poter somministrare il rimedio in modo sicuro. Siccome
le corteccie di diverse età hanno proprietà alquanto diverse, e
caricandone la dosa possono presentare dei pericoli per l’ammalato,
non si prese più cura di questo importante medicamento, ed esso a
torto fu dimenticato.


17. TARCHONANTHUS CAMPHORATUS L. (_Compositae_)

  in tigrè (_Mensa_) «_ssarakána_»

Secondo Schimper si pestano le foglie e si fanno fermentare per sette
giorni nell’urina, e dopo se ne fa uso di bevanda medicinale per
gli animali bovini.


18. DATURA METEL L. (_Solanaceae_)

  tigrino «_thirufrâ_» o «_thrifrâh_»; in arabo «_bengjé_»

Questa pianta velenosa, molto pericolosa pei suoi semi, cresce
abbondantemente come erbaccia sia qui che in Arabia, in vicinanza
dei villaggi o siti abitati. Questa specie, tra le dature, è la più
vecchia pianta medicinale, che usavano già gli arabi del medio evo,
e da essa provengono i «_Semina Daturae_» delle officine.


19. VERNONIA AMYGDALINA Del. (_Compositae_)

  in tigrigna «_grava_»

È un arbusto di 3 metri, molto comune sulle sponde dell’Anseba. Il
Dott. Steudner pretende che le foglie servono come un purgativo
efficace.


20. ACOCANTHERA SCHIMPERI Hook. Bth. (Syn. _Carissa Schimperi_
H.) (_Apocynaceae_)

  in tigrigna: «_Mptàh_», _muptà_, o «_maktàt_».

È un cespuglio che trovasi in abbondanza al declivio ed alla base
dell’altipiano, da 1000 a 2000 metri. Le foglie sono ellittiche,
coriacee e lucenti. I fiori bianchi, che in forma ed odore molto
rassomigliano al gelsomino son numerosissimi sui rami. Il frutto è
una bacca simile ad una piccola ciliegia, è nero e ha un nocciolo
piatto corneo.

Gli indigeni la ritengono per velenosa, ma non ne fanno nessun uso.

Dai frutti di una specie congenere, la _A. venenata_ G. Don nel Sud
dell’Africa gli indigeni traggono il veleno per le loro freccie.

Nel paese dei Somali trovasi una pianta simile a quella dell’Eritrea,
che colà fornisce il temuto veleno per le freccie «_Uabaio_» o
(in Ogaden) «_Ghedulâjo_» e che si trae dalla decozione delle
radici sul quale veleno hanno scritto molti viaggiatori, specialmente
Hildebrandt, Revoil, Paulitschke ed i fratelli James.

Questo veleno, preparato dal sugo della radice e del legno alburno,
si chiama «_Uabaïn_» ed è uno dei più forti veleni vegetali che
si conoscano. Gemell vuole aver usato l’Uabaïn con successo contro
il «chin-cough» (tosse canina, Keuchhusten, coqueluche).

La _A. Schimperi_ Bth. H. è sparsa in tutta l’Abissinia ed in gran
parte dall’Africa orientale, ove le radici danno, similmente alla
specie del paese dei Somali, un veleno per le freccie molto temuto
chiamato «_Morio_» o _Morjo_, accennato già da Hildebrandt e
da Burton.

Hildebrandt identifica il veleno _Morio_ col _Uabaïn_, ma gli
esemplari da lui raccolti a Taita (Africa Orientale Britt.) sono della
specie eritrea. Anche von Höhnel nella spedizione del conte Teleki ha
raccolto sull’altipiano di Leichipia sul Chenia l’_Acocanthera
Schimperii_ Bth. H., come la pianta che dà il veleno Morjo. È
probabilissimo che il principio contenuto in questa specie sia
l’Uabaïn.

Una provvista di radice che ho portata meco da Ghinda, sarà esaminata
e sperimentata a Berlino, dal Dott. L. Lewin.

Pare che questa pianta sarà chiamata, un giorno, a fare gran figura
tra le piante medicinali importanti dell’Eritrea. Schimper pretende
che le foglie seccate e pestate servono nel Tigrè qualche volta come
tabacco da naso, e che i frutti vengono mischiati con la carne per
avvelenare le jene[4].


21. VERBASCUM TERNACHA Hochst. (_Scrophulariaceae_)

  in tigrigna «_Ternakha_».

Di questa pianta, molto estesa nel territorio, gli Abissini, come si
usa anche in Europa per una simile specie del genere, utilizzano i
semi maturi per la pesca.

Questi se posti nell’acqua in luoghi tranquilli dei ruscelli e fiumi
fanno sì che poco dopo i pesci, che vi si trovano, compariscono,
storditi, alla superficie e si possano acchiappare con le mani.

Simile uso fanno in Abissinia della «Berreberra» (_Milletia
ferruginea_ Bak.) e nelle Indie della _Dodonaea viscosa_ L. parimente
indigena nell’Eritrea.


22. VERBENA OFFICINALIS L. (_Verbenaceae_)

  in tigrigna «_seruftit_»

Quest’erba cosmopoliticamente sparsa sul globo si trova anche sulle
sponde dell’Anseba. Gli Abissini usano le foglie seccate come
un rimedio contro il mal di collo («_fosi-hanât_») e contro il
rigonfiare delle ghiandole. Masticano anche la radice, come pretende
lo Schimper.


23. KIGELIA AETHIOPICA Dcne. (_Crescentiaceae_)—(Bignoniaceae).

  in tigrè (Mensa) «_salasile_»

  in tigrino «_mederba_» o anche (Hamasen) _jungula_.

Questo bell’albero esteso in tutta l’Africa tropicale si trova
frequentemente nella zona dell’Anseba.

I grossi frutti di forma cilindrica che pendono da lunghi peduncoli,
contengono un succo con proprietà purganti. Secondo un manoscritto
del viaggiatore francese Quartin Dillon, citato da A. Richard nella
sua «_Flora Abyssinica_» (vol. II p. 60), il succo avrebbe una
potenza afrodisiaca incredibile e terribile.


24. MERIANDRA BENGHALENSIS Bth. (_Labiatae_)

  in tigrè: «_mossogo_».

Questa bella pianta, che in Asmara e nell’interno dell’Abissinia
s’incontra nello stato selvatico, trovasi nelle Indie soltanto
coltivata. Questa strana espansione di una specie di pianta selvatica
dell’Eritrea nei giardini indiani non è un caso isolato. La
_Crossandra undulaefolia_ Roxb., una Acantacea con magnifici fiori
di un rosso scarlatto, che spesso trovasi selvatica nell’Eritrea,
trovasi pure nelle Indie soltanto come pianta di ornamento. Le foglie
della Meriandra, che hanno un forte odore di canfora, si usano nelle
Indie invece della _Salvia officinalis_ L. come rimedio aromatico,
vivificante e riscaldante (Royle, Wallich, Wight ecc.).


25. BUDDLEYA POLYSTACHYA Fres. (_Loganiaceae_)

  in tigrè «_mattari_».

Un arbusto alto con spighe pendenti di fiori di un rosso aranciato. Le
foglie e i fiori sono usati dagli Abissini contro il verme solitario.


26. PLUMBAGO ZEYLANICA L. (_Plumbaginaceae_)

  in tigrino «_Aftehe_ o _aftah_».

Questa pianta rimarchevole per i suoi fiori bianchi tubulosi, trovasi
da per ogni dove nell’Eritrea. La radice fresca ha proprietà
vescicatorie, e Schimper scrive che i Tigrini la impiegano come mezzo
profilattico contro certe malattie. Dopo l’applicazione della radice
si forma una piaga che lascia una cicatrice rilevata.


27. SALVADORA PERSICA L. (_Salvadoraceae_)

  in tigrino «_addai_»

  in agau «_scivelscia_»

  in arabo «_aràk_».

È un arbusto molto ramificato e allargato nella pianura (Samhar)
vicino alla costa, copre grandi spazi e che trovasi non di rado anche
nell’altipiano fino a 1500 metri sul livello del mare.

I ramoscelli forniscono le spazzolette pei denti, in arabo
«messuâg» che nell’Oriente i musulmani usano generalmente e
che sono raccomandate ai fedeli dal Corano, ove è prescritto di non
adoperare altro mezzo, per pulire i denti, che i ramoscelli di questa
pianta. Tali ramoscelli si vendono in quei paesi dappertutto.

Masticandone le punte si staccano le fibre, che formano una specie
di spazzole. Il gusto è quasi come quello della senape e indica
proprietà antiscorbutiche. È un miracolo che finora nessuno dei
nostri specialisti in «Reclame» abbia avuto l’ispirazione,
citando i bei denti degli arabi, di creare in Europa, con questi
stuzzicadenti, un articolo di moda. Persone come Pear, Epp & Holloway
avrebbero con essi potuto guadagnarsi i milioni, come li guadagnarono
con i lorosaponi mediocri etc.

Il frutto è una piccola bacca, che seccata, ha la grandezza ed il
gusto dell’uva passa di Corinto, e si può raccogliere in massa. Ne
trovai posto in vendita sul mercato di Suachim.

MAESA LANCEOLATA Forsk. (_Myrsinaceae_)

  in tigrigna «_Saoria_».

È un rimedio apprezzatissimo dagli Abissinesi contro il verme
solitario, e che anche in Europa venne sperimentato con successo. Le
bacche si riducono in pasta e si mischiano a fagiuoli o fave ugualmente
ridotti in pasta e si somministrano in quantità abbondante.

Questo arbusto, che anche nell’Yemen trovasi sparso, ha dei rami
alti parecchi metri e foglie grandi.

Trovai questa pianta vicino Gheleb nel territorio dei Mensa.


28. MYRSINE AFRICANA L. (_Myrsinaceae_)

  in tigrigna _Zaddsé_ o _ssàhtso_.

Le bacche di questo piccolo cespuglio, sparso nell’altipiano oltre
2000 metri sul livello del mare, si seccano, e ridotte in pasta si
mischiano con un cibo qualunque adatto per servirsene come rimedio
contro il verme solitario.


29. PIRCUNIA ABYSSINICA H. (_Phytolaccaceae_)

  in tigrè (Mensa) _ssobêth_ o _ssebbêt_.

Questa pianta si presenta dappertutto nell’Altipiano in grandi
masse e se ne usa in Abissinia così la radice come il frutto, come
uno dei tanto numerosi rimedii contro i vermi intestinali.

Le bacche pestate danno una pasta saponaria, che produce molta schiuma,
dando, come le bacche del _Sapindus_, un eccellente surrogato di
sapone. Specialmente si lavano, col mezzo di queste bacche, le stoffe
di lana, flanella ecc. Nella Missione Svedese in Gheleb mi si lavarono
così bene dei costumi di flanella, che sembravano del tutto nuovi;
mentre che le lavanderie chimiche di Berlino non erano al caso di
fare altrettanto.

Considerando che queste bacche si trovano nell’Eritrea in grandi
masse e sono facili a raccogliersi, si può sperare che questo prodotto
un giorno possa essere di grande importanza per l’esportazione.


30. CELOSIA TRIGYNA L. (_Amarantaceae_)

  in tigrino «_belbilda_».

È sparsa tanto nelle regioni alte che basse nell’Eritrea. Le
foglie, i fiori ed i frutti stritolati e mescolati danno un rimedio
possente contro il verme solitario. È però, secondo Schimper, dagli
Abissini temuta quanto la _Celosia anthelmintica_ Asch. a causa dei
suoi effetti secondarii pericolosi.


31. AMARANTUS GRAECIZANS L. (_Amarantaceae_)

  in tigrigna «_birnáheo_»

  in amarigna «_aluma_».

Impiegati in grandi dosi, i semi di questa malerba abbondantissima
sarebbero, come dice W. Schimper, nel Tigrè un ottimo rimedio contro
il verme solitario.


32. RICINUS COMMUNIS L. (_Euphorbiaceae_)

  in tigrigna: «_vulleh_»

  in tigrè (Mensa) «_Kellä_».

Vi sono siti ove il Ricino si presenta in tale quantità, che
raccogliendone il seme si potrebbe esportarlo ed averne grande
vantaggio.

In questi semi che somministrano l’olio di Ricino, Kobert e Stillmark
di Dorpat, nel 1889, scoprirono il _Ricinino_, il più potente dei
veleni vegetali che si conosca.


33 e 34. ALOE SCHIMPERI Tod. e ALOE ABYSSINICA Lam. (_Liliaceae_).

  in tigrè «_mathisso_» in mensa, «_zabber_».

  in Tigrigna, «_àrrai_ o _èrreh_».

  in arabo, «_ssàbbr_».

L’_Aloe Abyssinica_ Lamk. è la specie che trovasi assai diffusa
sull’altipiano e sulle pendici rivolte a Levante, sino a 1000 metri
sul livello del mare.

Il viaggiatore la riconosce tra le altre specie, per le foglie lunghe
concavo-convesse che in parte sono regolarmente verdi oscuro e segnate
nella parte basale con delle macchie bianche molto fitte. I fiori
sono ora gialli ora di colore rosso arancio. Questa, specie mi sembra
senza valore per l’estrazione del succo. Invece nell’altipiano,
a circa 2000 metri sul mare, specialmente vicino ad Asmara si trova
una specie (_A. Schimperi_ Tod.) con grandissime foglie molto più
lunghe e più larghe, che sono sempre senza macchie.

Detta specie si distingue dal succo giallo bruno che scorre dalla
pianta tagliandola e che ha quel forte odore di sudore che distingue
le buone qualità di Aloe.

Il succo è ricco di resine solubili e disecca subito, rappigliandosi
in massa.

Con questo prodotto varrebbe la pena di tentarne la raccolta
all’ingrosso, perchè presumo, da ciò che ho osservato nell’isola
di Socotra sull’_Aloe Perryi_, che la pianta in quistione potrebbe
fornire una specie di Aloè pregevole.

Oltre le due specie accennate, ne ho trovato altre due sul territorio
italiano, che pero non danno Aloe servibile.


35. CYPERUS ROTUNDUS L. (_Cyperaceae_)

Molto frequente sulle rive dei fiumi nell’altipiano e sul pendio
delle vallate verso il mare.

I tuberi aromatici sono della grandezza delle olive, sempre rosso
bruni, e fanno grande figura nella Farmacopœa araba come sudoriferi
e diuretici.

                               * * * * *


                       II. — =Piante Aromatiche.=


1. HEMPRICHIA ERYTHRAEA Ehrbg. (syn. _Amyris Kafal_
Forsk.). (_Amyrideae_)

  arabo «_Kafal_».

Questo arboscello è molto sparso al sud del tropico sulle isole e
sulle coste del Mar Rosso, e così pure si trova sulle Isole Dhalac
dell’Eritrea.

Il legno è di colore rossigno simile al Sassafras, e strofinato
emana un leggiero odore aromatico, e se si brucia spande un grato
profumo alquanto balsamico.

Per questa sua proprietà se ne fa uso in Egitto per affumicare
le giarre d’acqua nuove di creta, e le idre dette Gulla prima di
metterle in uso.

Il legno Cafal è altresì sudorifero e diuretico, e se ne fa
moltissimo uso tanto in Egitto quanto in Arabia. Lo si vende in tutti
i bazar di droghe.

Questa specie non segrega della resina e non ha niente di comune
coll’Opoponax, il quale come pretende Holmes nel _Pharm. Journal
1081_; verrebbe distillato dalla resina di questa pianta.

Il nome «_Kafal_» si dà però anche ad alcune specie di _Commiphora_
(_Balsamodendron_) dalle quali si ricava probabilmente una parte
della Mirra del commercio.


2. COMMIPHORA OPOBALSAMUM, Engl. (Syn. AMYRIS OPOBALSAMUM L. —
BALSAMODENDRON OPOBALSAMUM Kunth) (_Burseraceae_)

È un cespuglio od un arboscello, il quale dal sud del tropico al mar
Rosso e nel Samhar Eritreo, ha la stessa diffusione della _Hemprichia
erythraea_ Ehr., però ascende più in alto su i declivi montuosi
confinanti col mare. È noto generalmente che questa specie somministra
la «mirra» del commercio odierno, come quella che si esporta dal sud
dell’Arabia e dal paese dei Somali, da Aden, Hodeidah etc. Intanto
io non ho nessuna prova per questa identificazione, perchè non mi è
accaduto mai di osservare su i fusti di questa specie una secrezione
resinosa, quantunque io abbia avuto occasione di studiare la pianta in
tutti i tempi dell’anno e nei punti più differenti delle rive del
mar Rosso. Soltanto alle estremità dei rami, che sovente si mostrano
come verniciati, si trova una secrezione come di una massa vischiosa,
a modo di vernice molto densa e di gradevole odore.

Nei bazar di droghe nei paesi Orientali troviamo conservate vicine
due specie di balsami l’uno differente dall’altro, il «balasem»
balsamo della Mecca e la «Mirra» (_mur-heggiasi_). Il primo è
una specie di trementina liquida, il secondo è una resina solida
difficilmente combustibile.

«La resina liquida, dice Figari, gode sempre grande stima come
medicamento vulnerario, o come contravveleno al morso degli
animali velenosi». Nell’Arabia felice questa specie chiamasi
«_bisciâm_». Il Dr. E. Glaser, la cui autorità nella conoscenza
dell’Arabia non si può in alcun modo mettere in dubbio, sostiene
di aver veduto raccogliere da questa pianta la Mirra.

Il medico veneziano Prospero Alpino nel 1582 ha dato per la prima
volta una perfetta figura di questa specie e la designa col nome di
«_balsamum_»[5]; il nome di Mirra non si rinviene affatto nella sua
opera. Alpino trovò questa pianta coltivata al Cairo come residuo di
antichi tentativi di acclimatazione, ed egli constata la tradizione
che l’origine della provenienza sia a Mecca. Non cade dubbio che
quello che in Egitto va sotto il nome di «balasem» sia il prodotto
della _Commiphora Opobalsamum_ Engl.

Forskal che nel 1761 esplorò come botanico l’Arabia Felice,
a proposito di questa specie non fa menzione della Mirra; egli la
chiama «_Abuschâm_» (più correttamente «_bisciâm_» e dice
(Flora Aeg. Arab. p. 80): «Conosco ancora due altri alberi che si
chiamano coi nomi di «_Schadjaret el murr_» (i.e Arbor Myrrhae)
e «_Chadasch_»[6] i quali, se si deve prestar fede a quelli che lo
garantiscono, devono essere molto simili alla specie descritta».

È ancora da notare che la denominazione di _Balsamodendron Myrrha_
colla quale il botanico Nees von Esenbeck distinse una delle piante
raccolte dall’Ehrenberg nell’Yemen, è fondata sopra un errore,
nel quale si sono confuse le note di erbario dell’Ehrenberg[7] ed è
stata distinta come Mirra per eccellenza una specie, che non è affatto
aromatica, e meno ancora secerne una resina. Io ho dovuto denominare
ciò non pertanto _Hemprichia Myrrha_ Schwfth. questa specie inodora,
circoscritta all’Arabia felice, per serbare la precedenza al nome
più antico.

Però sulla quistione dei balsami e della mirra non è stato peranco
detta l’ultima parola, a cagione della sconfinata letteratura,
accumulatasi su di ciò da qualche secolo. Per quanto ci consta,
è solo permesso di ammettere:

1º che il Balsamo degli arabi deriva dalla _Commiphora Opobalsamum_
Engl.

2º che non conosciamo come si ricava.

3º che il balsamo è un aroma.

4º che la mirra è una resina non molto aromatica, disgradevolmente
olezzante, difficilmente combustibile, che si adopera come medicina
(la nostra tintura di mirra) e mai come profumo.

5º Nella antica letteratura, specialmente nella letteratura biblica,
il balsamo e la mirra sono spesse volte confusi insieme, donde questo
continuo «_qui pro quo_».


3. SCLEROCARYA BIRREA Hochst. (_Anacardiaceae_)

  In tigrigna «_abóngul_».

Un grande albero con legno leggiero e morbido che nella stagione
della siccità fiorisce dopo aver perduto le foglie. I fiori di
un giallo cereo sono riuniti insieme alle estremità dei rami in
spighe dense disposte a fascetto, e spirano un intenso profumo
come di gelsomino, o ciò che torna più esatto, come i fiori del
_Philadelphus_. Specialmente nei monti che fanno corona alla Conca
di Cheren, questo albero è assai copioso, in egual modo in tutta la
vallata dell’Anseba e nelle vallate che scendono giù verso il Barka.


4. OCHNA INERMIS (Forsk.) Schwf. (Syn. OCHNA PARVIFOLIA Vahl)
(_Ochnaceae_)

  in tigrè (Mensa) «_abgamá_».

Questo arbusto è assai diffuso nelle alture e nelle pendici verso
l’Oriente.

I fiori color giallo d’uovo, coprono in grande quantità nella
stagione secca il fusto spoglio di frondi ora dritto e a foggia di
un albero, ora di storto sulle rupi come un arbusto nano, ed hanno
un forte e magnifico profumo di _Syringa_.

L’aroma è quasi così forte come quello della _Syringa vulgaris_
L. e colle regole della profumeria si può facilmente fissare per
mezzo di grassi ecc., e forse ancora per mezzo della distillazione.


5. XIMENIA AMERICANA L. (_Olacaceae_)

  in tigrinna «_mell’au_»

  in tigrè (Mensa) «_mellhétta_».

È uno tra i più frequenti arbusti od alberetti, dell’altipiano
dell’Eritrea. I fiori hanno un fortissimo odore di fior d’arancio,
e sarebbero da mettersi in prima linea come materiale da impiegarsi,
in grande, nella profumeria. Questi fiori si possono raccogliere a
quintali, per modo di dire, nelle vicinanze di Cheren.


6. JASMINUM ABYSSINICUM R. Br. (_Oleaceae_)

  in tigrigna «_habbe-selîm_»

  in amarigna «_uembelel_»

Le compatte masse di fiori di questo frutice scandente che
s’arrampica sopra i grandi alberi, tramandano un intenso odore
e si trovano in più che sufficiente quantità (a Ghinda, Cheren,
Gheleb etc.) per poter essere adoperati per la profumeria.

Ancora più comune della detta specie nei piani alti e fra i
contrafforti è il _Jasminum floribundum_ R. Br. il cui profumo però
è meno intenso ed i fiori non sono cosi numerosi ed in tale quantità,
come nella specie precedente.


7. PREMNA RESINOSA Schauer. (_Verbenaceae_)

Un frutice largamente diffuso nell’Eritrea coi rami lunghi e ritti,
le cui foglie contengono un’aroma molto simile a quello del limone,
e che per la abbondanza della pianta si può facilmente distillare
in grandi quantità.


8. OCIMUM MENTHAEFOLIUM H. (_Labiatae_)

  in tigrè «_ciomâr_ o _ciommer_»

  in tigrigna (Adua) «_sessak-süvvi_» (Hamasen «_ssahmar_».

Abbondante in tutti i luoghi soleggiati ed erbosi dell’Eritrea,
l’erba che talora raggiunge 1 m. di altezza, è diffusa in prodigiosa
quantità, sovente _a perdita di vista_, nelle vicinanze di Ghinda,
dove se ne può raccogliere in quantità strabocchevole.

L’attività vegetativa della pianta dura per tutto l’anno, senza
distinzione di stagione.

Il suo aroma è molto forte. Secondo Schimper gli Abissini mischiano
le foglie triturate e secche col burro e se ne servono come pomata
per la testa. L’odore è molto simile a quello della menta piperita.

Tra tutte le piante selvatiche dell’Eritrea questa potrà, per la
sua abbondanza, molto probabilmente essere adatta alla distillazione
in grande, e un impiegato della Casa V. Bienenfeld, il Sig. Brunetti,
in Ghinda, ha di già preso di mira con tutta serietà e di moto
proprio un tale piano.


9. MICROMERIA ABYSSINICA Benth. (_Labiatae_)

È un’erba diffusa nelle alte regioni abissine sopra i 2000
metri. Io la trovai abbondante nelle pendici del Ssabber sopra Gheleb,
terr. Mensa. Le foglie hanno forte odore di menta piperita e potranno
fornire quest’olio colla distillazione.


10. KYLLINGIA TRICEPS L. (_Cyperaceae_)

  in tigrè (Asùs) «_Krît-asmûd_».

I rizomi di questa pianta che raramente supera i 30 centim. di altezza,
hanno un distinto aroma, che in qualche maniera ricorda quello
dell’Andropogon Schoenanthus; però è molto più fino e gradevole.

L’aroma, molto intenso nella pianta fresca, è fugace e però dovrà
distillarsi sul posto; poichè la pianta disseccata dopo qualche mese
lascia sentire soltanto un debole odore.

Nelle Indie orientali si somministra la pianta nella dissenteria,
nel diabete ed in altre malattie. Essa nasce in grande quantità nei
luoghi aperti ed erbosi delle boscaglie presso Ghinda, dove i rizomi
si possono raccogliere a quintali. Non manca però in nessuna parte
del territorio al di sopra della zona di 800 metri.

Io sono con certezza convinto che questo aroma, se si introdurrà
nel commercio europeo, non mancherà di eccitare una sensazione come
alta novità; probabilmente ancora in miscuglio (con altri aromi)
darà splendidi risultati.


11. ANDROPOGON LANIGER Desf., ed ANDROPOGON JWARANCUSA Blane,
(syn. _Andr. proximus_ H.). (_Graminaceae_)

Ambedue queste specie di graminacee molto affini fra loro hanno una
larga diffusione in tutta la zona dell’Anseba. Dove il pascolo si
raddensa in steppa, esse coprono per lunghi tratti ed esclusivamente
il terreno; non mancano però neppure sui declivii montuosi. Esse
sono molto somiglianti all’_Andropogon Schoenanthus_ L., che del
pari appartiene alla Flora abissina e che, insieme all’_A. Nardus_
L. nell’India, è tra le droghe officinali più anticamente usate;
in talune regioni, inoltre, è coltivato in grande.

Tutte le suddette specie di Andropogon contengono, a preferenza nei
loro rizomi e radici, un olio etereo, il quale si conosce in commercio
sotto i differenti nomi di _Verbena_, _Citronelle_, _Ingwergras_,
_Lemongras_, o semplicemente come «_grasoil_», cioè «olio di
gramigna». È esportato da Ceylan e dal Malabar e ultimamente ancora
in grande quantità dall’isola della Riunione[8]. Quest’olio
forma una parte integrante dell’attuale commercio delle droghe.

L’abbassamento del prezzo (ad un decimo del primitivo, secondo
che riferisce il Pharm. Journ. of London 1891, pag. 928) è stato
occasionato specialmente dalla falsificazione di quest’olio,
praticata nell’India su larga scala. Quest’olio, però, non
si deve confondere col vero «olio di Geranium» che si ricava,
per distillazione, dalle foglie del _Pelargonium Radula_ L., e che
si prepara nel sud della Francia ed in Turchia. Quest’ultimo
serve specialmente per falsificare l’olio di rose, mentre che
l’olio d’Andropogon serve solamente quale ingrediente ai prodotti
numerosi della profumeria ed a varii miscugli, nei quali trova larga
applicazione.

È facile da comprendere che un prodotto che il commercio mondiale si
procura perfino col mezzo costoso di colture artificiali nel Malabar,
nelle Isole di Ceylan, di Réunion, ed altre dell’Oceano Indiano,
nell’Eritrea dove cresce spontaneo deve riuscire molto meno costoso,
dacchè la Natura nel paese dei Bogos p. es. ed altrove ci offre
milioni di quintali della materia prima, di facilissima raccolta.

                               * * * * *


                 III. — =Piante resinose e gommifere.=


1. BOSWELLIA PAPYRIFERA H. (_Burseraceae_)

  in tigrino «_maggher_».

Quest’albero trovasi in Abissinia qua e là in grande quantità e si
distingue pei suoi magnifici fiori a forma di mazzetti, i quali nel
tempo della siccità spuntano dai suoi rami sfogliati. La corteccia
di un giallo color cuojo è stranissima, perchè si sfoglia dal tronco
a guisa di carta da lettera sottilissima.

Tutti i rami abbondano di un succo aromatico lattescente che certamente
si potrebbe impiegare per incenso, come tutte le altre specie congeneri
se si volesse prendere la pena di raccoglierlo.


2. COMMIPHORA ABYSSINICA, Engl. (_Burseraceae_)

Questa specie sparsissima in Abissinia e nei d’intorni di Cheren
dà una sorta di Mirra da utilizzare probabilmente nel commercio,
se già non lo è.


3. COMMIPHORA SCHIMPERI Engl. (_Burseraceae_)

  Syn. _C. resiniflua_ Martelli in _Fl. Bogos_.

  in tigrigna e Tigrè «_ankua_».

Questo arboscello è molto sparso nell’Eritrea, in Abissinia
e nell’Arabia Felice; produce in abbondanza della resina simile
alla mirra che trovasi in commercio, così che sono certo che questo
prodotto almeno in parte trae la sua origine dalla surriferita specie.

Varrebbe quindi la pena di raccogliere questa droga su vasta scala.


4. COMMIPHORA QUADRICINCTA Schwf. (_Burseraceae_)

  in tigrè (Habab) «_bsciámed_».

Questo arboscello generalmente sparso nella pianura della costa Eritrea
(Samhar) come pure nella regione inferiore delle colline secerne dai
punti ove la corteccia è lesa, della resina in abbondanza, simile
per odore e sapore alla mirra del commercio.

E pare di fatti che questo prodotto sia messo in commercio perchè
a Sciacat Cai trovai molti tronchi intaccati evidentemente a quello
scopo.

Questa specie ignorata finora dai botanici ed in parte scambiata con la
C. abyssinica Engl. trovasi in massa sulla costa tra Suakin e Massaua.

La si riconosce facilmente alle sue fogli ovali con picciuoli lunghi
ed al nocciuolo quadrangolare del frutto che trovasi attorniato dal
mesocarpo soltanto ai quattro spigoli e non su tutti i lati.


5. COMMIPHORA AFRICANA Engl. (_Burseraceae_)

  in tigrigna «_oanka_».

  in tigrè «_ankua_».

Questa specie è maggiormente sparsa nell’Africa nord-orientale
dall’Abissinia sino a Dar Fur.

Sulle alture di Digdigta tra Saati e Sabarguma, presso Cheren nonchè
in altre parti dell’Eritrea non è rara.

I rami molto aromatici promettono nella stagione propizia una ricca
secrezione, e W. Schimper era del parere che questa specie potrebbe
fornire al commercio un prodotto utile.

In effetto gli Agau nei monti di Semen, raccolgono da questo albero
la Mirra, e la vendono secondo Schimper a Massaua.

Il legno, che si distingue per la sua leggerezza e che mercè la resina
che trovasi nella corteggia, non assorbisce facilmente l’acqua si
adopera nel Tigrè a preferenza per la costruzione di zattere per
traversare i fiumi e i ruscelli, sempre secondo Schimper.


6. ACACIA SENEGAL W. (_Mimosaceae_)

  in tigrigna «_Kantab_».

  in tigrè (nome generico) «_cia’a_».

Questa specie sparsa nella zona dell’Anseba, specialmente vicino a
Cheren fornisce nel Cordofan al commercio la miglior qualità di Gomma
eccellente per la sua bianchezza e purezza, denominata «_Hasciàb_».

Per ragioni ignote la secrezione della gomma nell’Eritrea non si
presenta negli alberi di questa specie; pertanto la sua identità
con quella cordofana e senegalese è fuori dubbio, ed io cito questa
specie soltanto per rendere l’enumerazione completa e per la numerosa
presenza o espansione della pianta.


7. ACACIA SEYAL Del. (_Mimosaceae_)

  in Tigrè nome generico «_ciâa_».

Questa specie fornisce in gran parte la gomma conosciuta sotto il nome
Gedaref o Sennaar e che è chiamata in Arabo _Talh_. Quest’albero
trovasi spesso nella valle dell’Anseba ove forma di tanto in tanto
dei boschetti.

Per quanto riguarda la secrezione della gomma, la specie si mantiene
in questa zona negativamente come è _A. Senegal_.

Altre specie di Acacie gommifere finora non si sono osservate
nell’Eritrea.


8. ALBIZZIA AMARA Boiv. (_Mimosaceae_)

  in tigrigna «_igjano_ o _cigôno_, o _hamassérau_»

  in tigrè «_hamasserau_»

  in bilino «_ssobkána_».

È uno dei più frequenti e più grandi alberi dell’Altipiano.

Nel mese di marzo trovai nella vallata dell’Anseba presso Cheren,
tutti i tronchi con ricca secrezione di gomma, che pareva molto simile
alla gomma arabica ma che liquefatta nell’acqua prendeva per lo più
un colore rossigno come la qualità di gomma ordinaria «_Sennaari_».

Esso potrebbe essere un surrogato conveniente per quest’ultima
specie che è molto ricercata ed aumentata di prezzo in seguito
dell’inaccessibilità del Sudan, e quindi essere per l’Eritrea
di un certo valore.


9. EUPHORBIA ABYSSINICA, Raeusch. (_Euphorbiaceae_)

  in tigrigna «_Kolkuall_».

  in tigrè (Mensa): «_galangâll_».

Entro le alture da 1500 a 2000 metri, questa specie di albero simile
ad un cactus, ed alto sino a 10 metri è tanto sparsa nell’Eritrea
che per lunghi tratti le foreste non si compongono di altro.

Tutte le parti di questo albero abbondano di un sugo bianco latteo,
e deve contenere oltre le resine drastiche, purganti, corrosive
vescicatorie, che sono pericolose per l’uomo, specialmente per
gli occhi, puranche un 5 % di caucciuc secondo gli sperimenti che ne
hanno fatto in fabbriche milanesi.

Ferendo una pianta, il succo latteo ne scorre in massa in modo che
se ne possono con faciltà empire bacili interi.

A causa delle sostanze secondarie del succo, pericolose all’uomo
si è abbandonata l’estrazione del cautciuk, poichè gli operai
si ammalarono. Sarebbe però un peccato se un prodotto che la libera
natura offre in così grande quantità non potesse essere utilizzato
per il commercio e l’industria.

Il tempo verrà in cui la raccolta di questo sugo, che disseccato
presenta una massa bianca porosa quasi simile al formaggio, sarà
ritenuta vantaggiosa.

Nell’India Orientale si adopera il sugo disseccato di specie simili,
_Euphorbia antiquorum_ L., ed _Euphorbia Cattimando_ El., per masticare
coltelli, scope, spazzole ed altri istrumenti nei rispettivi manici
e si vende col nome di Catimando nei bazar della provincia di Madras.

Riscaldandolo si ammollisce ed indurisce poi in grado superiore come
quello del Kolkuall.

Se si mette il sugo diseccato in acqua bollente, diventa plastico,
raffredandosi però si fa nuovamente duro.

Già nel 1853 Roberto Wight (_Icones plant. Indiae VI No. 1993_)
accennava a questa proprietà del Catimando considerandolo degno
dell’attenzione degli Industriali.

Nelle Indie orientali si adopera il Catimando come pittura
anticorrosiva della chiglia delle nave.

Quest’uso forse avrà pel commercio di Massaua un avvenire e io
non posso raccomandare abbastanza agli industriali in materia di fare
degli esperimenti colla resina del Colqual.


10. FICUS VASTA Forsk (Syn. _F. Dahro_ Del). (_Urticaceae-Moreae_)

  in tigrigna e tigrè «_dàro_»


11. FICUS DEKDEKENA Del.

  in tigrigna «_ciogonte_» o «_ciorhonte_»


12. e FICUS GLUMOSA Del.

  in tigrigna: _come i precedenti_.

Fra le numerose specie di Fichi selvatici di Abissinia e dell’Eritrea
le tre suaccennate e _Ficus sycomorus_ L. (tigrigna e tigrè:
«_sciagla_») formano gli alberi i più grandi. I due primi
spesso hanno una crescenza gigantesca tanto per altezza quanto per
circonferenza. —

Tutti e tre abbondano nelle corteccia di sugo latteo che dà un
ottimo cautciùk, che al primo taglio scorre in grande quantità. —
Nella maggior parte dei siti però gli alberi non saranno abbastanza
numerosi per permettere di raccogliere questo prodotto prezioso su
vasta scala, ma il sugo di cautciùk di queste specie si raccomanda
per vari usi domestici.

Sul luogo non appena raccolto e fresco, lo si può mediante un pennello
spandere sopra tela o carta e così ottenere un imballaggio morbido
lucente, impermeabile ed ermetico, ottimo per avvolgere degli oggetti
da preservarsi dall’umidità ed anche contro gli insetti. È altresì
adattatissimo per foderare le casse. L’applicazione è facilissima
e molto raccomandabile. Colla fermentazione il cautciùk si deposita
e non lo si può più spandere col pennello.

                               * * * * *


                    IV. — =Piante tessili e fibrose.=


1. GOSSYPIUM ANOMALUM Ky. Peyr. (_Malvaceae_)

Una delle poche specie di cotone constatata allo stato selvaggio che
nella Valle di Dagobas vicino a Cheren venne trovata già da Beccari
e da Steudner e che si ritrova anche nella parte S.O. dell’Africa
tropicale. — La presenza di questa pianta nelle vicinanze di
Cheren può considerarsi come un cenno della natura che la coltura
del cotone trova in queste contrade le condizioni naturali favorevoli
al suo sviluppo.


2. ABUTILON LONGICUSPE H. (_Malvaceae_)

  in tigrigna «_Zada bauakh_».

Secondo Schimper gli steli battuti si adoperano in tutta l’Abissinia
a guisa di stoppino per torcie. Si avvolgono le fibre con cera e si
ottengono candele. Così pure si adoperano gli steli battuti della


3. DODONAEA VISCOSA L.

  in tigrigna «_dàsos_»

  in amarigna «_kittkitta_»

e la _Vernonia Leopoldi_ Vtke.


4. HIBISCUS CANNABINUS L. (_Malvaceae_)

  in arabo «_tîl_».

Questa pianta che ha spesso un’altezza di tre metri e che trovasi
frequente sui pendii dell’altipiano, contiene nella sua corteccia,
facile a distaccarci, una della più forte qualità di fibra che
si conosca.

Nell’Egitto, ove questa pianta, che nell’Eritrea cresce selvaggia,
è oggetto di coltura, si fa uso delle fibre specialmente per unire
le zattere, perchè questa specie resiste nell’acqua per lungo
tempo alla putrefazione.


5. HIBISCUS MACRANTHUS H. (_Malvaceae_)

  in tigrigna «_sugôtt_».

Schimper dice di questa specie, che si distingue dai suoi fiori
grandissimi di colore giallo chiaro, che al secondo giorno si
coloriscono in rossiccio: «gli steli manipolati come il lino danno
un magnifico filo forte come lino e lucente come seta». Gli Abissini
non ne fanno che delle corde, ma Schimper era di parere che se ne
potrebbero fare i più belli tessuti, per cui forse la introduzione
della coltura di questa pianta sarebbe utile come quella della Ramiè
(_Boehmeria_) ora tanto apprezzata.


6. GREWIA SALVIAEFOLIA Juss. (_Tiliaceae_)

  in tigrino «_âba_» o «_ôba_».

Un grosso arbusto con rami lunghi, sui quali le foglie sono ordinate
in due file. Trovasi spesso nell’altipiano.

La corteccia si può togliere in strisce lunghe un metro; la sua fibra
è molto consistente e si adatta per legare qualunque cosa. Rassomiglia
molto al libro di tiglio.


7. ADANSONIA DIGITATA L. (_Malvaceae_)

  in tigrigna «_dümma_».

La corteccia di quest’albero gigantesco, conosciuto in Europa sino
da Prospero Alpino (1582) sotto il nome di _Baobab_, che si trova
spesso tra Cheren e Cassala, si adopera dai Bogos (ridotta a fibra)
per farne dei cordami.

Le fibre si portano in grandi masse sul mercato di Cheren e potrebbero
divenire un articolo di esportazione non disprezzabile, ciò che
sono da anni su vasta scala nel paese di Angola, destinate per la
fabbricazione di carta.

Anche nell’Africa orientale tedesca (Usambara) se ne fa molto uso
per farne delle corde.

Siccome da questi immensi tronchi la corteccia non si toglie che
proporzionalmente volta per volta in piccola quantità, la corteccia
si forma nuovamente e così gli alberi non vengono distrutti.


8. LANNEOMA VELUTINA Del. (_Terebinthaceae_)

  in tigrè «_abde_».

Un piccolo arbusto o arboscello che tanto nel territorio dei Mensa
quanto a Cheren si trova dappertutto.

La corteccia supera le altre simili per forza della fibra e si
raccomanderebbe specialmente come materiale da cordame come lo usano
gli abitanti di quei luoghi.


9. ACACIA SPIROCARPA H. (_Mimosaceae_)

  in tigrè «_cia’à_»

  in arabo «_ssamr_ o _ssammorr_».

Questo albero è sparsissimo nelle vallate del Samhar e nelle pianure
della costa. Sotto la corteccia trovasi uno strato di fibre che è
molto forte e resistente e di cui si fanno ottime corde.

Questo articolo, potendosi raccogliere in massa, sarebbe vantaggioso
per l’esportazione.


10. DAEMIA EXTENSA R. Br. (_Asclepiadaceae_)

Un erba tenera avviticchiante gli alberi, sparsissima nell’Abissinia,
Eritrea ed anche nell’India Orientale.

Le fibre contenute nello stelo, che non è più grosso di un
cannoncino di penna, sarebbero secondo il rapporto della «_Calcutta
Exhibition_» (_Vol. I, Economic products of India_) adattatissime
per la fabbricazione della carta come dei tessuti, e si distinguono
per forza e finezza.

Il tessuto fatto con tali fibre fu premiato nella _Madras Exhibition_
del 1855 con una medaglia.


11. CALOTROPIS PROCERA R. Br. (_Asclepiadaceae_)

  in tigrigna (hamasen) «_akkàlo_»

  in arabo «_ósciar_, o _úsciar_».

Un arboscello o arbusto sparsissimo qua e là nei tratti della zona
calda. La sua estensione comprende la maggior parte dei paesi tropicali
dalle Indie sino a Senegambia.

I frutti della grandezza di un pugno sono verdi e vescicosi, e posano
sempre a due tra le foglie che sono piene di sugo latteo. I numerosi
semi in essi contenuti portano un ciuffo di lunghi peli sericei, come
apparecchio areostatico, e che si possono raccogliere in grande massa.

Queste fibre belle e lucenti come l’argento non si prestano per
tessere, essendo corte e di poca resistenza. Invece danno in questo
paese povero di pollame un ottimo materiale per imbottire i guanciali,
e vengono generalmente adibite a quest’uso dagli arabi.


12. FICUS CAPREAEFOLIA Del. (_Urticaceae-Moreae_)

Questo arbusto s’incontra spesso sull’Anseba ed altri corsi
d’acqua ove simile ai nostri salici forma sulle rive dei fitti
boschetti. Esso è adatto per rimpiazzare i salici per tutte le
specie di lavori da canestrajo; essendo i suoi ramoscelli lunghi di
una grande flessibilità e resistenza.


13. FICUS SALICIFOLIA V.

  in arabo «_athâb_»

È un arbusto o albero che trovasi anche nelle vicinanze di Cheren,
ha foglie puntute a forma lanceolata.

Dalle fibre della corteccia, gli Arabi nell’Yemen e nella costa
orientale tra Aden e Mascate in generale fanno le miccie dei fucili
colà in uso.


14. PHOENIX RECLINATA Jacq. (_Palmae_)

  in tigrè «_bellâsa_».

Trovasi sul Lalamba vicino a Cheren, nella vallata d’Anseba ed
in quella di Gheleb (Mensa) come pure in vari luoghi di Hamasen ed
è finalmente molto sparsa nell’Abissinia (Gondar, Debra-Tabor,
Adua e nei monti di Semien) da 1800 a 2000 metri sul livello del
mare. Questa specie selvatica di palma di datteri che si distingue
pel suo tronco svelto e gracile dell’altezza di 5 a 6 metri, ha un
aspetto molto elegante. I Beni-Amer portano le foglie alla vendita
sul mercato di Cheren, e se ne fanno delle ottime stuoje.


15. HYPHAENE THEBAICA Mart. (_Palmae_)

  in arabo del Sudan «_dôm_».

La palma Dôm è un albero che trovasi a formar dei boschetti nella
media vallata del Barca e più in là al ponente nelle vallate del Gasc
(Mareb) etc.

Le foglie sono un articolo di commercio molto ricercato per farne
stuoje, sacchi etc. e se ne spediscono anche in Europa.

Le foglie di questa palma sono più forti e più tigliosi di quelle
della palma di datteri.

Differiscono da queste ultime per le piccole glandole piatte e tonde
che si trovano disperse sulla superficie, mentre quelle della palma
dattifera sono perfettamente liscie.

Si può facilmente estendere la coltivazione della palma dôm, come
hanno praticato nelle vicinanze di Hodeidah, per avere il materiale
necessario pei sacchi di caffè.

La coltivazione rende già nei primi anni vantaggio colla raccolta
delle foglie. Varrebbe la pena di seminare in tutta l’Eritrea la
palma Dôm e di proteggere la sua crescenza.

Già da diversi anni le foglie della palma Dôm si importano in Italia,
utilizzandola con vantaggio nella fabbricazione dei cappelli di paglia.


16. SANSEVIERA EHRENBERGIANA Schwf. (_Haemodoraceae_)

  in arabo «_Selleb_».

Questa specie che si distingue per le foglie a forma cilindrica
della lunghezza di 1/2 metro terminate a punta, cresce in grande
quantità vicino a Gheleb sui pendii verso oriente e nella vallata di
Ghinda. Verso Sud diventa più rara in questa zona, invece tutta la
regione degli Habab ne è piena sino ai monti di Suachim. Come nella
Nubia orientale e nelle pianure dell’Arabia Felice, si adopera
anche qui la fibra forte, che battendo e sciacquando le foglie si
ritira facilmente per farne delle corde che ovunque alla costa del
Mar Rosso formano un articolo di commercio molto ricercato. Anche al
Cairo la si lavora.

Come articolo di esportazione all’ingrosso pare che non abbia ancora
preso la via dell’Europa, quantunque si potessero raccogliere con
facilità annualmente migliaia di tonnellate di questo materiale sui
monti della costa del Mar Rosso al sud del 19° lat. Nord.

In quanto alla forza può pareggiare con la Juta indiana ed ha anche
le stesse qualità, cioè è bianca e scolorata.

In base di questo prodotto della natura, si dovrebbe promuovere sui
luoghi la fabbricazione di sacchi per grano e cotone, per farne un
commercio lucrativo col vicino Egitto.


17. SANSEVIERA GUINEENSIS L. (_Haemodoraceae_)

Molto sparsa sull’altipiano e nei contrafforti. Le foglie larghe
della lunghezza di quasi un metro danno spesso nell’occhio
all’ombra dei cespugli ove crescono di preferenza.

La fibra è meno forte di quella della specie precedente, ma ha
altri pregi.

È un fatto che la fibra di questa molto estesa pianta tropicale
forma un articolo ricercatissimo che viene esportato in vari paesi.


18. DRACAENA OMBET Heugl. (_Liliaceae_)

  in to Bedaui «_to-omba_ o _t’ombet_».

Questa specie sparsa sui monti degli Habab ed al nord di Erchauît
presso Suakim trova presso Gheleb sul monte Adhamet (a circa 2200
metri) il suo confine di Sud.

I beduini fanno con le foglie di questo albero di drago del cordame
eccellente.

Le infiorescenze molto ramificate si raccogliono e si danno come cibo
prelibato ai cammelli, mentrechè alle capre sarebbero mortifere.

La raccolta del sangue di drago che scorre sui tronchi della specie
di Socotra è ignorata dagli abitanti.

ASPARAGUS RETROFRACTUS Kth. (_Liliaceae_)

Arbusto spinoso che trovasi sparsissimo nel territorio vicino alla
costa del Mar Rosso.

Secondo Hildebrandt i Somali fanno con le fibre della radice dei
recipienti (panieri) impermeabili per l’acqua.


19. ELEUSINE FLOCCIFOLIA F. (_Graminaceae_)

  in tigrè «_erghehé_».

Trovai questa gramigna in massa vicino alla maremma detta «Amba» al
nord di Gheleb (Mensa) che forma la propria sorgente della vallata
del Lava a 2200 metri sul livello del mare. In simili alture lo si
trova anche in Abissinia, nell’Arabia Felice, nel Paese dei Somali,
nell’Harrar etc.

In questi due ultimi territori, quantunque non abbia che una lunghezza
di 1/3 di metri, la si adopera esclusivamente per quei lavori graziosi
di canniccio in cui i Somali sono maestri.

Questa gramigna si riconosce per la peluria singolarissima di cui è
ricoperta, e che si trova forse esclusivamente in questa specie: le
foglie fortissime (anche quando sono secche sono molto consistenti)
portano ai due lati a tratti determinati dei ciuffi pelosi, da cui
il suo nome botanico.


20. CYPERUS SCHIMPERIANUS St. (_Cyperaceae_)

È la migliore qualità di Ciperi per la fabbricazione delle stuoje. Le
così dette stuoje di Calcutta che si chiamano «_mudarktai_»
provengono di questo materiale. Fanno oggetto di esportazione per
l’Europa. Informazioni precisi sull’oggetto si trovano nel Vol. II
del gran Dizionario di George Watt, pubblicato a Calcutta nel 1889.

                               * * * * *


                  V. — =Piante coloranti e concianti.=


21. RHUS ABYSSINICA H. (_Anacardiaceae_)

  in tigrè «_sciamût_», o «_sciamût-offrûs_».

Il legno di colore bruno carico o quasi rosso sangue di questo
alberetto diffuso nell’altipiano possiede una intensa sostanza
colorante e può essere usato, insieme alla corteccia, come un buon
mezzo conciante.


22. IMPATIENS TINCTORIA R. (_Geraniaceae_).

  in tigrigna: «_enssesella_», o «_ellame_», anche: «_gurelile_»

  in amarigna: «_grescierred_»

Secondo le relazioni del Dott. Quartin Dillon, gli abitanti del Tigrè
si servono dei grossi e carnosi tuberi di questa pianta, dopo averli
lasciati fermentare nell’acqua, per tingersi le mani ed i piedi nello
stesso modo che in tutto l’Oriente si pratica coll’«_Henna_»
(_Lawsonia inermis_ Lam.) Le parti colorate presentano da principio
un’aspetto nerastro, quindi diventano rossastre.

Schimper in alcune sue note manoscritte descrive minutamente il modo
con cui le donne si tingono le mani. I tuberi pestati si mettono in
un sacchetto od in una zucca e questa si attacca alla mano. Dopo
12-20 ore la mano è colorata in rosso. I tuberi pestati sogliono
somministrarsi, con sale, alle bestie bovine, come medicina.


23. INDIGOFERA ARGENTEA L. (_Leguminosae-Papilionaceae_).

Questa pianta comune così negli altipiani che nelle vallate del
Samhar, è tanto nell’Egitto come nelle Indie orientali oggetto di
cultura per la produzione dell’indaco. Essa fornisce la prova che
per questo ramo dell’Agricoltura l’Eritrea è fatta a posta. Il
numero delle specie congeneri diffuse nel territorio è in generale
assai grande e pare che la natura abbia voluto richiamar l’attenzione
dell’uomo sulla coltivazione dell’indaco.


24. INDIGOFERA ARRECTA H.

  in tigrigna «_dik-indik_».

Questa specie copiosa nei luoghi selvaggi del territorio, produce molto
indaco. Io la vidi anni fa coltivata presso Khartum; non pertanto
il suo impiego come la preparazione dell’indaco è sconosciuto
in Abissinia.


25. PTEROLOBIUM LACERANS R. Br. (_Leguminosae-Caesalpiniaceae_)

  in tigrigna «_gondeftafe_» o «_gundaftaffè_»

Questo frutice, il più temuto in tutte le strade dell’altipiano,
a cagione delle sue terribili spine ed uncini, contiene nelle sue
foglie una sostanza tannica molto forte.

La polvere delle foglie trattata con ossido di ferro, serve ad annerire
il cuoio. W. Schimper scriveva con un eccellente inchiostro, che una
volta seccato non si scioglie più nell’acqua e che era fatto per
mezzo del solfato di ferro e delle foglie.

Sarebbe cosa molto utile di studiare le proprietà dei legumi e dei
loro semi che somigliano alle fave, poichè essi certamente possono
riuscire di una economica utilità per la quantità cui si trovano.


26. CASSIA GORATENSIS Fres. (_Leguminosae-Caesalpiniaceae_).

  in tigrigna: «_hambe-hambe_» o (Hamasen) «_bûss_»

Gli Abissini si servono della corteccia di questo frutice, distinto
per i magnifici grappoli di grandi fiori gialli, insieme con quella
del «gheraz», per colorare in rosso il cuoio. Le pelli bovine rosso
brune, che in generale sono in uso nel paese, vengono apparecchiate
con questa corteccia.

Il frutice è copioso specialmente nelle valle dell’Anseba e nelle
alture vicine a Cheren.


27. ACACIA ETBAICA Schwf. (_Leguminosae-Mimosaceae_)

  in tigrigna «_sserrau_»

È uno degli alberi più abbondanti dell’altopiano e dei suoi
contrafforti. La corteccia è un buon mezzo conciante.


28. TERMINALIA BROWNEI Fres. (_Combretaceae_)

  in tigrino: «_voiva_», o «_uèba_, o «_veiba_»

  in Ghinda: «_zahàtt_»

Colla corteccia di quest’albero sparso in tutti i luoghi elevati
al di sopra di 800 m. sul mare si può tingere il cuoio in giallo
(Schimp.) ed io ho veduto presso Ghinda molti tronchi decorticati,
di cui la corteccia doveva essere stata impiegata per un simile scopo.

Pertanto mi è stato detto che serve anche come medicamento per
le malattie del petto e dello stomaco. Nell’Arabia Felice dove
quest’albero si chiama «_gàh_», o «_goh_», si porta la
corteccia, per tingere in giallo, sul mercato in grandi pacchi.


29. PHELIPAEA LUTEA Desf. (Syn. CISTANCHE TINCTORIA)
(_Orobanchaceae_)

  in tigrè (Mensa) «_ssàât-lâli_»

Questa pianta parassita assai vistosa per i suoi racemi di fiori
giallo-citrini che si elevano fino ad 1 metro dal suolo, si trova
frequente presso i villaggi e nei luoghi abitati dell’altopiano
p.e. specialmente abbondante presso Gheleb (Mensa).

Essa fornisce una sostanza colorante giallo aranciata, la quale
è adatta per colorare le stoffe di lana e di cotone. In Egitto si
adopera la pianta anche come emetico (sec. Figari).


30. OSYRIS ABYSSINICA H. (_Santalaceae_)

  in tigrigna «_gheraz_»

La corteccia di questo frutice, abbondantissimo nell’altopiano,
serve per conciare e secondo Schimper e Heuglin, con essa si può
tingere il cuoio in rossastro.


31. BABBEYA OLEOIDES Schwf. (_Urticaceae-Ulmeae_)

  in tigrè: «_leisciamm_»

  in tigrigna: «_harumtäh_»

Quest’albero trovato da me nell’altopiano dell’Eritrea in due
luoghi presso Azzaga e presso Gheleb a circa 2200 metri di altitudine,
e già prima nell’Arabia Felice in simili luoghi elevati, ha
un bel legno simile all’Olmo, di color rosso bruno. La corteccia
grossa quasi un dito è notevole per la intensità della sua sostanza
colorante bruno-carica, per cui può servire come uno dei migliori
mezzi per conciare il cuoio. L’albero molto copioso nei detti luoghi
somiglia all’ulivo selvaggio, col quale si confonde facilmente:
per ciò è stato trascurato e rimasto sconosciuto ai botanici che
mi hanno proceduto.


32. ALOE ABYSSINICA Lamk. (_conf.: piante medicinali N.º 34_).

I Somali, secondo Hildebrandt, adoperano un decotto delle foglie
di quest’Aloe per ottenere un colore, col quale tingono in
nero-violetto le stuoje fatte con le foglie della palma Dum. Questa
sostanza colorante, che come sembra, si adopera frequentemente anche
per altri prodotti, per corbe etc. si esporta altresì; e a cagione
d’esempio, gli Afar, che non la preparano da loro, l’adoperano
per le loro stuoie.

                               * * * * *


                       VI. — =Piante da legname.=


1. EUGENIA OVARIENSIS, Pal. Beauv. (_Myrtaceae_)

  in tigrè «_rôr-az_».

  in tigrigna (Adua) «_lehamm_».

Molto abbondante in alcune valli della zona dell’Anseba e nel
territorio dei Mensa, questa mirtacea è uno dei più grandi
alberi e dopo il _Mimusops_, il più prezioso legno della
colonia. Quest’albero aggiunge l’altezza di 20 m. o più.

Dagli individui più alti si possono ricavare travi molto grosse. Il
legno ne è resistente e duro.


2. BALANITES AEGYPTIACA Del. (_Simarubaceae_)

  in tigrigna (Adua) «_kuasa_, _guasca_ o _mogah_».

  in arabo «_heghelîg_».

Il bel legno giallo chiaro è molto tenace e duro, è adoperato
nell’Abissinia per la costruzione degli aratri. Nel Sudan (Nubia)
si fanno con questo a preferenza le selle per asini e per camelli
corridori.


3. TRICHILIA EMETICA L. (_Meliaceae_)

  in tigrè «_Kôta_ o _gôta_».

  in tigrigna «_gummeh_».

È uno dei più grandi alberi dei contrafforti e dell’altipiano
del territorio da 1000 a 1500 metri sul livello del mare; presenta
un’altezza fino a 20 metri e tronchi del diametro di più di un
metro. Il legno rossastro chiaro e leggiero, molto omogeneo nella
struttura è abbastanza solido; dal tronco si possono ricavare grosse
tavole per costruzioni. Tra tutte le altre piante legnose questa si
presta maggiormente per la formazione delle tavole.


4. GYROCARPUS JACQUINI Roxb. (_Combretaceae_)

È un albero assai grande che durante la stagione secca rimane
completamente spogliato di foglie; è molto abbondante nelle valli
che verso l’oriente scendono giù da Cheren verso il Barka e forma
una specialità della Flora di Cheren. Del resto si fa molto uso del
suo legno nell’India, a cagione della sua sorprendente leggerezza.

Esso si lascia molto bene dipingere e verniciare. Meriterebbe di essere
esportato per l’Europa per tutte quelle industrie che adoperano il
legno di oppio e che vogliano procacciarsi un materiale più solido
e più leggiero di questo.


5. COMBRETUM TRICHANTHUM Fres. (_Combretaceae_)

  in tigrigna «_sessoï_, o (Cheren) _hathîba_».

  in tigrè (Ghinda) «_amferfâro_».


6. TERMINALIA BROWNEI Fres. (cfr. piante coloranti n. 28).


7. ANOGEISSUS LEIOCARPA G. P.

  in tigrigna «_hansse_».

Queste tre Combretacee sono molto diffuse nell’altipiano e fra i
contrafforti. Sono molto utili per scopo di costruzione, avendo un
legno tenace e solido, che però facilmente si lascia lavorare.


8. ERYTHRINA TOMENTOSA R. Br. (_Leguminosae-Papilionaceae_).

  in tigrigna «_soaué_ o _suauéh_».

Il legno molto tenero di questo alberetto, il quale colpisce l’occhio
durante la stagione secca per i suoi racemi di fiori di color rosso
di fuoco sul fusto privo di foglie, è adoperato dagli Abissini
per farne tamburi. Lo stesso legno può ancora servire, al bisogno,
per tappare le bottiglie, le ghirbe od altro.


9. LONCHOCARPUS LAXIFLORUS G. P. R. (_Leguminosae-Papilionaceae_)

  in tigrigna «_zangaréfia_».

Il legno pesantissimo e solidissimo di quest’albero che arriva ad
un’altezza di 7-8 metri, presenta nella sezione trasversale una
disposizione ondulata degli strati legnosi annuali e rendesi perciò
di grande pregio per la fabbricazione di mobiglie, potendo ricevere
una bella pulitura.

La specie trovasi dispersa nelle vallate della zona dell’Anseba, e
si fa rimarcare durante la stagione secca per i racemi di fiori lillà
di cui è sopraccarico l’albero, mente è completamente sfogliato.


10. VIRGILIA AUREA Lamck. (_Papilionaceae_)

  in tigrigna «_hezauz_».

Il legno oltremodo forte è adoperato dagli Abissini per farne manichi
di martelli e di scuri.


11. DALBERGIA MELANOXYLON G. P. R. (_Papilionaceae_)

  in tigrino: «_sibbe_».

  in arabo: «_babanûss_».

«L’Ebano del Sudan» è conosciuto da tempo remoto senza che
però mai diventasse oggetto di esportazione pel commercio come lo è
quello delle Indie orientali, e più recentemente quello provveniente
dall’Africa occidentale.

Quest’albero arriva all’altezza di 6 a 10 metri; e non sono
rari i tronchi del diametro di mezzo metro. Esso trovasi, in grande
abbondanza, nella zona dell’Anseba, specialmente nel circondario
di Cheren; quindi anche nel territorio degli Habab ed in tutte le
vallate della regione del Barca.

Il governo della colonia ha posto una forte ammenda sull’abbattimento
non autorizzato di quest’albero, considerandolo come proprietà
governativa: per l’abbondanza dell’albero e per la grande
estensione delle terre su cui si diffonde, luoghi estremamente
spopolati, non v’ha timore che possa venir distrutta la specie,
si potranno caricare ogni anno molte grosse navi con questo pregevole
prodotto.

Questa specie di ebano è caratterizzata dall’alburno di color
giallastro e dal cuore del legno che pel suo color bruno oscuro o
nero spicca nettamente sul primo. Questa circostanza stabilisce per
l’arte dell’intaglio non nuovo problema, vale a dire la formazione
di un rilievo scolpito in bianco sopra un fondo nero, secondo l’arte
dei Cammei.

Nel Sudan questo legno è impiegato sopratutto per farne impugnature
di sciabole e di pugnali.


12. ACACIA GLAUCOPHYLLA St. (_Leguminosae-Mimoseae_)

  in agau «_zelloa_».

Il legno durissimo di questo arbusto diffuso dapertutto nel territorio,
è di grande utilità per la costruzione di tetti e simili a cagione
della lunghezza e regolarità dei rami.


13. ACACIA ALBIDA Del.

  in tigrigna «_memmena_, o _mamana_».

Esemplari singolarmente belli di questa specie, che forma uno dei
più grandi alberi dell’interno della colonia dell’Eritrea,
si rinvengono presso Cheren e nella valle dell’Anseba.

Dai grossissimi tronchi si possono, come fanno gli Abissini, ricavare
tavole per porte, mortai ed altro. È uno dei migliori legni da
costruzione.


14. ACACIA ETBAICA Schwf.

          (Riscontrisi a piante coloranti e concianti N. 27).

Il legno di questa specie, qui particolarmente degna di considerazione
a cagione della sua abbondanza è molto da raccomandarsi per lavori
artistici a riguardo del suo bellissimo disegno: sul taglio trasversale
appariscono le sue zone annuali macchiate gialle e brune, ciò che
unito alla tessitura fina e ad una grande resistenza rende questa
qualità di legname molto raccomandabile per l’ebanisteria.

I fusti di tutte le Acacie danno un carbone molto utile per le fucine,
e dagli Abissini sono adoperati per questo scopo.


15. ALBIZZIA AMARA Boiv. (_Mimoseae_)

  in tigrigna «_igjàno_ o _cigòno_, o (Hamasen) _hamassèrau_».

  in bilin (Bogos): «_ssobcàna_».

Quest’albero molto diffuso nel territorio tra 1300 a 2000 metri
d’altitudine è molto adoperato per lavori di costruzione e di
carpentiere pel suo legno chiaro, resistente, a disegni marmoreggiati.


16. TARCHONANTHUS CAMPHORATUS L. (_Compositae_)

È un frutice o alberetto, con foglie lanceolate e molto aromatiche,
con odore di canfora. Si estende cominciando dalla terra del Capo
di Buona Speranza per le alte montagne dell’Africa orientale fino
all’altopiano dell’Yemen.

Si trova abbondante sulle pendici del Ssabber, sopra Gheleb, da
2000 metri in sopra. Il suo legno molto duro è distinto, inoltre,
per una fina tessitura, ed ha un’alburno chiaro, il quale risalta
fortemente sul colore bruno carico del cuore del legno, con strati
di accrescimento di color bianco. Il legno acquista una magnifica
pulitura; e nell’Africa meridionale, dove è chiamato «_sagewood_»,
è adoperato per la confezione degli strumenti musicali.


17. OLEA CHYSOPHYLLA Lamck. (_Oleaceae_)

  in tigrè (Mensa): «_voggre_».

  in tigrigna «_aule_ o _aulea_».

  in amarigna «_vóghera_».

Il legno di ulivo selvatico dell’Eritrea rappresenta la principale
ricchezza del paese quale oggi è. Colla breve distanza dalla costa,
essendo i boschi di ulivi più vicini a Gheleb lontani appena
40 chilometri dal mare, la possibilità di una esportazione per
l’Europa si presenta alla vista con tutta serietà. Il legno di
ulivo selvatico dell’Abissinia si distingue da quello di Europa
per il colore molto chiaro, quasi bianco e per maggiore pesantezza
e durezza. I carpentieri italiani i quali per i ponti stradali sul
Dancollo, hanno sgrossato fusti di 4 metri di lunghezza, mi dicevano
che il legno di ulivo europeo è assai più facile a lavorarsi e che
in Italia nessuna specie di legno presenta così grande resistenza.

Questo legno merita d’essere messo in opera per lavori di
intaglio. Negli opifici europei di macchine agricole, di artiglieria
ed altro saranno bene accolti ceppi e tavole di circa mezzo metro
di diametro e di 4-5 metri di lunghezza, e che sarebbe difficile
ottenere uguali in altri paesi e ad un prezzo inferiore all’ulivo
selvatico dell’Eritrea.

Il legno è di tale resistenza, che i tronchi morti si mantengono
eretti per lunghi anni, come si può osservare in modo sorprendente
nelle vicinanze di Ghinda.


18. CANTHIUM SCHIMPERIANUM H. (_Rubiaceae_)

  in tigrigna «_zahak_».

  in tigrè (Mensa) «_atjázallah_».

Quest’albero diffuso nei boschi lungo il pendio orientale
dell’Eritrea, tra i 1000 e 2000 metri, somministra agli Abissini
un legno pregiato per la costruzione degli aratri.


19. CALOTROPIS PROCERA R. Br. (_Asclepiadaceae_)

In tutti i paesi del più lontano Oriente il legno di questo frutice
o piccolo alberetto (di cui si tenne di già parola tra le piante,
tessili), è tenuto in conto perchè specialmente adatto alla
fabbricazione del carbone per la preparazione della polvere da sparo.


20. AVICENNIA OFFICINALIS L. (_Verbenaceae_)

  in arabo «_sciora_».

L’albero «mangrove» si trova in tutti i luoghi della costa Eritrea;
ed i suoi cespugli di color verde carico somiglianti all’alloro,
dell’altezza di 5-6 metri, i quali nel tempo della alta marea sono
bagnati dall’acqua, danno alla contrada un aspetto caratteristico.

Il legno dei rami e del tronco irregolarmente conformato, dà alle
capanne dei naturali, delle quali forma il principale materiale
di costruzione, quell’aspetto di così bizzarro ed inesprimible
disordine che tanto torna sgradevole agli occhi degli Europei.

Il legno Mangrove, quantunque abbia apparenza tenera e fragile, ed
anche giovane sembri sempre marcio e corrotto, ha però una grande
prerogativa: esso resiste in queste località caldissime in modo
sorprendente all’azione distruttrice tutta particolare delle acque
del mare; e si adopera perciò a fare argini ed altre costruzioni
acquee per quanto in generale possa essere usato.

Le radici aeree singolarissime, che si vedono scorgere in grande
abbondanza dritte dal fondo sabbioso, quali stoppie di frumento in
un campo mietuto, avendo una scorza sugherosa, possono servire come
turaccioli e si possono mettere in commercio per un simile impiego. La
corteccia può servire ancora per conciare, come si pratica attualmente
nell’America del Sud.


21. COLEUS IGNIARIUS Schwf. (_Labiatae_)

  in agow «_Baja_».

Questo frutice, che comparisce ancora nelle montagne dei Habab
(Th. v. Heuglin 1875) produce un legno molto leggiero, il quale,
secondo che riferisce Schimper, è adoperato dagli Agow per
procacciarsi il fuoco. A tale scopo essi incastrano nel legno un
piccolo cuneo aguzzo e lo fanno girare con grandissima velocità.


22. NUXIA DENTATA R. (_Loganiaceae_)

  in tigrè (Mensa): «_methamer-auitât_».

      »    (Ghinda): «_sciummaï_».

  in tigrigna «_atkiro_, o _mattàri_».

Uno dei più abbondanti e grossi alberi di bosco, nelle vallate che
conducono all’alto piano, al di sopra di 1000 metri sul livello del
mare; specialmente abbondante presso Ghinda. Dai fusti che raggiungono
spesso il diametro di 1 metro, si possono segare delle tavole e pezzi
dritti, di circa 3 metri di lunghezza. Il legno è molto chiaro,
di uniforme densità e di fibre sottili, per cui somiglia al legno
di tiglio, col quale ha ancora in comune presso a poco la densità
e la durezza.


22. MIMUSOPS SCHIMPERI H. (_Sapotaceae_)

  in tigrè «_ssaracäna_».

  in arabo (Jemen) «_lebbakh_».

Tra gli alberi di alto fusto e con legno duro che esistono nel
territorio Italiano, questa specie conviene che sia notata al primo
posto. Se un giorno sarà praticata una strada maestra che mette in
comunicazione le vallate coll’altopiano, potranno ancora questi
tronchi essere adoperati per tutte le più grandi costruzioni della
Colonia.

Questa specie si rinviene abbondantemente nelle valli sul declivio
dell’altipiano sotto Gheleb e sotto Maldi fra 1500 e 1800 metri
sul livello del mare.

Gli alberi non formano boschi intieri, ma si presentano riuniti in
piccoli gruppi, rimarchevoli per la loro altezza che raggiunge i 20 o
25 metri. Il fusto che si innalza semplice senza ramificazioni sovente
all’altezza di 10 metri, è dritto e somiglia alla quercia, per la
corteccia nerastra profondamente screpolata. Il legno è rossiccio
bruno, lucido, con belle marezzature, solido e duro; però non molto
pesante.

Questa specie è la famosa «_Persea_» degli autori greci e latini,
la quale, nell’antico Egitto, come sacro ad Iside, era coltivato
nei giardini dei tempii ed in epoca antichissima probabilmente,
dovette essere introdotta dall’Arabia Felice dove essa anche oggi
si trova nello stato selvatico; rinvienesi pure nella Abissinia
propriamente detta.


23. DIOSPYROS MESPILIFORMIS H. (_Ebenaceae_)

  in tigrigna «_aije_».

Frequente sui monti di Cheren e nelle convalli dell’Anseba,
quest’albero non raggiunge l’altezza solita come nei luoghi
più bassi verso ponente, verso il Sudan. Il legno è dei più duri
e resistenti.

I vecchi tronchi presentano al centro del legno un durame nero,
specie di ebano simile a quello congenere delle Indie. Però raramente
si sviluppa nell’Eritrea. Le nere mazze dei selvaggi della parte
superiore del Nilo Bianco, sono fatte di questo legno.


24. EUPHORBIA ABYSSINICA Rausch. (_Euphorbiaceae_)

  in tigrè «_Kalankâl_». (conf. Piante resinose)

Il legno Colqual è molto leggero, e nelle varie industrie può
rimpiazzare presso a poco il nostro legno di pioppo. I fusti
raggiungono un’altezza di 4-5 metri con un diametro di circa
settantacinque centimetri.


25. CROTON MACROSTACHYUM H. (_Euphorbiaceae_)

in tigrigna «_tambo_».

Questa pianta abbondante in tutta l’Abissinia, così come
nell’altipiano dell’Eritrea presenta fusti molto dritti, della
lunghezza di 3-4 metri, i quali per la grande tenacità del legno
bianco giallastro, per altro facile a lavorarsi, si potrebbero
adoperare per costruzione e mobili di valore.


26. CLAOXYLON DEFLERSIANUM Schwf. (_Euphorbiaceae_)

Questa nuova specie, copiosa ancora nell’altopiano dell’Arabia
Felice, forma un frutice od un alberetto di 3-4 metri di altezza,
con fusti della grossezza di un braccio. Il legno è molto uniforme,
d’una struttura finissima, dura e di un bel colore giallo chiaro. Si
può paragonarlo al legno di bosso e può per taluni scopi prendere
il posto di questo legno costoso.

La specie abbonda nella valle superiore del Lava sotto Gheleb, a 1800
metri sul livello del mare.


27. FICUS VASTA Forsk. (Syn. FICUS DARO Del.) (_Urticaceae Moreae_)

  in tigrigna e tigrè «_Dâro_».

Il più grande albero del territorio; si trova da circa 1000 metri
sul livello del mare in su, specialmente nell’altipiano.

Mentre presentano una certa faciltà di lavorazione del loro legno
forte e abbastanza solido, i fusti sono preziosi, perchè raggiungono
talvolta un diametro superiore a 2 metri e permettono di segarne delle
tavole molto grandi. Gli Abissini lavorano grosse assi di questo
legno con lo scalpello per farne porte di un sol pezzo, per grandi
scodelle e cose simili.


28. FICUS DEKDEKENA Del.

  in tigrigna «_cioghonte_».

Uno degli alberi più alti, che si distingue dai quattro grandi fichi
selvatici del territorio per le foglie piccole lanceolate, pel tronco
duro e per la chioma più cilindrica, non molto allargata. La specie
comincia nelle valli dell’altopiano all’altezza di 1300 metri. Il
legno può servire agli stessi usi come il precedente, parimenti
che il legno del _Ficus Sycomorus_ L. (Vedi piante resin. N. 11)
e del _Ficus glumosa_ Del. (N. 12).


29. JUNIPERUS PROCERA H. (_Coniferae_)

  in tigrè «_Ssahedi_» o «_zähäddi_».

Il ginepro dell’Abissinia si trova nell’altopiano al di sopra di
circa 2000 metri. Non è raro presso Asmara e sulle falde del monte
Ssabber sopra Gheleb. Il suo legno aromatico ha tutte le qualità
per poter essere impiegato nella fabbricazione dei lapis. Io lo
credo superiore alle specie americane e consiglio perciò di farne
esperienza.

Dalle provincie nordiche dell’Abissinia si possono certamente
ricavare a poco prezzo, grandi quantità di questo legno.


30. OXYTENANTHERA ABYSSINICA Munro. (Syn. BAMBUSA ABYSSINICA Rich).
(_Graminaceae_)

  in tigrigna (Hamasen) «_arkaï_».

  in Amarigna (Scîoa) «_scimât_».

Il bambù africano presenta un culmo più debole delle vere specie
Asiatiche, e quantunque non presenti nello interno cavità, pure è
meno consistente. Però può servire per fabbricare leggiere bacchette,
e specialmente è impareggiabile per fare, con faciltà e prestezza,
tende pel sole, palchi etc. Esso cresce in grandi quantità compatte
nelle vallate che conducono al Barca ed al Mareb.

                               * * * * *


                      VII. — =Piante commestibili.=


                         1) =Legumi e verdure=


1. MAERUA ANGOLENSIS D. C. (_Capparidaceae_)

  in tigrigna «_gherimmo_»

È un arbusto che si presenta spesso in forma di liana a foglie ovali
alquanto carnose, le quali cotte con della farina danno una specie
di verdura di cui si cibano i Tigrini. Secondo Schimper, se queste
foglie cotte si adoperano a grandi dosi, possono servire come purgante.


2. GYNANDROPSIS PENTAPHYLLA D. (_Capparidaceae_)

  in tigrigna «_Bôkhbeha_»

Come mal’erba sui campi, questa pianta cosmopolitica si fa
rimarcare facilmente per i belli fiori lillà. In molti paesi, ed
anche nell’Abissinia si fa uso delle foglie come di verdura.


3. NASTURTIUM OFFICINALE L. (_Cruciferae_)

Il crescione, questa ottima erba da insalata che è sparsa
in vari paesi del globo in istato selvatico, trovasi altresì
nell’Eritrea. Ne ho trovato in quantità sulla via di Asmara vicino
alla sorgente di Maihinzi.


4. MALVA PARVIFLORA L. (_Malvaceae_)

  in trigrigna «_angheffteha_», o «_lekhti_».

  in amarigna «_lutt_»; in agow «_luttena_»

Trovasi spesso in luoghi coltivati dell’Altipiano. Nei paesi
orientali si sminuzzano le foglie, come quelle del _Corchorus_ oppure
come da noi gli spinacci e si mangiano come pappa o piatto di contorno
con la carne.


5. CORCHORUS TRILOCULARIS L. (_Tiliaceae_)

  in arabo: «_melokhía_»

Quest’erba sparsa specialmente nei valloni che conducono
all’altipiano puossi benissimo mangiare come il _C. olitorius_ L.,
specie affina coltivata in Egitto, Arabia e nelle Indie.

Le foglie si tagliano come quelle degli spinacci e si mangiano
unitamente alla carne.


6. DREGEA ABYSSINICA Benth et Hook. (_Asclepiadaceae_)

  in tigrigna: «_sciangok_»

Secondo Schimper le foglie di questa liana si mangiano cotte dagli
Abissini come verdura. Questa pianta si trova sparsa nelle vallate
all’oriente dell’Altipiano dell’Eritrea.


7. OCIMUM SUAVE W. (_Labiatae_)

  in tigrigna «_abbu-meddia_»

Schimper dice di aver usato in mancanza di vero tè, per molti anni le
foglie disseccate di questa pianta per farne del _tè_ eccellente. È
molto sparsa nella vallata e sulle sponde dell’Anseba.


8. OXYGONUM ATRIPLICIFOLIUM, Bth. et Hook. (_Polygonaceae_)

  in tigrina «_gagûme_» o «_giau-mirahàt_»

Quest’erba è sparsa nell’altipiano, e si può far uso delle
foglie per prepararne una verdura simile ai cavoli.

Dei frutti in tempo di carestia invece che del grano si farebbe
del pane.


9. RUMEX ABYSSINICUS Jaq. (_Polygonaceae_)

  in amarigna «_mókmoko_»

Le foglie sono leggermente agre e di tenera tessitura come gli
spinacci. Si possono usare come l’acetosa nostrana, come una verdura
eccellente. La radice disseccata e polverizzata si usa come purgante.


10. HYDNORA ABYSSINICA A. B. (_Balanophoreae_)

Come nell’Africa orientale tedesca e nell’Arabia del sud, questo
strano parassita carnoso di colore rosso sangue che trovasi spesso
vicino a Cheren, è mangiato anche in Abissinia dagli abitanti malgrado
il suo cattivo odore.


11. AMARANTUS GRAECIZANS L. (_Amarantaceae_)

  in tigrigna «_birnaheo_»

  in amarigna «_aluma_»

Le foglie di questa sparsissima malerba possono cuocersi come
verdura, ed i grani del frutto si riducono a farina per unirla a
quella d’altri cereali per farne pane. (Vedi piante medicinali).


12. COMMELINA SUBULATA Roth. (_Commelinaceae_)

  in tigrigna «_zada mascill_»

Secondo Schimper i tigrini mangiano questa specie, ed altre congeneri,
cotte come legumi.

Un altra specie congenere, la _C. benghalensis_ L., si trova egualmente
sparsissima nell’Eritrea. Nelle Indie orientali gli indigeni ne
mangiano dappertutto le foglie cotte come pietanza.


13. ASPARAGUS ABYSSINICUS Hochst. (_Liliaceae_)

  in tigrigna (_nome generico_) «_gastân—esto_», o «_attatt_»

Nel mese di Marzo e Aprile si trovano quasi in tutti i boschetti
dell’altipiano degli sparagi freschi appartenenti a diverse specie,
che sono tutte mangiabili e che rassomigliano in parte a quelli
selvatici che si vedono sui mercati in Italia, ma sono più tenere
e gustose. Con faciltà se ne può fare una raccolta abbondante.


                         2) =Frutti mangerecci=


14. ADANSONIA DIGITATA L. (_Malvaceae_)

  in tigrigna «_dümma_».

                      (cfr. Piante tessili n.º 7)

Di già Prospero Alpino nella sua opera più volte citata ha fatto
conoscere il frutto di questo albero. Il nome usuale «_Baobab_», o
più propriamente «_bab-hab_» si riferisce ai numerosi semi contenuti
in un frutto grosso, fusiforme, molto polposo e con una buccia dura.

Da tempo antico il frutto allo stato secco esportato dal Sudan si
vende sui mercati di Egitto; poichè riprendendo con acqua la polpa
disseccata si può preparare una limonata molto gustosa della quale
gli Egiziani anche oggi vantano la virtù antifebbrile.


15. GREWIA MEMBRANACEA R. (_Tiliaceae_)

  in tigrigna «_sciahátt_»

  in angow: «_ghibben-mâda_» e


16. GREWIA VILLOSA W.

  in tigrè «_Khafûle_», o «_Hafûle_».

Le bacche molto dolci, però secche e membranose, tanto nell’Arabia
che nell’Abissinia si mangiano senza danno dai fanciulli.


17. XIMENIA AMERICANA L. (_Olacaceae_)

  in tigrigna «_mel’-au_»

  in tigrè (Mensa) «_melhetta_»

Questo piccolo albero o frutice arborescente (v. piante aromatiche n.º
5) che è specialmente abbondante presso Cheren, ha un frutto ovale di
color giallo citrino della grossezza di una piccola «_Mirabella_» il
quale si può mangiare con tutto il seme. La polpa che è rivestita
da una sottile buccia, è soda, sugosa e molto acida, ma però di
gusto gradevole. Il seme ha una buccia molto sottile e contiene una
mandorla bianca gustosa come una nocciuola. È uno dei migliori frutti
selvatici dell’Africa. Questa pianta merita di essere ingentilita
colla cultura e potrebbe diventare, col miglioramento del frutto,
una specie interessante.


18. ZIZYPHUS SPINA-CHRISTI W. (_Rhamnaceae_)

  in tigrigna «_ghevva_» o «_ghebba_»

  in arabo «_Ssidr_» o «_nabk_».

Uno degli alberi più diffusi nel Sudan e nell’Abissinia. I frutti
gialli arrivano alla grossezza di una piccola ciliegia, ed hanno un
sapore piacevole dolciastro-acido di mela. Esso è lo stipite selvatico
dell’albero abbondantemente coltivato nell’Egitto e nella Siria.


19. SCLEROCARYA BIRREA Hochst. (_Anacardiaceae_)

  in tigrigna «_abogbul_» o «_abúngul_».

Quest’albero, già nominato tra le piante aromatiche (n.º 3), ha
un frutto sferico, saporito, della grossezza di una prugna o di una
noce. È di color giallo chiaro allorchè è maturo, la polpa fibrosa,
dolce e nel tempo stesso acida ha un piacevole sapore.

Il nocciuolo lapideo contiene 2-3 caselle, in ciascuna delle quali
è racchiuso un seme come una noce. Si trovano questi nocciuoli nei
luoghi selvaggi ordinariamente aperti dai babbuini (per mezzo di
pietre!?) poichè essi sono ghiotti del loro contenuto.

Nella Senegambia (Flora Seneg. p. 157) gli abitanti per mezzo della
fermentazione, ricavano dal frutto un liquore molto alcoolico.


20. BALANITES AEGYPTIACA Del. (_Simarubaceae_)

  in tigrigna (Hamasen) «_guasa_»

  in tigrigna (Adua) «_mogäh_»

  in Agow «_guossa_»

  in arabo «_heglîgh_», o «_hegelig_» (il frutto «_lalôb_»).

I frutti di questo albero comune, oblunghi, grossi come piccole prugne,
contengono un nocciuolo che è racchiuso in una polpa che disseccata
ha il sapore del pan pepato. La buccia del frutto è secco e sottile,
come quella del frutto del Tamarindo. Vi sono delle regioni del sud
della Nubia, specialmente sulle sponde del Setît (Mareb inferiore)
dove i frutti vengono molto bene. Essi qui, come ancora nel Cordofan,
sono raccolti in grandi quantità, e se ne fa una specie di conserva,
che somiglia a quella dei Datteri, e si chiama «_agueh_».

Facendo largo uso del frutto si producono facilmente vomito e
diarrea. La corteccia di questa pianta, polverizzata fornisce un
terribile purgante. (Vedi ancora al n.º 2 delle piante legnose).


21. TAMARINDUS INDICA L. (_Leguminosae_)

(V. sotto piante medicinali n.º 15).


22. LAGENARIA VULGARIS Ser. (_Cucurbitaceae_)

  in tigrigna «_hamm-hamm_».

Le zucche da fiaschi crescono affatto spontanee nell’Eritrea,
specialmente nelle valli della zona dell’Anseba; i frutti sono spesso
della forma più elegante. Quantunque non mangiabili tuttavia sono
utilissimi, perchè per mezzo dell’acqua si svuotano e si puliscono
dalla polpa, e se ne possono ottenere così degli eccellenti vasi.

Questi frutti presso Cheren arrivano ad una capacità poco minore
di un litro; secondo Schimper però nel Tigrè possono trovarsene di
quelli che superano i dieci litri.


23. COCCINIA MOGHAD Asch. (_Cucurbitaceae_)

  in tigrigna «_ikikki_»

  in Agaw «_Amballa Losa_».

Molto diffuso presso Ghinda e specialmente nella zona superiore fino
a 2000 metri. I frutti della grandezza di un’uovo, di color rosso
vivo se maturi, sono mangiabili e somigliano nel sapore al pomodoro. Si
possono benissimo mettere in aceto come «_mixed-pickles_».


24. CUCUMIS METULIFERUS E. Mey. (_Cucurbitaceae_)

  in tigrigna «_nevvera-bária_»

  in bilino «_jambúllu_»

  in Somal «_ghalfón_».

I frutti di questi citriuoli selvatici assai comuni nella valle
dell’Anseba, sono ovali, lunghi centim. da 6 a 12 e si distinguono da
lontano pel loro colore aranciato. Essi sono coperti di lunghe apofisi
dello stesso colore, molli e carnose. Il loro sapore è quello del
citriuolo. Quantunque io non fossi in grado di gustarli a cagion del
loro sapore estremamente amaro, pertanto la mia guida mi assicurava che
gli indigeni non di rado ne mangiavano senza danno. W. Schimper osserva
giustamente in alcune note manoscritte che questi frutti belli e
curiosi meriterebbero d’essere perfezionati per mezzo della cultura.


25. VANGUERIA EDULIS V. (_Combretaceae_)

  in tigrigna «_gurra-maile_».

È un alto frutice con grandissime foglie opposte che si rinviene
in tutte le contrade montuose al di sopra di 1000 metri. Il frutto
è della grossezza di una piccola noce e contiene da 2 a 5 caselle
legnose che sono ripiene di una polpa gustosa, ma molto asciutta. I
babbuini sono molto ghiotti di questo frutto.


26. MIMUSOPS SCHIMPERI H. (_Sapotaceae_)

  in tigrè «_ssarakâna_».

Il frutto di quest’albero simile al nespolo si porta, nell’Yemen,
al mercato allo stato cotto. Esso è identico alla «_Persea_» degli
antichi autori, che hanno scritto sull’Egitto.

Nelle antiche tombe egiziane si trova frequentemente questo frutto
offerto ai morti come piatto funerale, donde si conchiude che desso
anche in quel tempo costituiva un cibo prelibato.


27. DIOSPYROS MESPILIFORMIS H. (_Ebenaceae_)

  in tigrigna «_aije_»

I frutti globosi, per sapore e per forma simili al nespolo, della
grossezza di una ciliegia, si trovano spesso in quantità sotto gli
alberi, e si possono mangiare senza inconvenienti. Gli elefanti li
ricercano con molta predilezione, e sembra che l’abbondanza di
quest’albero in determinate valli sia decisiva per la via seguita
dagli elefanti medesimi.


28. CARISSA EDULIS V. (_Apocynaceae_)

  in tigrè e tigrigna «_agamm_».

Le nere bacche di quest’albero, il più sparso nei paesi montuosi
dell’Arabia e dell’Abissinia, sono, forse, più abbondanti di
ogni altro frutto e somigliano per l’aspetto e pel sapore al nostro
mirtillo (_Vaccinium Myrtillus_ L.). Esse si trovano in quantità
nella stagione delle piogge e sono mangiate dovunque.


29. SALVADORA PERSICA Lam.

                 (Vedi sotto piante medicinali n.º 27).


30. DOBERA GLABRA Juss. (_Salvadoraceae_).

  in tigrè «_gherssa_».

Un albero dell’altezza di non più di 10 metri, che si rinviene
soltanto al di quà degli scoscendimenti dell’altipiano,
principalmente nei valloni inferiori dei contrafforti. Il frutto della
grossezza e forma di un’oliva, racchiude un seme oleoso, che è usato
come cibo. Secondo Hildebrandt (Zeitsch. Berl. 1872. Bd. VIII pag. 459)
presso gli Habab si conservano i semi disseccati che somigliano a
quelli del caffè e si mangiano stufati con burro ed acqua; spesso
insieme con cavallette fritte nel burro.


31. HYPHAENE THEBAICA Mart. (_Palmae_)

Il frutto della palma _Dôm_, spesso grosso come un pugno, per lo
più non è mangiabile: vi sono però in molti luoghi degli alberi
i cui frutti hanno una consistenza meno fibrosa ed invece sono più
sugosi e si possono masticare ed hanno l’aspetto ed il sapore del
pan forte (pain d’épice). Forse il frutto per mezzo della coltura
e della selezione si potrebbe migliorare (v. piante tessili n.º 67).

Sulla fabbricazione del vino di palma dall’Hyphaene, riferisce
Hildebrandt estesamente nella Zeitschr. d. Gesellsch. f. Erdk. Bd. X
1875. p. 30.


                             3) — =Tuberi=


32. PACHYRRHIZUS ANGULATUS Rich. (_Papilionaceae_)

  in tigrè: «_Kharreg_»

Questa leguminosa rampicante distinta da grandi foglie trifogliolate
e dai racemi di piccoli fiori violetti ha dei tuberi sotterranei
sorprendentemente grandi e massicci, i quali raggiungono il peso di
parecchi chilogrammi. Tutta la massa si lascia tagliare allo stato
fresco, a guisa di formaggio, ed è di una tessitura unitamente
tenera, assolutamente bianca sotto una corteccia bruna, senza punto
di fibre. Questo tubero contiene una gran quantità di ottimo amido
senza traccia di amarezza e potrebbe essere raccolto all’ingrosso
per articolo di commercio in grande. Nelle Indie orientali i tuberi
si mangiano crudi e cotti[9] e sono ordinariamente coltivati a tale
scopo. La pianta si trova allo stato selvatico in diversi luoghi
dell’Africa tropicale. Io l’ho trovata in quantità sul Dongollo
tra Ghinda e Saberguma a circa 800 metri sul livello del mare. Questa
specie insieme colla _Crossandra undulaefolia_ Roxb. e colla
_Meriandra benghalensis_ Benth. è notevole per la sua distribuzione
geografica. Si trovano selvatiche, in Africa e nell’India solamente
in istato coltivato: per conseguenza ci indicano cosi l’origine e
la derivazione di numerose specie di piante orticole indiane.


33. CYPHIA GLANDULIFERA H. (_Campanulaceae_)

  in trigrigna «_tocur-alam_», o «_han harro_»

Una delicata erba rampicante con fiori azzurro pallidi, che abbonda
nei luoghi ombreggiati delle boscaglie, per esem. presso Ghinda. Il
tubero lungo 3-5 cent. è bianco tenero, di sapore insipido e si può
mangiare crudo senza timore.


34. CYANOTIS HIRSUTA F. Mey. (_Commelinaceae_)

  in tigrigna «_burco_», o «_burgo_»

È un’erba perenne a fiori di color rosse, con stami coperti da peli
azzurri, la quale si trova molto abbondante nei luoghi erbosi delle
colline (presso Ghinda). I piccoli tuberi si mangiano, nel Tigrè,
cotti come le patate.


35. CYPERUS ESCULENTUS L. (_Cyperaceae_)

  in tigrigna «_meggiughere_»

Questo Cyperus che proviene selvatico e coltivato anche nell’Europa
meridionale e nei campi di alcune contrade dell’Oriente,
cresce pure in diverse parti dell’Abissinia e dell’Eritrea,
p. e. presso. Cheren. I piccoli tuberi delle radici si mangiano cotti
ed hanno il sapore come le avellane.


36. CYPERUS BULBOSUS L.

  in tigrigna «_guandi_»

È una piccola erba che è specialmente diffusa nei campi di
«Tocusso» (_Eleusine_) dell’altipiano. Essa produce delle piccole
cipollette della grandezza di un grosso pisello, di sapore dolce,
rivestite di tuniche dure ed indigeste. Gli Abissini ne mangiano in
quantità impunemente; così crude, come cotte in poltiglia. Io vidi
nelle vicinanze dell’Asmara centinaia di Abissini mezzo morti di
fame, i quali emigrati per la carestia che affliggeva il loro paese,
si sforzavano di prolungare la loro esistenza raccogliendo con fatica
questo scarsissimo e misero cibo.


                         4) — =Semi farinacei=


37. CASSIA OCCIDENTALIS W. (_Leguminosae-Caesalpinieae_)

Una pianta abbondante specialmente nei luoghi abitati e nei villaggi. I
semi che si possono facilmente raccogliere in quantità servono
nell’America del Sud come surrogato del Caffè e sono conosciuti col
nome di «_Negro coffee_». Tra i molti surrogati del caffè che nei
casi di bisogno la Natura offre spontanea, questa è uno dei migliori.


38. BECKEROPSIS NUBICA De Net. (_Graminaceae_)

  in tigrigna: «_Mucchia_», o «_heggo_»

Questa tenera erba diffusa in tutto l’altipiano e particolarmente in
grandi masse, nelle valli che ne discendono sul versante orientale,
arriva all’altezza di un uomo e somministra, secondo Schimper nel
Tigrè, un grano che si usa come ingrediente nel cibo detto «_Bosso_»
il quale consiste principalmente di orzo abbrustolito.


39. BECKERA PETIOLARIS, H.

  in tigrigna: «_Mukkia_»

In tempo di fame gli Abissini raccolgono il seme simile al grano e ne
fanno pane. Esso si adopera anche a preferenza, per la fabbricazione
della birra (Schimper).


40. PANICUM (SETARIA) GLAUCUM L. (_Graminaceae_)

  in tigrigna «_hoggo_», od «_hocco_»

Secondo Schimper, il seme di questa graminacea diffusa dapertutto
come un’erbaccia di prato è molto apprezzato come ingrediente del
cibo detto «_Bosso_». In caso di carestia se ne fa pur anche pane.


41. OXYTENANTHERA ABYSSINICA (Rich.) Munro (Syn. BAMBUSA ABYSSINICA
Rich.) (_Graminaceae_)

                          (Conf. Legni N. 30)

Il Bambù dell’Africa come ancora tutte le specie indiane, produce
il frutto soltanto in età molto avanzata, ed in località rare ed
isolate. Le cariossidi somigliano a grani di segale ed hanno il
sapore di quelli, così che, quando si trova, se ne può fare un
ottimo pane, come io ebbi occasione di assicurarmene, nel territorio
del Nilo superiore.


                        5) =Piante da foraggio=


42. ACACIA SPIROCARPA H. (_Leguminosae Mimoseae_)


43. ACACIA FLAVA (Forsk.) Schwf. (Syn. A. EHRENBERGIANA Heyne)

Queste due Acacie sono le più abbondanti tra le quattro o cinque
specie della pianura littorale del Samhar e delle prime colline. La
prima ha i capolini di fiori bianchi ed i legumi a spirale; a seconda
ha fiori gialli e legumi dritti e sottili. La prima è un albero con
chioma ad ombrello; la seconda è un arbusto con rami molto lunghi
e coperti di corteccia lucente bruna. Queste specie sono un fattore
non di poco conto pel mantenimento dei cammelli, poichè le cime
dei rami e le foglie sono mangiate da questi animali e bastano al
loro sostentamento.

Frequentemente si vedono ancora i rami dei più grandi alberi
intagliati, affinchè essi si pieghino sino a terra e così siano
accessibili agli animali. In luoghi ed in tempi in cui ogni altro
foraggio manca o è diseccato, o dove lo sviluppo dell’erba è
andato a male e la maggior parte dei frutici è già spogliata di
foglie, le acacie verdeggiano ancora. Ancora per le capre di cui
la pelle costituisce, attualmente, un così importante articolo
di esportazione, le acacie frondose costituiscono una sufficiente
pastura. Scuotendo la pianta si possono raccogliere anche i bacelli
che si danno a mangiare agli animale da latte.

Per la copia delle acacie quasi impossibili a sradicare nella pianura
della costa e nelle vallate del littorale si può immaginare che qui
ancora l’allevamento dei cammelli possa avere un grande sviluppo,
poichè la loro quantità presente in seguito alla precedente poca
sicurezza e scarsezza in numero degli uomini, nemmeno lontanamente
corrisponde al numero di animali, che il paese potrebbe nutrire.


44. CORDIA GHARAF (Forsk.) Asch. Schwf. (Syn. CORDIA SUBOPPOSITA
DC.) (_Boragineae_)

  in tigrigna «_Kurrnàkh_»

Un frutice che è molto sparso nella Nubia e nell’Arabia, altresì
nel Samhar come nelle valli che conducono alla regione sottoposta
all’altipiano p. e. in quella del torrente Lava, dove si trova
in grande quantità. La foglia è coriacea, però succolenta e
non amara. Le capre e pecore la mangiano con predilezione ed egli
sembra che possegga un effettivo potere nutritivo. Possono, in caso
di bisogno, essere mangiate senza danno anche dagli uomini. Sulle
strade che conducono da Cordofan e da Dar Fur verso mezzodì,
attraverso regioni inabitate, è avvenuto che i viaggiatori per
mancanza di vettovaglie non si siano nudriti, per molti giorni che
solo di queste foglie.


45. CENCHRUS MONTANUS Nees. (_Graminaceae_)

Una delle graminacee più frequenti nel Samhar e nelle valli della
regione più bassa, che abbonda e prevale esclusivamente per lunghi
tratti di terreno e somministra un foraggio tenero di cui volentieri
si cibano gli animali. Questa e le due seguenti specie meritano una
considerazione speciale pel fieno, poichè la provvisione di erba
fresca in queste regioni calde, ha soltanto brevissima durata, si
dissecca rapidamente ed è dispersa senza utilità dal vento. Colla
preparazione del fieno, che gli abitanti di queste contrade ignorano
del tutto fin adesso, il numero del bestiame delle vallate della
bassa regione si può per lo meno raddoppiare.

Sulle sponde dell’Indo, nel Pengiab il _Cenchrus montanus_ è
considerato come la erba più nutritiva da foraggio ed il suo fieno
è molto apprezzato.


46. PENNISETUM CILIARE Link.


47. PANICUM GLAUCUM L.

  in tigrigna «_hoggo_»

Queste due graminacee colla precedente sono tra le più copiose
nelle valli della regione inferiore e formano insieme specialmente
quei prati, che in Marzo ed Aprile si possono ammirare nelle valli
che scendono dall’altipiano. Dessi però, se non si utilizzano
per produzione del fieno, in breve tempo spariscono senza profitto
e senza lasciar vestigio, e vanno in perdita.


46. PANICUM AMPLEXICAULE H. (_Graminacee_)

  in Agow «_mélvessa_»

Questa specie di erba è tenuta nell’Abissinia come una biada
particolarmente nutritiva.


47. PANICUM MUTICUM F. (_Graminacee_)

  in tigrigna «_sari-zaba_» cioè «Erba da latte»

Un’erba molto diffusa nella regione inferiore, cui nell’Arabia
si attribuisce uno speciale valore come foraggio. Gli Abissini la
considerano come una dei migliori foraggi per le vacche onde il suo
nome che significa: erba di latte.


48. PANICUM MAXIMUM Jacq.

Questa pianta conosciuta sotto il nome di «Guinea-Gras» ed in
diverse contrade tropicali coltivata appositamente si tiene come una
delle migliori erbe da foraggio, specialmente pei cavalli. Questa
specie viene selvatica in gran copia nelle boscaglie montuose dei
contrafforti.


49. PANICUM CRUS-GALLI L.

  in Amharigna «_afhissa_», o «_afsisso_», o «_assandavô_»


50. PANICUM COLONUM L.

Queste due graminacee sono un buon foraggio per ogni genere di bestiame
e si rinvengono nei luoghi non troppo secchi in grande quantità.


51. PANICUM TURGIDUM Del. (_Graminaceae_)

  in arabo sudanico «_sciûkh_»

  in arabo yemenico «_boccum_»

Quest’erba abbondantissima nelle steppe e pianure della regione
costiera sul Mar rosso, che per i suoi culmi rigidi è solo mangiato
dai cammelli offre a questi però una inesauribile pastura. È l’erba
più abbondante di questa regione. Nell’altipiano e nelle montagne
non si trova.


52. ELEUSINE FLAGELLIFERA Nas. (_Graminaceae_)

  in arabo sudanico «_homra_»

Facile a riconoscersi pei suoi lunghi stoloni con foglie a ciuffetto e
con spighe disposte a stella, questa pianta erbacea è una delle poche
della calda regione costiera, che vengono mangiate dai cavalli. È
largamente diffusa sulle coste del Mar Rosso ed in molti luoghi
(Suachin, Gedda ecc.) si porta al mercato come fieno.


53. ROTTBOELLIA HIRSUTA Vahl. (Syn. _Coelorrhachis hirsuta_
Brogn.) (_Graminaceae_)

  in arabo sudanico «_lukh_»

  in arabo yemenico «_ta’âm_»

Tra le erbe che nel Samhar ed in tutte le pianure sulle coste del Mar
rosso si possono trovare in massa, va notata questa specie, che è
una delle migliori erbe da pascolo specialmente pel bestiame bovino
ed in caso di necessità anche pei cavalli.

                               * * * * *


                      VIII. — =Piante ornamentali=


1. VITIS ERYTHRODES Fres. (_Ampelideae_)

  in tigrè «_Habbel’insit_».

È una specie che mercè i suoi pampini legnosi, fra le congenere
del territorio rassomiglia di più alla vite nostrana.

Perciò sarà forse adattata a ricevere l’innesto della vite
nostra. Mercè i suoi magazzini sotterranei di acqua ed amido, offre
la resistenza durante i lunghi mesi di siccità, diversamente non
potrebbe sopportarla.


2. CALANCHOE GRANDIFLORA R. (_Crassulaceae_)

Il territorio possiede varie specie del genere con bellissimi fiori
tra le quali si distingue specialmente la suddetta per i suoi fiori
rossastri di 5 cm. di lunghezza.

Le foglie ed i steli succulenti che si ritrovano nelle fessure delle
roccie resistono per mesi alla siccità ed al calore senza alterarsi.

Questa pianta si può raccogliere in grande quantità e si trova
abbondante sulle rocce granitiche presso Asmara e sul Lalamba vicino
a Cheren.


3. TRITONIA SCHIMPERI Asch. Kl. (_Liliaceae_)

Un bel fiore bianco sopra lo stelo slanciato. Fu raccolto dal D.r
Steudner a Cheren e si raccomanda per gli amatori di giardini.


4. ACIDANTHERA TRICOLOR H. (_Irideae_)

Un bellissimo fiore bianco con fondo violetto, sopra stelo alto con
foglie, fiorisce a Cheren nell’estate.


5. CYANOTIS HIRSUTA F. Mey. (_Commelinaceae_)

  in tigrigna «_burco_»

         (Vedi sotto la rubrica «Commestibili, Tuber.» n.º 34).


6. GLADIOLUS QUARTINIANUS R. (_Iridaceae_)

Si trova a fiori rossi, aranciati, gialli e macchiati, specialmente
nei mesi di febbraio e marzo sui monti intorno a Ghinda.


7. MONTBRETIA LAXIFLORA Klatt. (_Irideae_)

Sul Ssabber vicino a Gheleb a 2200 metri nel mese di aprile
frequentissimo nell’erba tra le roccie.

I fiori sono di un rosa chiaro, parecchi uniti in fila sullo stelo
di un piede alto.


8. MONTBRETIA ABYSSINICA H.

Una specie con fiori violetti-rossi, più piccoli che nella specie
precedente, che fiorisce nell’estate nei dintorni di Cheren.


9. ANTHOLYZA ABYSSINICA H. (_Irideae_)

  in tigrigna «_enserrazé_»

  in amarigna «_enserass_».

Si distingue dai fiori di colore rosso fuoco, che sono più grandi
di quelli della _A. aethiopica_ L. dei nostri giardini; fiorisce nel
febbraio in grandi masse nella foresta del Dongollo vicino a Ghinda.


10. HAEMANTHUS ABYSSINICUS Herb. (_Amaryllideae_)

Trovasi in grande quantità sopra Gheleb nelle pianure secche
dell’altipiano al di sopra di 2000 metri. I fiori formano una
palla color rosso fuoco del diametro di 10 cm. che termina uno stelo
bassissimo, afillo, sicchè i fiori sembrano sorgere direttamente
dal suolo.


11. CRINUM YUCCAEFOLIUM Bak. (_Amaryllideae_)

  in tigrigna «_sciugrertu-ssubi_, o _ssciuggurte-ssibi_»

  in bilino «_vokedûde_».

È una pomposa pianta di ornamento con grandi fiori simili al giglio
strisciati in rosso e bianco i quali sono disposti in ombrella vistosa
sopra uno scapo elevato. La fronda forma una rosetta composta di 7
a 9 grandi foglie lanceolate.

La cipolla è la più grande che esista in questo territorio, ha la
doppia grandezza di un pugno. La si trova spesso sul Dongollo vicino
a Ghinda, e verso Cheren, nella valle dell’Anseba ecc. La pianta
rassomiglia all’_Amaryllis vittata_ Ait. del Sud-Africa, che trovasi
sparsa nei nostri giardini, ma la supera in pienezza e grazie.


12. GLORIOSA ABYSSINICA R. (_Liliaceae_)

Ha fiori stupendi di color scarlatto con 6 segmenti stellati su di
uno stelo svelto e grazioso.

Le punte delle foglie sono terminate da un viticcio. Questa
specie fiorisce in marzo nelle vallate boscose sotto il declivio
dell’altipiano (Ghinda, Gheleb).

                                              =Giorgio Schweinfurth=

                               * * * * *




NOTE:


[Nota 1: Ehrenberg e Hemprich 1825 — Steudner 1861 — Beccari 1870
— Hildebrandt 1872 — Heuglin 1875.]

[Nota 2: In questo mio lavoro sono stato gentilmente coadiuvato dal
Sig. Dr. Volkens, il quale allorquando metteva in ordine le collezioni
dello Schimper pel Museo di Berlino, prese copia di tutte le note
che lo Schimper aveva alligato alle singole piante.]

[Nota 3: I nomi vernacoli si pronunciino esattamente come sono scritti,
cioè come se si leggessero parole italiane.

Il Tigrigna è la lingua della provincia del Tigrè, Hamasen
ecc. («lisan Tigray» come chiamano la loro lingua).

Il Tigrè, da non confondersi col Tigrigna, è la lingua degli Habab
e dei Mensa; è la lingua predominante nella regione fra il mare
e l’altipiano.

L’Amarigna è la sola lingua scritta ed ufficiale dell’Etiopia.

Il Saho, Belen ed Agau sono dialetti camitici, mentrechè i precedenti
appartengono alle lingue semitiche.]

[Nota 4: Sull’ _Ubaïn_ hanno scritto (secondo L. Lewin):

_Arnaud_. Comptes rendus de l’Acad. tom. 106.

_Gley_. Comptes rendus de la Société de Biologie 1888, V, p. 42.

_De Varigny_. Comptes rend. de la Soc. Thér. 1888 V. 421.

_Gemell_. Brit. med. Journ. 1890 I, p. 950.

_Panas_. Bull. Acad. Med. 18 febb. 1891.]

[Nota 5: Prospero Alpino, _De Plantis Aegyptis, de Balsamo dialogus_
p. 78.]

[Nota 6: Questa è una forma molto diffusa e non ancora descritta,
la _C. abyssinica_ Engl. var. _simplicifolia_ Schwf.]

[Nota 7: L’etichetta di Ehrenberg apposta agli esemplari dice
«_fortasse etiam Myrrham praebens, sed non satis constat_».]

[Nota 8: La produzione dell’Isola della Riunione nel 1890, è
stata di 18,000 kil. di olio. La sola Casa Schimmel e C.º di Lipsia
nell’aprile di quest’anno aveva 4000 kilogr. di questo prodotto
in deposito.]

[Nota 9: Hooker Flora of Brit. India II. 208.]




Nota del Trascrittore


  pag. 4, nota 1, "Ehremberg e Hemprich" è stato sostituito da
  "Ehrenberg"

  pag. 8, "in tigringa «_Sar-sari_»" è stato sostituito da "tigrigna"

  pag. 8, "CELASTRUS SERRATUS H. (_Celastraccae_)" è stato sostituito
  da "_Celastraceae_"

  pag. 9, "come pnre nei monti" è stato sostituito da "pure"

  pag. 10, "vegetabile il pi1 forte" è stato sostituito da "più"

  pag. 11, "nella Nubia inf riore" è stato sostituito da "inferiore"

  pag. 12, "TARCHONANTHES CAMPHORATUS" è stato sostituito da
  "TARCHONANTHUS"

  pag. 14, "23. KIGELIA AEHIOPICA" è stato sostituito da "AETHIOPICA"

  pag. 14, "_Loganiaccae_" è stato sostituito da "_Loganiaceae_"

  pag. 14, "_Plumbaginaccae_" è stato sostituito da "_Plumbaginaceae_"

  pag. 17, "sono regolarmenta verdi oscuro" è stato sostituito da
  "regolarmente"

  pag. 17, "grande figura nolla Farmacopœa" è stato sostituito da
  "nella"

  pag. 18, "per affumi-micare le giarre" è stato sostituito da
  "affumicare"

  pag. 25, "_Mimosaccae_" è stato sostituito da "_Mimosaceae_"

  pag. 25, "Orientale si adopra il sugo" è stato sostituito da
  "adopera"

  pag. 26, "in tigigna «_ciogonte_»" è stato sostituito da "tigrigna"

  pag. 26, "tigrigna e tigre" è stato sostituito da "tigrè"

  pag. 29, "_Calcutta Exibition_" è stato sostituito da "_Exhibition_"

  pag. 31, "_Haemadoraceae_" è stato sostituito da "_Haemodoraceae_"

  pag. 31, "(_Gramina_)" è stato sostituito da "(_Graminaceae_)"

  pag. 34, "ALOË ABYSSINICA" è stato sostituito da "ALOE"

  pag. 36, "TERMINALA BROWNEI" è stato sostituito da "TERMINALIA"

  pag. 36, "diventasse oggetto di esportazione esportazione pel" è
  stato sostituito da "diventasse oggetto di esportazione pel"

  pag. 38, "esportazione pe l’Europa" è stato sostituito da "per"

  pag. 38, "merita d’esser messo" è stato sostituito da "essere"

  pag. 39, "somiglianti all’all’alloro" è stato sostituito da
  "all’alloro"

  pag. 39, "bizzarro ed inesprimile" è stato sostituito da
  "inesprimible"

  pag. 41, "in tingrè «_Kalankâl_»" è stato sostituito da "tigrè"

  pag. 42, "IUNIPERUS PROCERA" è stato sostituito da "JUNIPERUS"

  pag. 43, "COHCHORUS TRILOCULARIS" è stato sostituito da "CORCHORUS"

  pag. 48, "qnel tempo costituiva nn cibo" è stato sostituito da
  "quel tempo costituiva un cibo"

  pag. 49, "_Papilonaceae_" è stato sostituito da "_Papilionaceae_"

  pag. 51, "ACACIA FLAVA (Forsk.) Schuf." è stato sostituito da
  "Schwf."

  pag. 53, "troppo secchi in grande qantità" è stato sostituito da
  "quantità"

  pag. 54, "VITIS ERYTRHODES" è stato sostituito da "ERYTHRODES"

  pag. 55, "di eopra di 2000 metri" è stato sostituito da "sopra"

  pag. 55, "È nna pomposa pianta" è stato sostituito da "una"

  Corsivo rimosso da alcuni autori nei nomi delle specie.

  Inoltre, sono state apportate alcune piccole modifiche alla
  punteggiatura.





*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LE PIANTE UTILI DELL'ERITREA ***


    

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Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg™

Project Gutenberg™ is synonymous with the free distribution of
electronic works in formats readable by the widest variety of
computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It
exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations
from people in all walks of life.

Volunteers and financial support to provide volunteers with the
assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg™’s
goals and ensuring that the Project Gutenberg™ collection will
remain freely available for generations to come. In 2001, the Project
Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure
and permanent future for Project Gutenberg™ and future
generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary
Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see
Sections 3 and 4 and the Foundation information page at www.gutenberg.org.

Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non-profit
501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal
Revenue Service. The Foundation’s EIN or federal tax identification
number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary
Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by
U.S. federal laws and your state’s laws.

The Foundation’s business office is located at 809 North 1500 West,
Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up
to date contact information can be found at the Foundation’s website
and official page at www.gutenberg.org/contact

Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg
Literary Archive Foundation

Project Gutenberg™ depends upon and cannot survive without widespread
public support and donations to carry out its mission of
increasing the number of public domain and licensed works that can be
freely distributed in machine-readable form accessible by the widest
array of equipment including outdated equipment. Many small donations
($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt
status with the IRS.

The Foundation is committed to complying with the laws regulating
charities and charitable donations in all 50 states of the United
States. Compliance requirements are not uniform and it takes a
considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up
with these requirements. We do not solicit donations in locations
where we have not received written confirmation of compliance. To SEND
DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state
visit www.gutenberg.org/donate.

While we cannot and do not solicit contributions from states where we
have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition
against accepting unsolicited donations from donors in such states who
approach us with offers to donate.

International donations are gratefully accepted, but we cannot make
any statements concerning tax treatment of donations received from
outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.

Please check the Project Gutenberg web pages for current donation
methods and addresses. Donations are accepted in a number of other
ways including checks, online payments and credit card donations. To
donate, please visit: www.gutenberg.org/donate.

Section 5. General Information About Project Gutenberg™ electronic works

Professor Michael S. Hart was the originator of the Project
Gutenberg™ concept of a library of electronic works that could be
freely shared with anyone. For forty years, he produced and
distributed Project Gutenberg™ eBooks with only a loose network of
volunteer support.

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the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not
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