The Project Gutenberg eBook of Ad oltranza This ebook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this ebook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you will have to check the laws of the country where you are located before using this eBook. Title: Ad oltranza Author: Edoardo Calandra Release date: January 2, 2024 [eBook #72596] Language: Italian Original publication: Torino: Casanova, 1890 Credits: Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images made available by The Internet Archive) *** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK AD OLTRANZA *** _EDOARDO CALANDRA_ AD OLTRANZA _Commedia in 4 atti._ TORINO _F. CASANOVA, EDITORE_ 1890 _Questo volume fu depositato alla Prefettura di Torino a norma del testo unico delle Leggi sulla_ Proprietà Artistico-Letteraria _approvato con R. Decreto 19 Settembre 1882, Nº 1013_ (Serie 3ª). _Le Autorità competenti non possono autorizzare alla rappresentazione di questa commedia, che i soli Capi-comici muniti di regolare permesso dell’Autore o de’ suoi Eredi._ Torino, Tipografia VINCENZO BONA. PERSONAGGI CLAUDIO SERRA PIERO LANERI Barone CARLO GALLIARI Baronessa IDA GALLIARI IGNAZIO MINCHIOTTI CHIARA MINCHIOTTI ARTURO TROTA NICOLA LUIGI SIGNORI E SIGNORE. Nel I e III atto l’azione ha luogo nella Villa Galliari. Nel II in casa Minchiotti. Nel IV in casa di Serra. ATTO I. Sala a terreno. Una porta nel fondo comunica col giardino per mezzo d’una terrazza. Porte a destra e sinistra. Tavola, sedie, poltrone, sofà. SCENA I. _CHIARA, IGNAZIO, TROTA, poi NICOLA_ _La scena è vuota. Dopo un momento Chiara, Ignazio, Trota dal giardino. Chiara con uno scialletto. Ignazio con soprabito leggiero sulle spalle, un lampioncino giapponese acceso in mano. Entrano e guardano intorno. Poi Nicola._ IGNAZIO (_con enfasi_) «_Deserto è il loco!_...» CHIARA Vedi! È ancor troppo presto. IGNAZIO Non ho detto che fosse tardi. TROTA Fatto stà che qui non c’è anima viva. CHIARA Saranno ancora a tavola. IGNAZIO (_Andando ad una porta a sinistra_) «_Ehi di casa!_» TROTA (_secondandolo_) «_Buona gente!_» IGNAZIO Sicuro... «_Ehi di casa?_» TROTA «_Niun ci sente!_» CHIARA (_impazientita_) Insomma! IGNAZIO (_guardando l’orologio_) Eppure mi dà l’ora delle altre sere... (_Nicola entra_). CHIARA (_a Nicola_) Ancora a tavola, eh?... I signori? NICOLA Non sono in casa. IGNAZIO Oh! CHIARA Come mai? NICOLA Ecco. Il signor barone e il signor Serra non sono ancora tornati da caccia. TROTA A quest’ora? NICOLA Sono andati via molto per tempo stamattina. Hanno preso la via delle paludi di... di... (indica) da quella parte là insomma, io non son pratico. Hanno detto che non sarebbero tornati che a sera. CHIARA Va bene, ma e la baronessa? NICOLA La signora baronessa è andata in città. CHIARA Ah sì? NICOLA Andata in città. È partita col treno delle dieci e undici. La si aspettava di ritorno con quello delle tre e ventuno, maaa... CHIARA Tornerà coll’ultimo. NICOLA Oh senza fallo! Infatti la carrozza è andata a prenderla alla stazione. IGNAZIO E la cena? NICOLA È pronta. Quando vi saranno... CHIARA Dobbiamo attenderli? TROTA Come crede lei... CHIARA Sarà meglio. Già qualcuno non tarderà a comparire. (_Nicola si ritira_). IGNAZIO (_consulta l’orologio_) Sfido, io! (_Chiara siede sul canapè, Trota siede vicino, Ignazio esce sulla terrazza_). TROTA Il barone e Serra non vorranno dormire nei campi. CHIARA E l’Ida non vorrà passare la notte in città... Sola. Perchè non avrà condotto la cameriera. TROTA Naturale, per una gita di poche ore. — Sarà andata per sbrigar qualche affaruccio. CHIARA (_dopo un momento_) In questa stagione non vi son conoscenze. Lei, che vi è stata ieri, avrà visto... TROTA Pochissima gente. CHIARA Qualcheduno, così... di passaggio. TROTA Di passaggio, naturale. CHIARA Ha incontrato, per caso, Laneri? TROTA Piero Laneri?... Ah sì, sul Corso, proprio in faccia alla stazione. CHIARA Che faceva? TROTA Sul Corso? Passava... CHIARA Oh si capisce... TROTA Voglio dire che ci siamo appena scambiato un saluto: io correvo, avevo fatte tutte le commissioni avute da lei, e temevo di perdere il treno. CHIARA Già. (_si alza; fra sè_) Se vi era ieri vi sarà stato anche oggi... Ida, Ida! TROTA Cosa mormora? Ride?... no... CHIARA (_subito, voltandosi_) Ridere? Perchè?... di che cosa dovrei ridere? TROTA Gli è quel che dicevo, perchè dovrebbe ridere? IGNAZIO (_rientrando_) Eccoli! Sicuro, eccoli qui. SCENA II. _CARLO, CLAUDIO,_ (NICOLA che accorre) e DETTI _Carlo e Claudio si sbarazzano degli schioppi e dei carnieri, consegnandoli a Nicola che li porta con sè._ CARLO Buona sera, buona sera! TROTA Così, è andata bene? CARLO Malissimo, giornataccia! — Per conto mio sono stato sfortunato, non ebbi quasi occasione di sparare; e l’amico Serra che l’ebbe più volte... Lasciamo andare. (_guardando intorno_) Ma... e l’Ida? IGNAZIO È andata in città. CARLO Ah! — (_dopo un momento_) Bene, bene. — E... non è ancora tornata?... Avrà perduto il treno delle tre. CLAUDIO Non aveva detto d’andarvi?! CARLO No. Ma siamo partiti così per tempo! Può darsi che le sia venuta in mente una qualche commissione; si sarà trovato mancare qualche cosuccia per la toeletta, o per il suo lavoro. Sarà arrivata una lettera colla posta delle nove. In questa stagione vi sono sempre amiche che tornando dai bagni per andare in campagna fanno una sosta in città, e vi si dànno convegno. CHIARA Purchè non perda anche l’ultimo treno... CARLO Ah no, spero di no! — Sarebbe noioso per lei: sarei anche inquieto. — Nicola? (_chiamando_) Nicola? NICOLA (_entrando_) Comandi? CARLO S’è pensato a mandar la carrozza per ricondurre la signora? NICOLA Sissignore. CARLO (_consultando l’orologio_) E allora, allora non può tardare (_raggiunge Claudio che sarà andato alla terrazza_). (_Un silenzio_). IGNAZIO Con questi benedetti treni... Sicuro... CHIARA Zitto! IGNAZIO E come le battezzano le locomotive! Argante, Fieramosca, Saetta, Veloce,... Ci metterei su: Tartaruga, Gambero, Lumaca... CHIARA Silenzio! Dobbiamo sentir la carrozza. CLAUDIO Eccola!... sento le ruote. CARLO E vedo le lanterne (_esce_). CHIARA (_a mezza voce_) Purchè ci sia. IGNAZIO Se si vede e si sente... CHIARA Eh! sì... la carrozza, ma lei... TROTA Donna Ida? — E se non ci fosse? CHIARA Eh via! (_fra sè_) Misericordia! SCENA III. DETTI, _IDA_ IDA (_entra con Carlo_) Eccomi; amici, buona sera (_si toglie il cappello_). Che volete, ho perduto il treno delle tre, per cinque soli minuti... CARLO Si può perdere con meno (_osservandola, ma con naturalezza_). Sei stanca? IDA Stanca? — Niente. CARLO Pure... IDA (_con brio_) Ehee! Non vi sarebbe da far meraviglie se lo fossi un pochino. — Ho camminato a piedi, tanto (_sottraendosi allo sguardo di Carlo_). Ho fatto un mondo di cose... Sono stata a scegliere musica; poi, dal libraio. Non avevo più guanti. La sarta m’ha fatto aspettare... È per lei che ho perduto il treno. (_a Chiara_) Non si direbbe in questa stagione, eppure c’erano parecchie signore che aspettavano, che avevano la precedenza. (_a Carlo_) E... lor signori? CARLO Noi? — Pessima caccia. Non è vero, Claudio?... Mi rivolgo a lui, perchè è molta colpa sua. (_all’Ida_) Ma, non avevi detto nulla ieri sera? IDA Di che? CARLO Della tua gita, perbacco? IDA Se nol sapevo, se non ci pensavo. CARLO Hai avute lettere. IDA Te l’ha detto Nicola? CARLO Nicola non m’ha detto niente; lo immagino io. IDA Ho avuto una lettera... sì. Domanda di soccorso, al solito. — Ma mi sono decisa di andare in città, quando ho saputo che non sareste tornati per il pranzo. CARLO A proposito... muoio di fame. — Nicola! IDA Suppongo che sarete serviti. CARLO Sarete!... E tu? IDA Ho preso qualche cosa alla stazione, aspettando. Non ho più appetito. CHIARA Spero non rinunzierai alla cena per noi? IDA Immaginati! In ogni caso, si potrebbe passar tutti in sala. NICOLA (_sulla porta_) Servito in tavola. CARLO Aah! IGNAZIO Non auguro buon appetito! Eh? Non occorre. CARLO Se voleste passar al biliardo! IGNAZIO Dopo, dopo. CARLO Allora (_a Claudio_) a noi (_escono_). SCENA IV. DETTI meno _CARLO_ e _CLAUDIO_ _Ida e Chiara seggono dalle due parti della tavola. Ida s’intratterrà coi libri, coi giornali; avrà il sorriso distratto, l’occhio fisso di chi è assorto in un pensiero. Trota sfoglierà un giornale illustrato. Ignazio passeggia._ IGNAZIO Ah! per esempio, faticar tutto il giorno, coi piedi nell’umido e il capo al sole, e tornar poi a casa col carniere leggiero, deve essere... sì, deve essere umiliante. Però, quando va bene e si torna curvi... sì curvi sotto il peso del pelo e della piuma, deve essere una gran bella soddisfazione. (_a Trota_) Che ne dite? TROTA Non sono cacciatore. IGNAZIO Sfido, io! TROTA Chi sfida, lei? IGNAZIO Ohoo! Sfido nessuno. Dico così, che per essere buon cacciatore bisogna... Sicuro, bisogna alzarsi presto il mattino. — E lei, dorme fino alle undici, per lo meno. TROTA Per lo meno!... IGNAZIO Eehe! Senta... CHIARA (_voltandosi_) In ogni caso, meglio così; meglio dormir tardi che far come un tale di mia conoscenza che alle sette è sempre in piedi. Cammina come se avesse le scarpe di piombo. Urta nei mobili, sternuta, sbadiglia, tossisce; non può dire una parola con voce un po’ moderata, da persona per bene. Esce in giardino, rientra in casa, ammorba le sale col sigaro, porta coi piedi la terra dei viali su tutti i tappeti. — Non ridere! IGNAZIO (_con flemma_) Non rido. CHIARA E come se non bastasse, tre volte per settimana attacca a sparar fucilate, fitte, che par d’essere in una finta battaglia. — Ah! non ridere sai. IGNAZIO (_con compiacenza_) Dalle sei alle sette — Un giorno sì, e l’altro no. — È l’ora che vi sono più passere in giardino. Quella è la mia caccia; piccola, ma comoda... TROTA Non per gli altri, già. IGNAZIO Non lo posso far tutti i giorni; per non disgustarle. Se si vedessero tirar tutti i giorni abbandonerebbero il giardino. CHIARA Bel divertimento. Questo si chiama non aver cuore. Che cosa ti fanno quelle povere bestioline? IGNAZIO Ah! Vediamo, cosa fanno a te, quando vengono poi in tavola al sugo? (_all’Ida_) S’io avessi una terrazza come quella, spargerei del panico, terrei l’uscio aperto, e di qui, senza muovermi... pan, pan... pan!... CHIARA Quando dico che non ha cuore! (_all’Ida_) Se tu vedessi come fa con Bijou, mai una parola, mai una carezza; come se non ci fosse. Se lo trova sulla poltrona, lo mette a terra e siede lui! — A tavola poi, non se n’occupa; di’ un po’ se si ricorda di dargli le creste od i fegatini dei polli... e sa quanto n’è ghiotto!... È un canino, e... si sa, poverino... Allora, bizze senza nome, chiama Stefano, urla: Matteo! chiede soccorso, come s’avesse l’inondazione in casa. — Dico io! Ma Bijou è intelligente, comprende e lo giudica. IGNAZIO Bontà sua... Lo tratto coi guanti: è il padrone di casa. CHIARA Lo giudica. E si regola in conseguenza. IGNAZIO (_brontolando_) Se si regolasse in conseguenza nel cortile, nel giardino... e non in camera mia. CHIARA Invece, con Trota, bisogna vedere... TROTA È un amore. CHIARA Ma Ida! — Sei ancora in città? IDA (_scotendosi_) Oh no! Son qui, tutta con voi. (_tira a sè una panierina da lavoro, con un ricamo arrotolato_). CHIARA Ci sei andata più volte in questo mese? IDA Due; forse tre, al più. CHIARA Non ci vado mai, durante la campagna. Tanto ci stò volentieri d’inverno, altrettanto ne rifuggo l’estate. Poca gente, eh? IDA Pochissima. CHIARA Non hai trovato persone di conoscenza? IDA Eh no. CHIARA Nemmeno... Laneri? IDA (_trasalendo_) Laneri?!... No. — Perchè avrei dovuto trovar Laneri? (_fruga nella panierina_). CHIARA Oh... perchè so che c’era. IDA (_con indifferenza_) Ah ecco. CHIARA So che c’era, da Trota che l’ha veduto ieri. TROTA Precisamente. Davanti alla stazione; io partiva, egli arrivava. IDA Proprio così. Ho veduto poca gente. Nessuno anzi. (_svolgendo il ricamo con gesti un po’ febbrili, ne scatta fuori una lettera che sdrucciola a terra. La raccoglie con un rapido aggrottar di ciglia e la ripone nella panierina_). CHIARA Oh! oh! (_scherzando_) un biglietto amoroso? IDA Pare. IGNAZIO Ecco l’amico Serra. — Quello è lesto a cenare! SCENA V. _CLAUDIO_ poi _CARLO_, DETTI IGNAZIO Lesto, lesto molto! CLAUDIO Non avevo grand’appetito. IGNAZIO Malgrado la camminata? CLAUDIO Malgrado. IGNAZIO Allora, a lei il moto non giova. Si vede anche. È pallido, sa. Annuvolato, direi. Quando si torna a casa così, vuol dire che la fatica fisica agisce sul morale. La stanchezza è già malattia... badi a me, che son mezzo medico: non si stanchi mai. CLAUDIO M’è andata male la caccia. (_venendo dietro la sedia di donna Ida_) — E a lei, baronessa, è andata bene la gita? IDA (_dopo averlo guardato_) Benissimo. CLAUDIO Non aveva detto nulla ieri sera... IDA (_seccamente_) A lei, no. CLAUDIO (_dolcemente_) Neppure al barone. IDA Un’altra volta mi farò debito di prevenirli tutti e due. CLAUDIO Oh mi perdoni, non volevo con questo... IDA (_con un sorriso ironico_) Oh! deve capire che non parlo sul serio. (_Claudio si volge altrove mordendosi le labbra_). CHIARA (_sottovoce_) Ida, come sei nervosa stassera! IDA (_forte_) Non lo ero, pur ora... (_lasciando il lavoro ed alzandosi_) Ne accuso questo ricamo. IGNAZIO Ahaa! ecco anche il barone. (_a Carlo che entra_) — Ora sì, ora che ci siamo tutti, si potrebbe passare al biliardo? CARLO Come volete. TROTA Questo sì (_si alza_). IGNAZIO Dividiamoci in due campi... TROTA Sì, sì, ma di là, poi. (_a Chiara_) Giuoca lei? CHIARA Io? — ma certo. TROTA Baronessa? IDA Vengo. (_Trota, Ignazio, Chiara, Carlo si avviano. Serra volge un’occhiata alla baronessa, rimasta vicina alla tavola_). IDA Serra? CLAUDIO (_tornando_) Signora? IDA (_togliendo prestamente la lettera dalla panierina_) Ecco. CLAUDIO La ricusa? IDA Oh questa sì! CLAUDIO (_a mani giunte_) La supplico... Le do parola che è l’ultima. (_esce_). SCENA VI. _IDA_ poi _CARLO_ _Ida segue Claudio con lo sguardo, con un’espressione di sprezzo e di collera; straccia in due la lettera. Carlo sulla porta del biliardo vede l’atto._ CARLO Ida, non vieni?... Di là vi è una dama sola e quattro cavalieri... (_venuto a lei senza averle levato gli occhi dalle mani_). Come mai... stracci le lettere senza aprirle? IDA (_non risponde_). CARLO Anche ier l’altro, passando sotto la tua finestra, mi sono veduto venire addosso una piccola nevicata... Uno sciame di farfalline bianche. Cosa vuol dire questo sciupio di carta? (_grave_) — Ida... Ida, cosa diavolo c’è? (_le prende i brani di mano_) Posso... posso vedere, anch’io, di che si tratta? (_dopo una pausa_) Eh via, perdonami. IDA (_muta, accigliata, non muove la mano a riceverli_) CARLO Ah!... Ida, per carità!... Sono inquieto, sai. Te ne avvedi... Ho paura; non sei più come una volta, tu. Non capisco più. Se lo puoi... una parola? IDA (_con impazienza_) Ma se non ho niente a dire. CARLO Non è vero. IDA (_si volta a lui, gli afferra le mani_) Non puoi sapere quanto ti voglio bene! CARLO Adesso hai detto troppo. IDA (_staccandosi_) Nulla. Non ho voluto dir altro. Butta via quella carta; e non se ne parli più. CARLO (_apre la busta e svolge i brani_) IDA (_tornando prontamente a lui_) Ebbene, ebbene leggi. — Oh infine bisogna finirla. Ero perplessa, esitavo ancora, ma poc’anzi, pur ora m’hai messo gli occhi addosso in un modo, m’hai parlato in un modo... Sono più giorni che ti vedo così. T’intendo, sai, ed è appunto per questo che non posso, non voglio regger oltre... Non comprendi più, m’hai detto? Anch’io, vedi sono a metà istupidita. Oh bisogna finirla... non posso fuggir sempre! Bisogna, bisogna finirla. CARLO Ida, Ida mia, senti... ti prometto, ti giuro anzi... IDA (_senza ascoltare_) Ho torto? Eeh, può darsi... Forse il mio dovere non esige tanto; potrei attendere, pazientare ancora, seguitare ad opporre il silenzio e la freddezza alla persecuzione. Perchè è così, sai, una vera persecuzione. Dovrei difendermi ancora, da sola? — Oh ma sono tanto stanca, nauseata, offesa. Atti, sguardi, lettere, parole... Da troppi giorni il mio cuore palpita di rabbia, tutto il mio orgoglio di donna si rivolta in me; e nulla vale il dimostrarlo, il dirlo schietto, con la più implacabile serenità. — Noi donne siamo spietate con chi ci annoia! E no, e non basta. Tu poi, tu stesso così franco e leale, tanto lontano da certe bassezze, tu colla tua fiducia illimitata, coll’assenza d’ogni gelosia, non comprendi che mi pungi, che mi offendi, che... senza volerlo... ti fai complice di chi m’insidia. CARLO Ma Ida! IDA Se ho il diritto di parlarti così! Proteggimi che lo devi. Sai bene che non posso avere altro rifugio, che non lo devo..... Oh adesso leggi, leggi, poichè siamo soli. CARLO (_siede e squaderna i brani sulla tavola_) IDA (_va alla porta del biliardo: torna_) Vedrai che affetto, che amor di fratello, che amicizia leale, che sentimenti illibati... CARLO (_colla fronte fra le mani_) Dio santo! Se almeno non fosse lui! IDA E chi vuoi dunque che sia! (_Carlo legge rapidamente; poco a poco gli si spiana la fronte, la contrazione dei lineamenti cede luogo ad una espressione di accoramento, di pietà. Si alza e si caccia in tasca la lettera. Un silenzio_). SCENA VII. _CLAUDIO_ e DETTI CLAUDIO (_viene avanti lentamente_) Abbiamo giuocato. La signora Chiara e Trota, contro Minchiotti e me. Abbiamo perduto... Minchiotti ne è desolato. Trota non gli dà pace. Ma con me non c’è caso che gli riesca la rivincita. IDA Vado io. Saremo due dame e due cavalieri. (_sottovoce a Carlo_) Tragedie, no. SCENA VIII. _CARLO_ e _CLAUDIO_ _Carlo rimonta la scena, a capo chino. Claudio siede sul canapè, spiega un giornale. Un silenzio._ CARLO (_dopo averlo osservato dal fondo, torna lentamente_) Notizie? CLAUDIO Guardavo la cronaca: arresto, incendio, ferimenti... duello... Anche un duello, nella nostra città. A. C. pubblicista, R. B. avvocato. Ferito R. B. al braccio; i duellanti si comportarono colle regole della più perfetta cavalleria; eccetera... (_lascia il giornale_). CARLO Ti sei battuto mai? CLAUDIO (_alzandosi_) Mai. CARLO Nemmeno io. (_dopo una pausa_) Ne fui in procinto, una volta. Avevo avuto una questione con un compagno, all’Università; il duello era deciso, a condizioni gravi. — Mio padre lo seppe; perdette la testa, povero vecchio, e trovò modo di chiudermi in casa. Pensai di ammattire dalla rabbia, dalla vergogna. Sul terreno, un amico mio, giovane uffiziale, prese il mio posto, senz’altro. Colpì l’avversario al capo, subito. Vedendolo barcollare con gli occhi pieni di sangue, buttò l’arma ed avanzò istintivamente la mano per sorreggerlo. L’altro cieco, fuori di sè, non comprese: avventò l’ultima sciabolata, un mal colpo che colse il mio amico nella mano e troncò più che mezza l’articolazione... Si parlò di amputare per evitare il tetano. — Vedo ancora la faccia di sua madre! — Lui, freddo e sereno, rispondeva che nella sua condizione di militare preferiva la morte alla perdita della destra. Fu irremovibile... Guarì... Ma ti ricordi com’era impedito nella destra tuo padre. (_dopo una pausa_) Quello era un uomo. (_stende la mano a Claudio_) CLAUDIO (_si scuote ed esita a dar la sua_) CARLO (_prontissimo_) No? (_lo guarda fissamente con un sorriso amaro_) CLAUDIO (_turbato_) Che hai? CARLO (_abbassando la voce_) Penso... che la tua passione per mia moglie è la più gran disgrazia che ci potesse toccare. CLAUDIO Carlo! CARLO Non negare... è inutile. CLAUDIO (_si lascia andare sul canapè e nasconde la faccia_) CARLO (_in piedi, vicino_) Soffri?... Soffri proprio tanto?... Deve essere così, perchè... perchè se così non fosse!... Ti ho conosciuto retto, sincero, incapace di simulare; già, dev’essere così. Oh! poi lo so che si soffre, terribilmente; tanto più quando si è caldi, appassionati, nervosi; quando per temperamento non si sa moderar niente. (_con accento di collera_) Già, vai nelle impressioni a testa bassa, coi pugni stretti; prendi la vita a passo di carica, tu. (_calmandosi_) Si soffre tanto, che dopo, — perchè c’è un dopo, sai — dopo pare impossibile di essere usciti vivi dalla burrasca, e, non si ritorna mai quelli di prima... Eh, ma non bisogna immaginarsi che la malattia non abbia rimedio. Tanto più in questo caso. Dal modo con cui sono andate le cose, niente di estremo, fiamma viva, e... quanto più una fiamma è viva tanto meno la dura. Temporale d’estate, cielo nero, tuoni, lampi; e poi di nuovo il sole. Ma diavolo! Lo rivedrai presto, più bello di prima. Presto (_con amarezza_) prima di me forse, che pure..... (_muove alcuni passi per la scena_). CLAUDIO (_scopre il viso e lo guarda con gli occhi smarriti_) CARLO (_torna e siede vicino_) Ragioniamo. Trova un disastro paragonabile a quello che avrebbe potuto accadere se... Ti sfido a trovarlo. (_rispondendo ad un atto di Claudio_) Sì, sì, so quello che vuoi dire: amor puro, niente speranze... Chi può comandarsi di non sperare? È naturale: se ami, speri... Ah! per carità, lasciamo andare. Ti parrà che io abbia cento cose per la testa?... Non ho che mia moglie. Ho sofferto anch’io in questi ultimi tempi. Timori vaghi, apprensioni: tutte assurdità, dicevo; ma sentivo il mistero. Ho per Ida la massima stima, la più illimitata fiducia, ma mi pareva cambiata... Quando penso (_si alza_) che avrebbe potuto corrisponderti! Alla mia età, quando par d’aver trovato la pace, la felicità, non ci si rinunzia più. Se perdessi mia moglie, in un modo od in un altro, — m’intendi? — penso che ne morrei, ecco. (_con forza_) Santo Dio, la vita ha doveri, lavori, ambizioni, rimedi! Anche l’amore ha le sue rivincite per voi giovani. Tu lo sei tanto; alla tua età si cade e si risorge, come niente, e poi... e poi si scorda. Ah Claudio! in questo caso il dovere deve passare innanzi all’amore..... Diavolo, no!... Non ti voglio parlare così. C’è rimedio, ma bisogna volerlo... Essere traditi da chi si ama, è un affar serio... è il maggior dolore umano... E poi, e poi, così no, così non si avrebbe più un’ora di pace! CLAUDIO (_con energia, alzandosi_) Partirò, Carlo, ti giuro che partirò! CARLO Aah! Ci salvi, sai. Va bene così, lo sapevo. Senti, la colpa non è tutta tua, dovevo badare, pensarci anch’io. Sei giovane, l’acqua va per il suo verso. Ma come è bene che ci siamo spiegati! — Ora viaggerai, tornerai contento, ci rivedremo. Sono convinto che non è necessario che tu vada in capo al mondo e per lungo tempo. Cambiar ambiente, veder paesi nuovi, cose nuove, facce nuove — ti raccomando le facce nuove — E al tuo ritorno: acqua passata non macina più!... Non ho ancor parlato a mia moglie, ma te lo dico in confidenza, è probabile che io mi stabilisca in campagna, non questo ma un altr’anno. La presenza del padrone è frutto del campo, come dice un agricoltore di cinquecent’anni fa; e con ragione. Dunque anche questo sarà per il meglio. Tu in città, noi due qui... No, vado tropp’oltre, tornerai guarito e di questo non ne parleremo mai più. Ecco, restiamo intesi, quando ti vedrò ricomparire, colla mano stesa, così... sarà come se tu lo giurassi. — Va bene così? M’hai inteso? (_venendo a lui_) E anche ora subito, me la darai la mano, senza esitazione, a fronte alta, così da uomo a uomo? (_Claudio gliela stringe con slancio affettuoso_). SCENA IX. _CHIARA_, _IDA_, _TROTA_, _IGNAZIO_ dalla sala del biliardo. DETTI CHIARA Ah! confidenze, tenerezze, congratulazioni? CARLO (_freddo_) Un po’ d’ogni cosa. TROTA Abbiamo aspettato... CARLO Avevamo un mondo di cose da dirci, con Claudio. CHIARA Questa è amicizia! Dir che sono insieme dall’alba. CLAUDIO Non lo saremo più per un pezzo. CHIARA Oh! che novità? IGNAZIO Perchè mai? CLAUDIO Si parte... TROTA Ah! E dove vai? CARLO (_pronto_) È ancor un segreto. CLAUDIO È un progetto che maturavo da tempo, aspettavo occasione e mezzi, ora c’è tutto. Parto domani. Non mi fermerò che un giorno in città, per salutare un amico e veder di deciderlo a venir con me, e poi... via. TROTA E l’amico, sarebbe? CHIARA Anche questo è un segreto! CLAUDIO No. È Laneri. CHIARA Eh!... Piero Laneri?.... difficile. CLAUDIO Perchè? — È libero, ricco, solo... CHIARA Non mi par uomo da viaggi, ecco tutto, TROTA (_avrà dato a Chiara lo scialle, riacceso il lampioncino d’Ignazio_) E allora, buon viaggio! IGNAZIO Scriverà eh?... Le daremo un banchetto al ritorno! TROTA A quando? CARLO Oh presto, speriamo! (_Chiara, Trota, Ignazio stringono la mano a Claudio che li accompagna all’uscita_). SCENA X. _CARLO, IDA, CLAUDIO_ _Un breve silenzio. Carlo ed Ida da una parte, Claudio dall’altra._ CARLO (_va a lui_) Ti rivedrò ancora, domani? CLAUDIO Partirò prestissimo, sai. CARLO Oh, ti saluterò ad ogni modo! CLAUDIO (_fa un passo avanti e s’inchina_) Baronessa, con tutta l’anima auguro che sia tanto felice! (_entra nella sua camera, cala la tela_). ATTO II. La scena rappresenta una sala molto elegante. Nel fondo un uscio con portiera mette al _buffet_. Porte laterali, illuminazione da serata. SCENA I. _CHIARA, IGNAZIO_ _Chiara, coi guanti ed il ventaglio nella sinistra, va osservando intorno se tutto è ben disposto. Entra Ignazio._ CHIARA Dove vai? IGNAZIO Esco. CHIARA Sì, ma... IGNAZIO Esco un momento, per fumare un sigaro, prendere aria. CHIARA Fumalo a casa... Eh qui no, veh: in camera tua! IGNAZIO E l’aria? CHIARA Che aria? IGNAZIO L’aria libera. CHIARA Sul terrazzino. IGNAZIO Misericordia! Freddo, sai, freddo umido. Stavo dietro i cristalli poc’anzi, vedevo passar bronchiti, polmoniti, pleuriti, tutte le brutte malattie in _ite_. CHIARA E nella strada?... IGNAZIO Passano alte... CHIARA Meno parole... IGNAZIO Ma perchè non devo uscire?... Sicuro, perchè non devo? CHIARA Perchè stasera avrò probabilmente pochi uomini e molte signore. Ci sarà sproporzione e quindi freddezza. IGNAZIO Maaa... ma devo far da uomo? CHIARA Uno di più. IGNAZIO (_brontolando_) Ma non sono un uomo io, sono tuo marito. E poi, chi sa, non sei nemmeno sicura di quello che dici. Vedrai, verranno di quelli sui quali non avrai contato. Vi saranno presentazioni. Trota non mancherà di presentarti qualcheduno, è affar suo. L’ho incontrato stamane e mi ha salutato così..... col bastone come con una sciabola. Vuol dire che era di buon umore. Vuol anche dire che non v’è broncio fra di voi. Quand’è corrucciato con te non mi saluta più. CHIARA (_seduta si abbottona i guanti_). IGNAZIO Dunque proprio... CHIARA Quante volte ti ho a dir le cose. IGNAZIO Santa pazienza! (_brontolando_) Dal quarantotto che si combatte per l’indipendenza; l’hanno ottenuta tutti, meno io. CHIARA Eh?... Animo, va e fa presto. Fra un momento avremo qui i Galliari. IGNAZIO Oh! Il barone e la baronessa? CHIARA Non ne conosco altri. IGNAZIO Nemmeno io. Ma dunque sono qui? Li credevo fissi in campagna. CHIARA Lo sono. Vengono espressamente per il mio primo mercoledì. Ida me lo ha scritto. IGNAZIO Bisogna dirlo: gentili, molto gentili. CHIARA Avremo anche Serra. IGNAZIO Claudio?... Ah bravo! Come lo rivedrò volentieri dopo un anno. CHIARA (_impaziente_) Vai? IGNAZIO Vado. Ecco qui Trota. (_a Trota che entra_) Buona sera. Adesso trotto via.....(_si ferma a ridere sulla soglia, gli altri non gli badano_). SCENA II. _CHIARA_ e _TROTA_ CHIARA Così? TROTA Così... CHIARA Tardi, sa. TROTA Tardi, euh? (_guarda l’orologio_) Le nove, poco più. CHIARA L’avevo pregato di venir alle otto. Potevo aver bisogno di lei per tante cose, per questi preparativi; non posso pensare a tutto; al buffet, per esempio. Ignazio non è buono che a mangiare. TROTA (_guarda intorno_) Qui, tutto benone. Al buffet ci andrò subito. Ah! ma ho fatto tutto, sa. Sono stato dal veterinario a veder Bijou. Bene; fuor di pericolo; fra otto giorni lo riavrà qui, carino, vispo, più bello di prima. Oggi guaiva, abbaiava, mi leccava le mani, non voleva che io me ne andassi... CHIARA Poverino... TROTA Mi ha detto un mondo di cose per lei. CHIARA Povero canino mio! TROTA Ho preso le poltrone per lunedì, prima rappresentazione della _Carmen_, per lei e per me; quanto a Minchiotti... CHIARA Avanti. TROTA Che altro? — Ah! sono andato a veder l’appartamento vuoto, che vorrebbe prender sul Corso. No, no, no, non le conviene. Vi sono inconvenienti gravi. CHIARA Ne riparleremo. TROTA Notizie. Il matrimonio del commendatore Farina con la vedova Carbone è una favola, fondata sul contrasto dei nomi. Il ballo di casa Ponterio è rimandato, nessuno capisce il perchè. CHIARA Sì, sì, ma e Serra? TROTA Ah, veda che mi scordavo!... Dunque, sì; sono stato a trovarlo nel quartierino che si è preso appena tornato. Oh, bello! libero, allegro, sfogato. Mi ha fatto veder le rarità raccolte nel viaggio: tappeti, armi, ninnoli, e certe pelli curiose... Ho trovato là Piero Laneri. Fumava sul divano; sono più amici che mai... CHIARA Sta bene. Ma ha fatto sì o no il mio invito? TROTA Altro, non l’ho detto...? CHIARA Verrà? TROTA Che sì... CHIARA Basta. TROTA Però s’è fatto pregare. Diventato un orso; tornato da un mese, non ha ancor visto nessuno... molte disposizioni da prendere; proposito fermo di far vita ritirata, austera, laboriosa. Infatti deve lavorar molto, la scrivania era ingombra di libri, di carte. Poi s’è piegato, ha promesso di venir senza fallo stasera, e m’ha incaricato di portarle i suoi complimenti, ringraziamenti e saluti. CHIARA Avremo anche i Galliari. TROTA Ah! davvero? CHIARA Qual meraviglia? Stabilirsi in campagna, non vuol dire far voto di non rimettere i piedi in città. Infine non sono in Siberia. Chi li impedisce di venire ogni tanto a teatro, ad un ballo, ad una serata? TROTA Giusto. Ma è poco per chi vi andava ogni sera o quasi. Povera baronessa! Già, Galliari è stato... è stato un vero... CHIARA Un egoista, come tutti voi. A lei piace la città, a lui garba la campagna. Non si poteva andar avanti come avevano fatto finora, sei mesi qui, sei mesi là. Non basta più, bisogna stabilirsi laggiù addirittura. TROTA Pare che lo stato degli affari lo richiedesse; pare fosse venuto il momento di sorvegliare da vicino la tenuta. CHIARA Quante storie! Sono ricchi, non han figlioli. Sacrificarsi così, negli anni migliori, per qualche migliaio di lire di più all’anno. Oh, vi so dire che se fossi io Ida... TROTA Eeeh! sicuro... Ma la baronessa anche si sarà ribellata. CHIARA Già ha fatto quel che ha potuto. Ma Galliari quando vuole, vuole. È duro, cocciuto, lui. Non l’avrei sposato se avesse avuto due milioni. Ho sempre diffidato di quell’apparenza bonaria; m’ha sempre fatto l’effetto di un bel frutto d’alabastro colorito, piacevole all’occhio, ma freddo alla mano, impossibile al dente. TROTA Ma le vuol bene. CHIARA All’Ida?... Grazie, obbligata! TROTA Tant’è vero, che la tiene in campagna, tutta per sè. CHIARA Oh, sì! Se fossi Ida, quello che non ho qui, glielo vorrei portar là. So quel che mi dico. (_Servo sulla porta. Entrano il barone e la baronessa Galliari_). SCENA III. _CARLO, IDA_. DETTI _Chiara ed Ida si abbracciano_. CHIARA Cara e gentile! Come sei buona, come m’ha fatto piacere il tuo biglietto! IDA Oh, sai, a tante cose si rinunzia; ma ad una tua serata, no. CHIARA Come sei amabile! Avevo quasi rimorso nel mandarti l’invito; pensavo: Dio mio, moverla di là, per farla venir qui ad annoiarsi... (_guardando Carlo_) Pensavo anche al barone... CARLO Oh! ne chieda a mia moglie. IDA È vero, non ha fatto l’ombra d’una obbiezione. CHIARA Eh, ma allora c’è di che esser troppo orgogliosa! (_Servo sulla porta, entrano una signora ed una signorina_). CHIARA Oh ecco! — Permettete? (_va a riceverle. Entrano signori e signore_). SCENA IV. _IGNAZIO_ e DETTI _Durante la scena seguitano ad arrivar persone. Chiara riceve. Si formano crocchi, si parla, si ride. Poi Claudio e Piero._ IGNAZIO (_venendo ai signori Galliari_) Ah! eccoli; ma bravi, ma bene. Me l’aveva detto Chiara... Freddino fuori, eh? CARLO Ah, sì, molto. IGNAZIO Il termometro... Eh non l’ho guardato! Che notizie dai cari luoghi? CARLO Buone, buone. IGNAZIO Sì, ma nebbia, brina, neve, gelo. CARLO Un po’ d’ogni cosa. IGNAZIO Ma loro avranno pensato a ripararsi: buone stufe, impannate doppie, imposte che combaciano a perfezione... IDA Carlo ha pensato a tutto. IGNAZIO Per noi l’inverno laggiù non sarebbe possibile: abbiamo le muraglie di carta, e poi cent’altri inconvenienti..... (_guarda nei crocchi_) Ma, e Serra? CARLO Serra?... Deve trovarsi qui? TROTA Sono stato ad invitarlo io, a nome della signora. IGNAZIO Oh, l’ha visto lei? Come l’ha trovato?... Nero, eh? Colla barba lunga... TROTA Niente affatto. Tal quale com’era partendo. CARLO L’ho visto anch’io alla sfuggita, un giorno ch’ero venuto in città; ci siamo abbracciati, abbiamo scambiate due parole appena. Lo rivedrò con molto piacere. IDA Io pure. (_entrano Claudio e Piero_) TROTA Ecco Laneri; ah! ecco con lui Serra. CHIARA Ah! Serra, che piacere di rivederlo, dopo tanto tempo, dopo tante cose... CLAUDIO Lei è mille volte gentile che si è ricordata di me. PIERO Sono io che l’ho portato; andando a cercarlo, temevo di trovarlo a letto... CLAUDIO Oh! per quanto orso, quando prometto, mantengo. Qui poi mi sarei troppo punito mancando. (_Chiara continua a ricevere. Piero salutando qua e là altre persone si viene accostando a donna Ida che sarà passata con Trota a sinistra. Claudio stringe la mano ad Ignazio ed a Carlo_). CARLO Meno male, per bacco! che ti ritrovo qui. IGNAZIO Sicuro, bravo, bravo! CLAUDIO Amici, cari amici... IGNAZIO Ebbene, avrà visto cose da non crederci? Cose dell’altro mondo. Mi dica dov’è stato, quello che proprio gli ha fatto maggior impressione nel viaggio. CLAUDIO Dirò tutto, non dubiti. Metterò tutto in un libro. IGNAZIO Ah! Perciò non vuol guastar la sorpresa? Ma con me poi... il libro lo leggerò egualmente, sa. Mi dirà dove si vende. CLAUDIO Gliene farò un omaggio. IGNAZIO Grazie, gentilissimo sempre. (_vedendo entrare un signore_) Ecco quel caro dottor Audisio! (_va a lui_). CARLO Come Dio vuole! A noi. Lasciati guardare. (_affettuoso_) Ti trovo bene, sai. Tutto un altro. (_finamente_) E poi sei qui... dunque l’aria di fuori t’ha fatto bene. (_ilare)_ Non mi hai più quella faccia da... da... Werther. CLAUDIO Oh, Werther! CARLO (_con intenzione_) Morto il Werther? CLAUDIO E sepolto. CARLO Ci vedremo, eh? (_dopo una pausa_) Ah! ma non hai ancor salutato mia moglie? CLAUDIO Ma vado subito. IDA (_porgendo la mano a Claudio_) Finalmente! CLAUDIO (_inchinandosi_) Grazie, baronessa, per la gentile espressione. IDA Carlo è stato più fortunato di me. CARLO Eh, sì. T’ho incontrato tre giorni dopo il tuo ritorno. CLAUDIO È vero. PIERO Io poi fui il primo a dargli il benvenuto. (_a donna Ida_) Eravamo amici prima che partisse: ora, dopochè è tornato nostro concittadino, siamo inseparabili. IDA Suo, dica suo concittadino. PIERO Ha ragione purtroppo... CARLO E via, col tempo ritorneremo alla città anche noi. (_Si alza la tenda nel fondo e si vede la sala del_ buffet _con la tavola apparecchiata_). IGNAZIO (_venendo a loro, subito_) Ecco il thè, si serve il thè. Donna Ida, badi che ho sentito parlare d’una famosa torta, capolavoro del nostro cuoco di casa. (_a Claudio e Piero_) Troveranno dei sandwichs, li ho visti passar nell’anticamera. I vini, non è vero, Trota? sono a sinistra... CHIARA (_passando_) Ida, una tazza di thè? IGNAZIO Chi poi preferisse fumare? CARLO Vengo. TROTA Vengo anch’io. IGNAZIO Verremo poi al _buffet_ con comodo, dopo gli altri. CLAUDIO (_a Chiara che ripassa_) Signora Chiara?... (_le offre il braccio_). CHIARA (_accettando_) Oh, Serra, proprio non mi par vero di rivederla. Ho pensato tante volte a lei; dicevo: dov’è? che fa? si ricorda di noi? (_si avviano_). PIERO (_avrà al braccio donna Ida; arrivano gli ultimi,_ _trovano calca all’entrata_) Baronessa, vogliamo aspettare? (_Tornano lentamente. Ida siede al posto che occupava_) PIERO Aspetteremo qui, se crede, finchè potremo entrare anche noi. (_dopo aver guardato intorno_) Come Dio vuole, ti posso parlare! IDA Piero!... PIERO Così non va, sai; è quasi un mese che non ci troviamo. A questa vita non mi ci posso piegare. Mi pareva già atroce perderti per alcuni mesi, pure mi ci adattavo. È vero che ti trovavo anche più ingegnosa. Ora che l’assenza è stabile, si direbbe che fai quanto puoi per rendermela più grave. IDA Piero, no, non parlar così. Soffro come te, più di te. Non sono viva che quando ti vedo. Non penso ad altro mai che a trovare il modo di venire... PIERO Non avresti bisogno di cercar tanto se tu m’amassi come t’amo io. S’incomincia male, presto non saprai più venir sola. IDA Amico mio, senti... PIERO O non verrai più affatto, forse. Ah! ma allora verrò io. Verrò a trovarti dove sarai, nasca quel che può nascere. — Mi conosci? IDA Piero, Piero, per amor mio... PIERO Darei la vita per te, e non posso far nulla. È la fatalità; tu sola puoi agire; tutta la nostra felicità è nelle tue mani. Pensaci, sai, pensaci... perchè, per Dio, avanti così, no! (_Le offre il braccio, entrano al buffet_). SCENA V. _CHIARA e TROTA_ _Chiara dal buffet, Trota dalla camera d’Ignazio. Durante questa scena rientrano altre persone, si aggruppano nel fondo, discorrono, ridono: la scena si riempie poco a poco._ CHIARA Non vedo Galliari? TROTA Di là con Minchiotti. Fumano, cianciano. CHIARA Bene, non occorr’altro. TROTA (_per tornare indietro_) Se v’è bisogno di lui? CHIARA No, no, per amor del cielo! TROTA Oh! (_stupefatto_). CHIARA Niente. TROTA Si dice: non stuzzichiamo il can che dorme; si può dire come variante: non cerchiamo un marito che fuma. CHIARA Zitto, zitto. TROTA Scommettiamo che la baronessa in questo momento è con Laneri? CHIARA Non scommetto. TROTA Si capisce, saremmo per il sì tutti due. E... (_vedendo entrar donna Ida al braccio di Claudio_) Eh, perdiana, avremmo perduto! SCENA VI. IDA e CLAUDIO. DETTI IDA (_lasciando il braccio di Claudio e sedendo_) Un anno... È stato via un anno? CLAUDIO Più d’un anno. IDA Avrei desiderato d’essere una delle prime persone rivedute da lei. CLAUDIO (_fa un inchino con un breve sorriso_) IDA Direi che dubita? CLAUDIO Perchè sarei troppo felice di crederlo. (_Un silenzio_). IDA È andato lontano, non è vero, lontano di molto? CLAUDIO Oh, mi parve di sì. IDA (_ridendo_) Ah... le parve? CLAUDIO La distanza è cosa tanto relativa... IDA Ah, giusto! Mi dica adesso... oh, vorrei domandarle tante cose. È tanto terribile la nostalgia? CLAUDIO Dicono che si muore. IDA Ah, dunque... CLAUDIO Dicono. Ma in fatto di dolori non si può credere che alla propria esperienza. IDA E la sua esperienza? CLAUDIO La mia esperienza l’ho pagata un prezzo che mi parve molto elevato. Dico: _mi parve_ anche per questo... perchè poi, si sa... IDA Ah dopo! certo... CLAUDIO Dopo, la nozione esatta dell’intensità d’un dolore sfuma e si perde. Oh sì, le assicuro che, lasciando il mio paese, ho provato uno strazio al quale non credevo di sopravvivere. Ero incalzato da una smania intollerabile di fuggire, eppure via via che mi allontanavo, pareva che il cuore mi si struggesse nel petto. Lo sentivo diminuire quasi materialmente. Pensavo: resterò senza e sarà la morte. Ecco, mi vedevo davanti come l’impossibilità di reggere ancora, d’andar oltre, di arrivare a sera, e superar la notte, ed affrontare il domani. Non sono morto; è incredibile quello che può sopportare il cuore d’un uomo... IDA (_che ascolta con gli occhi a terra_) E... così? CLAUDIO (_cambiando tono_) Oh, così, poco a poco lo spasimo si attutì, sottentrò un dolor sordo, che pareva poi dovesse durar sempre... Invece no, ogni giorno abolì un pensiero, ogni notte consumò un ricordo. (_con disinvoltura_) E finii col trovare naturalissimo di non essere più in patria, dal momento che n’ero partito... IDA Lasciamo la patria, ma gli amici? CLAUDIO (_bruscamente_) Ah, gli amici? Bisogna averne per rimpiangerli. IDA (_con sentimento_) Serra, è ingiusto, sa. CLAUDIO (_guarda Carlo che rientra con Ignazio_) È vero; ho dovuto rimpiangerne anch’io. IDA (_dopo un momento, con gran dolcezza_) Ebbene, m’immagino che la lontananza debba influire sull’animo in tanti modi... Mi par che debba trasformare l’aspetto delle cose. Rivelare al pensiero le ragioni occulte, intime, vere di certi fatti. Sopratutto addolcire le impressioni, dispor la mente a giudizi più miti. (_abbassando la voce_) Fors’anche al perdono..... CLAUDIO (_con impeto_) Oh meglio, donna Ida, meglio assai. Con l’assenza e col tempo tutto si cicatrizza. Forse è questione d’esercizio anche: il cuore, a forza di dilatarsi per soffrire, prende una capacità prodigiosa; si fa elastico, quel che prima lo colmava da farlo scoppiare, si adagia nel fondo. Si diviene freddi, padroni di sè; il miglior modo forse di essere padroni degli altri. Ve ne sono degli uomini fatti così, per esempio: Laneri... IDA (_scuotendosi_) Laneri?! CLAUDIO Laneri, Piero Laneri, l’amico a cui lei dava il braccio poc’anzi. IDA E, dice di lui? CLAUDIO Che in lui il cuore pare un di più; non rimbalza, non s’accende, non affretta mai i suoi palpiti... Così, dev’esser tanto felice. IDA Sono molto amici? CLAUDIO Quanto si può esserlo. Un’amicizia alimentata forse dalla varietà stessa dei nostri caratteri, da... IDA (_continuando_) Dalla stima reciproca, da chi sa quali e quante confidenze... CLAUDIO Questo no, si può essere amici senza... CARLO (_che è venuto vicino_) Così, Ida, ti sei fatto raccontare un mondo di cose? IDA Poco per ora. (_risolvendosi, dopo brevissima pausa_) Ma abbiam tempo; Serra viene alla campagna con noi. CLAUDIO (_molto sorpreso_) Io?! IDA (_con grazioso sorriso_) Lei. CARLO Bravo, quest’è un’idea. CLAUDIO (_confuso_) Ma, donna Ida, io la ringrazio di gran cuore, ma... in verità, non saprei... IDA Oh! rifiuta? CLAUDIO Che vuol mai, ho trovato tanto disordine nelle cose mie. Comincio appena a vederci un po’ addentro da due giorni. Sono qui da un gran mese... CARLO La nostra villa non scappa, sai. Se non puoi subito, verrai fra otto, fra dieci, fra venti giorni. IDA (_piccata_) Ah, io non insisto. Comprendo che il nostro romitaggio a tardo autunno non può tentar nessuno. Tanto meno chi ritorna da un gran giro in paesi pieni di sole, di luce, di caldo. Gli è che non avevo pensato a questo, perciò m’ero fatto animo... CLAUDIO Oh, signora!... IDA Che vuole! l’egoismo è sempre il più forte. Vagheggiavo la speranza d’aver laggiù, nell’esilio, un po’ di compagnia. Ma, si rassicuri, il pericolo per lei è scomparso; per conto mio non insisto di più. CARLO Cacceremo, sai? A memoria d’uomo, non si sono mai viste tante anitre sul fiume... IDA (_con voce grave_) L’avrei riveduta alla villa con sincera e profonda soddisfazione. CARLO Senti, come ti si parla! IDA Non insistere. Basta. Non abbiamo compenso per quel che gli faremmo perdere. — Teatri, serate, amici, amiche, svaghi d’ogni specie. CARLO (_ridendo_) Ah, quanto alle amiche, è affar serio! IDA Un amico, dal quale non si separa più... CARLO Quanto gli amici... se non sono esigenti... IDA Carlo, no, non si può estender l’invito. CARLO (_a Claudio_) È cacciatore il tuo amico? CLAUDIO Laneri?... Oh sì. CARLO Ma, cacciatore serio; come noi, modestia a parte? CLAUDIO Appassionato, quanto può esserlo lui. CARLO Allora... IDA (_bruscamente_) Via, Serra, cerchi il suo Pilade..... Concerteremo il gran fatto! (_Claudio va a cercar Piero in un crocchio, cala la tela_). ATTO III. Scena come nell’atto primo. Sera, lumi accesi. SCENA I. _IDA, CARLO, CLAUDIO e PIERO_ _Ida alla tavola che serve il caffè._ CARLO (_deponendo la tazza_). O Dio, ed ora come si starebbe bene, mezz’ora qui, posato e tranquillo (_si butta sul sofà_). Poi una partitina al biliardo, quindi a letto, in camera mia, a casa mia. Invece: un’ora e mezza di ferrovia, che, per imbarazzi ed incagli nelle stazioni, sono sempre due, per andar a finire nella cameretta fredda e soffocata d’un puzzolente albergo di provincia. IDA Prenderai la camera migliore, spero. Ti farai fare una bella fiammata... CARLO Sì, la camera migliore! Se la sarà tolta un collega. Telegrafare non serve, telegrafano tutti, e le camere possibili, all’albergo d’Italia, sono tre o quattro al più. Avrei potuto scrivere che mi tenessero quella del presidente, poichè è malato, e sono vice... Ma l’avviso è capitato come un fulmine; chi si sognava una seduta straordinaria del Consiglio provinciale, proprio ora, dopo le seccature ed i disturbi già avuti!... Oh se ci avessero pensato a tenermi una buona camera! Eh! ma no, ne son certo. A quest’ora saranno arrivati il marchese Besson, od il generale Pozzobonelli, che non hanno suggezione; quando vi sono, quel che v’è di meglio nell’albergo, tutto è per loro (_con un sospiro_). Quanto al fuoco, alla fiammata, la vedo e non la vedo. Sono camere sempre vuote d’inverno. Il camino sarà otturato, pieno di topi secchi, di pipistrelli in sopore, di ragnateli, fuliggine e maledizioni! Poi legna verdi, umide, recalcitranti... Auf! che seccatura... IDA E tu non andare. CARLO Non ci mancherebbe altro! Il presidente è malato... IDA Cosa vuoi ch’io ti dica?... CARLO Non dir nulla, lasciami imprecare. CLAUDIO Ti sbrigherai presto? CARLO Oh quanto a questo è affar mio! Vi prometto che sarò un presidente modello: solleciterò l’ordine del giorno, manterrò la discussione in carreggiata, rigorosamente; digressioni no, lungaggini no... CLAUDIO Senti, Carlo: Laneri ed io abbiamo pensato... CARLO Eccolo! So quello che mi vuoi dire: quello che m’ha cantato Laneri poco fa. Siete matti tutti e due. PIERO Non parlo più. CLAUDIO Parlo io. Siamo qui da dieci giorni... CARLO Lunghi, eh? CLAUDIO Ritorneremo... CARLO Senti. Starò fuori tutto venerdì senza dubbio; sabato in giornata, o la sera, alla peggio, sarò di ritorno. Domenica è Natale e lo dobbiamo passare insieme, come s’è detto. Ve ne volete andare per due giorni e tornare il terzo?... Vedete bene? Cacciate; anitre ve ne sono sempre. Se in casa non vi basta la compagnia di mia moglie, e per essere pari al biliardo, invitate Don Brina, trattenetelo a pranzo, a cena, non opporrà resistenza... (_guarda l’orologio e si alza_) Ohe, Nicola? NICOLA (_sulla porta_) Comandi. CARLO È attaccato? NICOLA A momenti. CARLO Ma diavolo! ci volete lasciar celebrare Natale, da soli? Capo d’anno dove vorrete, Natale qui, non si transige. Nicola,... sacco, coperta, soprabito, subito! NICOLA (_accorre, lo aiuta ad indossare la pelliccia, porge i guanti, il cappello_) CARLO (_scegliendo un sigaro nell’astuccio ed accendendolo al lume_) Animo, chi di voi m’accompagna fino alla stazione?... Uno, uno basta, nel calessino, posto per tre non c’è. Poi non voglio portar via a mia moglie tutta la compagnia. Claudio? CLAUDIO Vengo. IDA Perdoni, Serra, ma le mie cifre quando me le vuol disegnare? Son più giorni che le aspetto! CARLO Laneri, presto? PIERO Vengo, vengo io. CARLO Già, se non perdo il treno sarà un bel fatto. Arrivederci moglie...(_abbraccia Ida_). Claudio, buona sera. (_via con Piero, seguìto da Nicola che porta il sacco e la coperta_) SCENA II. _IDA, CLAUDIO._ _Tornano dal fondo; Ida va alla tavola, Claudio la segue lentamente._ IDA Dunque... si metta qui. Ecco carta, ecco lapis, tutto quel che occorre. Mi trovi le cifre. Voglio si possano leggere al primo colpo d’occhio; nè grandi, nè piccole; nuove poi, inventate per me; carine, insomma. CLAUDIO (_seduto_) E le par facile? IDA Non so se sia facile, è affar suo. (_siede anche lei dall’altra parte della tavola_). CLAUDIO Bè, lasci ch’io ci pensi un momento, mentre appunto il lapis. Intanto... la ringrazio d’avermi trattenuto con lei. IDA Ringrazierò io, quando m’avrà fatto il disegno. CLAUDIO Ma non le posso dir nulla? IDA Lavorando può dir quel che vuole. CLAUDIO Non posso dirle tutta quanta la mia riconoscenza? IDA (_spiegando un lavoro_) Gran fatto, avevo bisogno di lei! CLAUDIO (_abbassa la testa_) Mi parla così per celia, ma mi fa male, sa. Ed a che serve? Quand’anche io mi facessi l’illusione che la mia compagnia non le riesce sgradita, che male ci sarebbe a lasciarmela? IDA Nessuno. CLAUDIO Ma dunque? IDA Dunque lavori. Che bisogno c’è di sottilizzare su tutto quel che si fa? È contento lei d’esser qui?... Bene. Io sono contenta che ci sia. Benissimo. — E non basta? CLAUDIO (_ora lavorando ora smettendo_) Così, mi viene a dire che non le devo parlar più d’una cosa di cui le ho parlato in questi giorni? D’una cosa che mi sta tanto terribilmente a cuore?... IDA (_tace_) CLAUDIO Eppure me l’ha lasciata dire, ed anche ripetere. IDA Perciò la so. CLAUDIO (_punto_) E perciò proprio non è necessario insistere? Non è vero? Dica così che l’annoio, che le dò fastidio, che potrei far questo disegno di là, in camera mia... IDA È facile interpretar tutto a modo nostro ed offendersi per cosa che non si è nè detta, nè pensata. CLAUDIO (_si alza_) Soffro! IDA Perchè?... Senta, Serra, non potrebbe non esagerar le cose? CLAUDIO Ma esagero, io? È lei che si ostina a non credermi. Vede pure come sono. — Non le par tempo di finir la musica? La tela è levata e la commedia, od il dramma incomincia. IDA (_con brio_) Oh! eccomi tutta attenta allo spettacolo. CLAUDIO (_risentito_) Ida! IDA (_accigliata_) Cioè? CLAUDIO (_dopo un silenzio_) Via, no, non mi guardi così... IDA Ma lei smetta quel tono. CLAUDIO Mi perdoni. Ha ragione, sono insopportabile. Non sarei così, sa. Ma lei anche perchè è tanto strana e volubile? Ora vicina vicina, ora tanto alta e lontana. (_abbassando la voce_) Se mi vuol bene me lo dica. Non le pare che a quest’ora, dopo che ho tanto, tanto atrocemente sofferto..? (_dopo aver aspettato invano una parola_) E se mai, se proprio non sono nulla per lei, allora perchè non è schietta? Non può farsi chiara? IDA Eh sì, lo potrei. CLAUDIO Ma dunque? IDA Lo sa, ci ho i miei momenti... CLAUDIO (_aspro_) Bene, se non vuol esserlo lei, lo sarò io, e subito. IDA (_freddamente_) Così ci sarà compenso. CLAUDIO (_venendo a lei_) Veda, non posso regger più; oh! lo comprenda. È tempo. Le ho dichiarato nettamente che l’amavo sempre, perciò tutto è finito per me. (_con forza_) Nella mia vita non ci può essere più altro che il suo amore. Più altro, più nulla. — Ecco: ho violata la mia parola, mancato ad un obbligo santo: sto commettendo con lucida coscienza, con animo deliberato un’azione spregevole, indegna d’un uomo d’onore... IDA E perchè... (_interrompendosi_) Dio buono, che grandi frasi, che tristi parole! CLAUDIO Dunque poichè il fatto è questo, poichè lei mi ha lasciato parlare, deve od accettare o respingere. È così, donna Ida, è così, è così... (_mutando tono_) Mi basta un gesto, basta una parola: un sì, un no, ma esplicito (_con energia_). E, se fosse un no, abbandono tutto, mi riallontano e per sempre, per sempre; senza speranza di ritorno, risoluto a non vederla più mai. IDA (_accennandogli pacatamente di sedere_) Amico, abbassate la voce, vi prego. Parliamo con calma. (_con un sorriso_) Non volete già ripartire stassera? CLAUDIO (_ritorna a sedere_) IDA (_a mezza voce_) Un rimedio che le ha tanto giovato!... CLAUDIO (_ferito_) Se non m’ha giovato, la colpa non è tutta mia... oramai. IDA (_seria_) Cioè?... Ah ecco, ci sono. Ebbene queste sono parole che non mi sarei mai aspettate! L’ho accolto con festa, l’ho invitato alla villa, e ve l’ho trattenuto. Sono questi i miei torti? (_dopo una pausa_) Ah voi altri uomini come siete terribili per tormentare voi stessi e chi vi vuol bene! Irrequieti, sospettosi, vanitosi, turbolenti... Volete far così poco per farvi amare, sapete far tutto per rendervi impossibili. E non comprendete mai, non indovinate mai: agite all’opposto sempre di quel che dovreste. Ruvidi quando sarebbe il caso d’essere miti; deboli ed inetti quando dovreste essere forti. Infine sapete qual è il mio vero torto? (_dopo una pausa, porgendogli la mano_) Quello di voler essere anzitutto compresa. CLAUDIO (_bacia la mano e vuol trattenerla fra le sue_). IDA (_ritirandola_) Ma, e le mie cifre? CLAUDIO Ora le trovo; le porrò in netto domani. IDA (_osservando_) Non troppo grandi, mi raccomando. Così non c’è male. Ma se finite poi non mi garbano?... CLAUDIO Ne farò delle altre. Ecco (_guardando lo schizzo_) I. G. S. IDA-GALLIARI-SANESI... Sanesi!... Mi ricordo quand’era ragazza, la prima volta che l’ho veduta; mi trovavo con Piero, ne abbiamo parlato tutto quel giorno. Chi m’avesse detto.... (_s’interrompe_) Dio! come tutto mi turba; come tutto mi offusca, il passato, il presente, l’avvenire... IDA (_con dolcezza_) Serra, badi che ricomincia. CLAUDIO (_a mezza voce_) Ah! se non fossi geloso... IDA (_con leggerezza_) Anche geloso?! CLAUDIO (_grave_) E con ragione. IDA Sicuro. — Vediamo la ragione? CLAUDIO Ebbene, no. IDA Oh via... Poichè ha cominciato, finisca. Geloso di chi? CLAUDIO (_si morde le labbra tacendo_). IDA (_con mal repressa ansietà_) Dunque, sentiamo di chi?... Di Laneri, no?... sì!... Cos’ha scoperto? dica. Vi è qualche cosa di fosco nel nostro modo di essere? — Spiegherò io: avrò avuto per lui qualche riguardo, qualche preferenza giustificata dal minor grado d’intimità, dall’esser lui più nuovo, più estraneo di lei in casa nostra. Ecco. CLAUDIO (_con impeto_) Non è questo: è il contrario anzi. È il vederle dimostrar a Laneri una freddezza che mi par esagerata, ingiustificabile; è il vedere come lui non se ne dia per inteso. (con esitanza) Tanto più... IDA (_fissandolo_) Coraggio! CLAUDIO Oh no!... IDA (_in piedi_) Adesso s’ha da spiegare. CLAUDIO No. IDA (_imperiosa_) Badi, che lo esigo. CLAUDIO Eh! infine, perchè no...? (_concitato_) L’altro giorno, dopo pranzo, Carlo era andato alla tenuta; lei passò con Piero in giardino; io mi ritrassi a scriver lettere. Dalle finestre, attraverso ai rami brulli vi vidi passar nel viale stretto che segue il muro di cinta. Lei era al suo braccio... v’era nell’andatura un abbandono... quel non so che prova d’intimità, d’accordo completo nei sentimenti... IDA Serra! CLAUDIO (_con impeto_) Erano due amanti ch’io vedevo in quel punto! IDA Serra... CLAUDIO E perchè vi spiccaste quand’io m’affacciai? IDA Ma basta, basta... (_siede e riprende il lavoro, lunga pausa_). Così guai! Non posso avere un momento di distrazione, permettermi uno scherzo, un’inezia? Non posso trovarmi stanca e cercar semplicemente il braccio di chi m’è vicino?.. devo serbare un contegno serio, irreprensibile, rigido... ridicolo... E scrutar le finestre, e guardarmi alle spalle! (_cambiando tono_) Però, non so perchè io le risponda; perchè io raccolga le sue parole, quasi intendessi scolparmi, o... le accordassi diritti, che certo non avrà mai! CLAUDIO (_esasperato, addoloratissimo_) Signora, lei è troppo forte per me!... Non abusi della sua forza. Non ne abusi. Mi sento perduto, sono fuori della via retta, non ho più scrupoli, non ho ritegno. — Posso cacciarla ancora una volta dal cuore e allora... il conto che m’avrebbe a rendere sarebbe terribile! SCENA III. DETTI e _PIERO_. _Piero, che sarà comparso dietro l’invetriata, entra con qualche strepito._ PIERO (_deponendo mantello e cappello nel fondo_) Eccomi. Come Dio vuole il barone ha fatto in tempo. Ma è molto se ha avuto campo a prendere il biglietto. Il treno era già arrivato. È scappato via, lasciando un mondo di saluti... (_venendo avanti_) Abbiamo una sera tepida, relativamente, ma fosca. (_guarda il disegno di Claudio_) E tu hai lavorato? CLAUDIO (_asciutto_) Come vedi. PIERO Che le pare, baronessa, di queste cifre? IDA Bellissime. PIERO Gran bella cosa saper disegnare!... Non ci ho inclinazione. Questo poi, del trovar cifre, arabeschi, che so io, è un talento speciale. Serra lo possiede mirabilmente; l’ho veduto compir miracoli; scioglier veri problemi, venir a capo di cifre complicate, formar monogrammi ingegnosi, nitidi, stupendi. Ma credo pure che vi siano lettere per così dire ribelli, ad ogni combinazione. L’I col G e coll’S devono essere di queste. CLAUDIO (_aspro_) Chi te lo dice? PIERO Lo vedo. CLAUDIO Eccoti il lapis: provati! PIERO Sai che non so disegnare. Dunque... IDA Signori, chi mi dà l’ora? PIERO (_guardando l’orologio_) Mezzanotte a momenti. IDA Grazie (_incomincia a riporre il lavoro_). CLAUDIO (_che avrà passeggiato un momento_) Mi ritiro. Penso di alzarmi per tempo domani. Voglio cacciar tutto il giorno. PIERO Cacceremo insieme. CLAUDIO (_senza tornare alla tavola, s’inchina_) Baronessa... Buona notte, Laneri. (_entra nel secondo uscio a destra_). PIERO (_prontissimo_) Cos’ha? IDA Dubita. PIERO Di che? IDA Ci ha visti l’altro ieri, nel viale. PIERO Ah!... (_dopo un momento_) Mi vuoi bene? IDA (_accenna di sì col capo_). PIERO Ma tanto? (_con passione_) Una parola, Ida?... Mi vuoi bene? IDA Troppo. PIERO (_accostandosi_) Siamo liberi, soli... IDA Guardati! CLAUDIO (_ricomparso sulla soglia, viene innanzi lentamente, cercando sul sofà, poi sulla tavola_). Cerco e... non trovo; credevo d’aver un libro in camera e non ce l’ho. Non so dove posso averlo lasciato... PIERO Che libro? CLAUDIO La _Revue des deux Mondes_, l’ultimo fascicolo. PIERO La _Revue_? Era qui pur ora... eccola. (_gli porge un libro_). CLAUDIO Grazie... Vi è un articolo bellissimo... 1º dicembre? Ma non è l’ultimo! (_continua a cercare_) Un articolo tanto bello; ma non fa nulla, se non trovo l’altro ritengo questo — a meno che vi sia chi l’abbia in lettura? IDA No, no. (_alzandosi_) Auguro a loro signori una felicissima notte. (_porge loro la mano, risale la scena ed entra a sinistra_). SCENA IV. _PIERO, CLAUDIO_ PIERO Cercavi il fascicolo 15 dicembre, l’avevi sott’occhio. CLAUDIO Grazie! (_lo sfoglia, stando in piedi, distratto. Un silenzio nel quale si sente che entrambi fanno uno sforzo per restar calmi_). PIERO (_si sarà allontanato verso la porta a destra_) Non vorrai dormir qui ed io nemmeno, perciò: buona notte! CLAUDIO Buona notte. (_subito_) Piero? PIERO Eh? CLAUDIO Lo sai, che v’è una cosa che io non riesco a spiegarmi? PIERO (_sempre lontano_) Quale? CLAUDIO (_movendosi verso di lui_) Ecco, non mi so dare una ragione della gelida indifferenza di donna Ida verso di te. PIERO (_pacatamente_) Tu vedi dell’indifferenza nel contegno della baronessa, verso di me? (_avvicinandosi_) Santo Dio, che vuoi che ci sia? CLAUDIO (_spiccando le parole_) Non mi so dare una ragione dell’antipatia di donna Ida verso di te. PIERO (_sempre calmo_) Non trovi la ragione d’un fatto che non esiste. CLAUDIO (_a denti stretti_) Non son cieco, nè sordo, nè scemo. PIERO Sei un gran visionario, però... Antipatia?... È così che m’hai detto? CLAUDIO È la mia parola. PIERO Euh!?... Ben, ti giuro che non me n’ero accorto. CLAUDIO Ed è questo che mi sorprende. Ti ho sempre veduto star così sul puntiglio, sempre; ed ora... PIERO No, non son tanto assoluto. In fondo ho un carattere che rifugge dall’analisi, non sono fatto per approfondire. Mi abbandono io, (_blando_) gusto il presente senza crucciarmi del passato, senza angustiarmi per l’avvenire. Sono qui, con te, mi trovo bene, ci sto e non cerco altro. Oggi la discrezione mi suggeriva d’andarmene... fui pregato con gentile insistenza a rimanere, e son rimasto. CLAUDIO Insistenza naturalissima in persone ammodo, squisitamente cortesi. PIERO (_scuotendosi_) Oh, oh!... Mi dici questo con un tono,... (_scaldandosi_) Dunque a parer tuo si è insistito meco per pura convenienza?... Perdio! Mi devi parlar chiaro, è affar delicato. Se v’è un’ombra di verità in ciò che affermi, presto fatto. Domani mi fo capitar una lettera di richiamo, un telegramma, trovo un pretesto e via senz’altro, torniamo in città senz’aspettar Natale, nè capo d’anno. (_con intenzione_) Dico torniamo, al plurale, perchè partendo io, non immagino che tu voglia restare? CLAUDIO (_siede e sfoglia nervosamente il libro_). PIERO (_con calma_) Ti pare?... In due sì, ma uno solo, tu solo?... Uhm! Non so se al barone garberebbe trovarti qui, solo, al ritorno. CLAUDIO (_fissandolo_) Cioè? PIERO Cioè,... che vuoi, ho sempre sospettato un pochino che la tua partenza precipitosa d’un anno fa, fosse causata da... non saprei come dire... da un incidente, via, al quale incidente il barone e la baronessa Galliari non erano estranei. Eri venuto alla villa per un mese, come gli altri anni, e sei scappato via dopo due settimane, e mi sei capitato a casa con una faccia,... e per offrirmi, così a bruciapelo, d’accompagnarti in un viaggio, di cui non m’avevi parlato mai, deciso lì per lì,... un’inezia, un giretto d’un anno! E poi non son cieco, nè sordo, nè scemo nemmeno io... CLAUDIO (_con impeto_) Ebbene, quando ciò fosse, quando io avessi perduto per un momento la testa e guardato donna Ida con occhi diversi da quelli con cui la dovevo vedere, come mai ciò potrebbe riguardar te, adesso! — A meno che non accada ora a te quello che accadde a me in quel tempo! PIERO Oh! CLAUDIO Sarebbe un bel fatto la scoperta d’un Werther nel freddo Laneri! PIERO Sei matto! CLAUDIO Ebbene ti accerto che... PIERO (_pronto, interrompendolo_) Basta. Non è argomento da scherzi. Se non vuoi risparmiar me, risparmia almeno la baronessa. Concludo. — Mi par che in questa circostanza dobbiamo partire o restar tutti e due. Galliari ha diritto di trovar le cose come le ha lasciate. È inutile ch’io mi spieghi di più. CLAUDIO Intendo, secondo la tua esperienza mondana... PIERO La mia esperienza mondana, caro mio, mi consiglia d’andar a letto quand’è tempo. Buona notte. (_gli dà la mano; entra a destra nella porta più vicina al proscenio_). SCENA V. _CLAUDIO, NICOLA_ _Claudio va alla tavola a ripigliare il libro e rimane con gli occhi fissi sul posto occupato dall’Ida, come se ancor ve la vedesse._ NICOLA (_entra_) Oh perdoni! Non sentivo più movere, venivo a spegnere. CLAUDIO Puoi farlo. (_accende un sigaro al lume e va lentamente all’invetriata_). NICOLA L’aria si è rifatta cruda. CLAUDIO (_apre l’imposta_) NICOLA Vuole andar fuori senza cappello? CLAUDIO Mi duole il capo, rinfresco la fronte. NICOLA Si guardi, sa; come dicevo, l’aria è pungente, par piena di spilli; non stia poi troppo. — L’uscio a vetri? CLAUDIO Va, va; lo chiuderò io. (_Nicola spegne e si ritira. Claudio scende in giardino_). SCENA VI. _PIERO, CLAUDIO_ _La scena rimane vuota. Piero riapre l’uscio pian piano, guarda, porge l’orecchio, va all’uscio di donna Ida e vi entra. Dopo un momento Claudio balza in casa, corre all’uscio di Piero, vi entra e ricompare sulla soglia pallido e stravolto. Cala la tela._ ATTO IV. Stanza nell’appartamento di Serra in città. Armi e quadri sulle pareti. Orologio a pendolo. Scaffale con libri. Una scrivania, poltrone, canapè. SCENA I. _CLAUDIO, LUIGI_ CLAUDIO (_alla scrivania con un candelliere acceso davanti, in atto di suggellare una grossa busta. Pallido, gesti febbrili_) Luigi?... (_con impazienza_) Luigi, Luigi! LUIGI (_entrando_) Eccomi!... comandi. CLAUDIO (_dopo un momento, guardandolo_) T’ho chiamato... (_chiude gli occhi nello sforzo di richiamar le idee_). LUIGI (_timidamente_) È pallido, sa. Si sente male? CLAUDIO (_dopo aver guardato l’orologio a pendolo_) Aspetto gente che non dovrebbe tardare. Aspetto il signor Laneri. Può darsi... può darsi che non sia solo.... Comunque, introdurrai, ecco tutto. LUIGI Sta bene, sì signore. Adesso... vuol caffè? CLAUDIO (_si alza e passeggia nervoso_) LUIGI L’ho tenuto al caldo, il caffè; è pronto, è buono. Se preferisse una tazza di cammomilla, può averla subito. — Ho veduto che non ha toccato il letto, se vi si buttasse... Non le pare? Lo chiamerei quando venisse il signor Piero... E se anche volesse il dottore... ne abbiamo uno vicino... CLAUDIO Su te si può contare? LUIGI (_dopo essere rimasto un momento a bocca aperta_) Su me, dice? Se non può contare su di me, su chi vuol contare? Da quant’anni sono in casa?.... Non lo so più; era viva ancor sua nonna, così dunque... CLAUDIO Va in pace. LUIGI Vado via. Se ha bisogno, sono di là... Non l’adopera più la candela? CLAUDIO (_siede_) LUIGI No?... allora... (_soffia il lume. Scampanellata. Luigi corre via. Claudio scatta in piedi e si volge all’uscio_). SCENA II. _PIERO, CLAUDIO_. _Piero, smorto, con qualche disordine negli abiti. Entrando si libera dal cappello e viene difilato a Claudio, senza alcun saluto._ PIERO (_mostrando una lettera_) Vero, questo? CLAUDIO Vero. PIERO Hai fatto questo! — Tu? CLAUDIO Sì. (_dopo un momento_) Perchè dubiti? In certi casi... procedimento sommario... PIERO Ah!? CLAUDIO E d’altronde poi... PIERO Vieni al fatto. CLAUDIO Il fatto è questo. Te lo ripeto tutto, perchè posso aver omesso qualcosa, scrivendo. — L’altra sera, alla villa, la baronessa si ritirò a mezzanotte. Restammo soli, vi furono fra noi poche parole aspre,... le prime in tanti anni. Mi lasciasti per andare a letto. Mi sentiva male; non so perchè, soffocavo. Scesi in giardino e mi gettai sulla panca che sta sotto il cipresso grande; di fronte alle finestre di donna Ida. V’era lume ancora, vedevo l’ombra di lei sulle cortine bianche, abbassate. Ad un tratto, qualcuno entrò dalla porta vicina alla finestra. Vidi l’atto delle braccia, e poi lei che sciogliendosi bruscamente corse a chiuder le imposte. Era stato un attimo, un lampo, un sogno! Subito non compresi qual enorme consenso significasse quell’atto: la barriera nera sbattuta fra voi ed il di fuori... Poi riafferrai la visione, ti vidi... Tu, tu nella sua camera a quell’ora? Saltai in casa. — Era vero, era vero: la tua camera era vuota. (_si lascia andar seduto_) E lo rimase... Passai la notte in sala; immagini cosa si può diventare in una simile attesa? (_alzandosi_) Non vi ho sturbati, non è vero? Non ho urlato, nè riso, nè cantato come ne sentivo lo stimolo; non ho buttata a terra la porta... Avevo paura, movendomi, di cascar morto. Credevo di scagliarmiti addosso quando saresti uscito... Ma, e poi, bastava? — Sono fuggito a piedi, in fretta, in furia, così com’ero perchè... Perchè poteva darsi che il mondo finisse! PIERO (_alza le spalle con impazienza_) CLAUDIO (_con ira_) Aspetta! Ho ben saputo aspettare a suo tempo? — Fui in città, a casa tua; parlai al domestico, chiesi di veder le tue lettere tutte e di comprar quelle che potevano interessarmi. Accettò, e... mi trovò egli stesso in un ripostiglio ciò che cercavo. Intelligente; fedele anche, ne volle un bel prezzo! Le avrei pagate con sangue... E seppi tutto, ebbi completo il romanzo. Tu da più di tre anni amante di donna Ida; ella si abbandonava già a te, al tuo amore quando respingeva così superbamente il mio! Usciva forse dalle tue braccia, il giorno in cui per dar lo scambio, sopir forse un dubbio e liberarsi di me, mi denunziava al marito. Io partii; i vostri amori continuarono fino a che, avendo Galliari voluto stabilirsi in campagna, i convegni si fecero per forza più rari... Laneri non veniva in casa; bisognava introdurlo. Come far accettare al barone un amico giovane, nuovo, inatteso?... Un’ultima deliziosa letterina, scritta due giorni prima del nostro arrivo alla villa, mi fa l’onore d’occuparsi di me; e mi rivela l’intrigo. Io, io ero destinato a metterti in casa; io amico tuo; amico da tanto tempo di Carlo, il quale, dopo l’ammirabile rivelazione fatta da sua moglie un anno prima, non poteva più permettersi sospetti, nè su di lei così franca e fedele, nè su di me, che credeva guarito e che glielo giuravo! PIERO Meno parole... e poi? CLAUDIO Oh poi!... Quand’ebbi lette e assaporate le lettere, ne scrissi una anch’io, alla baronessa, e l’hai tra le mani. PIERO (_padroneggiandosi_) Senti, Serra; parliamo con calma. Torna in te. Sai, che certe confidenze sono impossibili tra amici, tra fratelli. Sono incompatibili con... Insomma disonorano chi le fa. Che potevo dirti, io? CLAUDIO (_non risponde_) PIERO (_dopo aver aspettato_) Renderai quelle lettere? CLAUDIO Senti, Laneri, parliamo con calma. Io ci ho un dubbio che non ho potuto schiarir mai. Non saprei decidere se una lettera appartiene a chi l’ha scritta od a chi la riceve. Perciò cambio avviso come a me garba o conviene. In questo caso le lettere devono tornare, secondo me, a chi le ha scritte. PIERO Spieghiamoci. Tu vuoi che la baronessa te ne faccia richiesta? CLAUDIO Ecco. PIERO (_avviandosi_) Bene. Torneremo. CLAUDIO (_alza le spalle_) PIERO (_tornando_) Sola?... No. CLAUDIO Oh! e perchè? PIERO (_frenandosi_) Non acconsentirà mai. CLAUDIO (_con ironia_) Credi? — Però, le donne hanno modi così singolari d’intendere la dignità... Foss’io te, non prenderei impegno per lei. PIERO (_con voce sorda_) Claudio!... Sai cosa penso di te? CLAUDIO Forse precisamente quello che ne penso io. PIERO Penso che sei... Ah! via, finiamola tra noi, tra uomini. CLAUDIO (_freddamente_) Un duello?! — Eh, certo sarebbe un sollievo trovarsi di fronte, avventarci l’uno contro l’altro e soffocar tutto nel sangue..... Ma io non voglio. PIERO (_va a lui, stravolto, coi pugni stretti_) CLAUDIO (_impassibile_) Eeheh!..... Ho previsto tutto; sai. Non vi salverebbe neppur la mia morte. PIERO (_si ferma. Dopo una pausa, durante la quale il suo volto cambia espressione_) Claudio, e se fosse la mia?... La mia morte, dico. Per Dio, sei un uomo, vendicati dell’uomo! — Dammi le tue condizioni, parla. CLAUDIO Ho parlato. PIERO Sono disposto a tutto, sai, a tutto. Come vedi, il campo è ampio, alla tua vendetta. Non la rivedrò più..... Mi comprendi? CLAUDIO (_non lo guarda, non risponde_) PIERO (_con angoscia crescente_) Non la rivedrò più... Andrò via, lontano; non tornerò, non udrai più parlare di me, mai, mai..... Se mi troverai sulla tua strada potrai uccidermi come un cane... Vado via, Claudio, partirò quando vorrai. Te ne dò la mia parola d’onore. (_con forza_) Si può non credere in Dio, ma alla parola d’un gentiluomo si deve credere. CLAUDIO (_non risponde_) PIERO Ma... poichè ti giuro sulla memoria di mia madre che tutto sarà finito! Non intendi, non ti basta? Ti par poco? Vuoi..... vuoi, vuoi che io ti scriva qui di mio pugno una lettera nella quale ti annunzio che mi uccido? — La mostrerai poi. CLAUDIO (_accenna di no, col capo_) PIERO E rispondi! Ma cosa vuoi, che pretendi?... Dammi quelle lettere, Serra... Claudio, dammi quelle lettere, dammele per lei..... Se l’hai amata devi poter perdonare...; l’amore non può esser tutto svanito in poche ore. — No, di lei, no, ma di me fa quel che vuoi. T’ho detto: a _tutto_, disposto a _tutto_. (_volgendo l’occhio alle armi della parete_) A non uscir vivo di qui, a morir sull’istante. Si può...; Non va... non ti basta? Faccio di più. Ti prego, ecco. Dammi quelle lettere; ti supplico, e, per Dio, mi vuoi a terra? eccomi a terra!... (_alzando subito la testa_) Non ti basta! CLAUDIO (_voltandosi imperioso con voce terribile_) No... Ti accordo la giornata intera! PIERO (_esce_). SCENA III. _CLAUDIO, LUIGI._ CLAUDIO (_correndo alla scrivania_) Luigi, Luigi?... Luigi! LUIGI (_accorrendo_) Signore... CLAUDIO (_prestissimo_) Vieni qui. (_mostrando la busta suggellata_) Ecco, tieni a mente, se mi capita disgrazia... LUIGI Misericordia!!... CLAUDIO Taci. Prima d’ogni altra cosa, subito, subito, a qualunque costo, devi portar al barone Galliari queste lettere; rimetterle a lui, a lui in persona; trovarlo dovunque sia, e non affidarle a nessuno, per nessuna ragione... M’hai inteso? Conto su te. (_mostrando un’altra busta_) Quanto troverai qui, in questa busta al tuo nome, tutto per te. LUIGI Ah Signore! Madonna! per carità... CLAUDIO Zitto, va via e non entrare se non ti chiamo. (_suono di campanello_) Corri, presto! LUIGI (esce). SCENA IV. _CLAUDIO, IDA_ _Ida entra e si ferma vicino alla porta, che le si chiude alle spalle. Claudio, in piedi alla scrivania, le accenna di avanzare._ CLAUDIO Non l’aspettavo così, subito... IDA (_con voce bassa che si va rinfrancando_) Sono venuta in città, appena ricevuta la lettera. Laneri mi ha accompagnata. Mentr’era qui con lei, ero sotto nel legno... Or ora mi disse... che... dovevo salire... CLAUDIO Fu convenuto così. IDA (_con tono lento e grave_) Sono venuta perchè so d’aver a che fare con un gentiluomo, incapace di usare d’un mezzo... d’una forza comprata. Ho pensato che doveva essere tornato in sè; trovarsi pago, vendicato abbastanza coll’affanno mio di queste ore, e coll’umiliazione che m’infligge. CLAUDIO (_le accenna di sedere_) IDA (_ricusando e restando dove si trova_) Così m’immagino... confido che mi vorrà restituir quelle povere lettere. CLAUDIO (_freddamente_) Ecco, certo così si accomoderebbe subito ogni cosa; e per il verso che conviene a lei e a qualcun altro. Sarei io solo a rimetterci. Lo ammetta una buona volta, baronessa, abbiamo fatto una curiosa giocata. Io con la forza, lei con l’astuzia. Avrei potuto perdere e mi trovo aver vinto. Dunque... non sta a me a pagare. IDA Se le dicessi che tutto è finito e che non rivedrò più Laneri? CLAUDIO Egli pure m’ha parlato così, ma ha compreso... ch’era tardi. IDA Dunque per quei fogli maledetti non vuol nè giuramenti, nè lagrime,... neppur sangue? CLAUDIO (_la guarda fissamente, senza batter ciglio_) IDA No?... (_alzando la testa con gli occhi sfavillanti_) Ah no!? Ma sa quello che fa? Lo sa che la sua è un’infamia, un’azione senza nome? CLAUDIO Oh sì! (_accostandosi_) Sì, sì, ma torniamo, torniamo indietro, signora; che del cammino n’abbiam fatto in un anno! Detestato, respinto ed infine denunziato, che dovevo fare? Partire? L’ho fatto, l’ho fatto convinto che lei mi sacrificava all’onore, al dovere; ho piegato la testa senza discutere, senz’approfondire; senza rivoltarmi, senza protestar con un gesto, con una parola, con un pensiero. Partii e fui morto per lei. Il pensiero di quel che mi costava la repressione d’un amore qual era il mio non turbò certo i suoi sonni in quest’anno. Ritornai. Troppo presto? — Non so... Così non fossi tornato mai! Ad ogni modo agitazioni e desideri erano se non spenti, sopiti. Dopo tanti disperati pensieri, avevo la pace; vagheggiavo una vita seria, fatta di studi e di lavoro. Pensavo a lei ancora, sì... Come ad una cosa santa, inaccessibile e pura. E, se nutrivo speranze, erano placide e serene, trasvolavano avanti, verso giorni indefiniti, lontani, in cui avrei potuto riaccostarmi placidamente, oramai vecchio, amico saldo e sicuro. E..., lo affermo, lo giuro, vi avrei sfuggita, perchè lo dovevo, perchè lo volevo, perchè con un lungo martirio ne avevo comprata la forza... Chi mi cercò? (_concitato_) Chi mi chiamò e mi rivolle vicino? Chi frugò sotto le ceneri e vi scovò i carboni mal spenti e vi soffiò su tanto da ridestare più viva e più gagliarda la fiamma? — Lei, donna Ida! — Fui debole, fui vile... Vi è chi può scagliarmi le ingiurie più atroci che si possano sputare sulla fronte d’un uomo. Ma nessuno al mondo doveva più di lei rispettare la mia passione! Non vi è voce umana che valga ad esprimere quello che io provavo, e sapendolo, si è servita di me per ridursi in casa l’amante, per conservarselo al fianco... Sono io che gliel’ho buttato nel letto! (_Breve pausa, mutando tono_) Infame io! Altro che infame. — Ma lei?... La mia è azione senza nome, e sia; alla sua lo porrà chi dovrà giudicarla. Quello a cui io la scoprirò nuda e svergognata! IDA (_trepidante_) Serra non lo farà ora che è forte. CLAUDIO Lo fu a suo tempo e tanto anche lei. IDA Non può perdere una donna che piange, che prega, che si metterà ai suoi piedi, quando lo voglia... CLAUDIO Ai vostri, signora, ho pianto a lungo, ho implorato ancor io. IDA Espierò tutto, soffrirò, morirò, ma mi renda le mie lettere. Per quanto ha di caro, di sacro nel mondo... CLAUDIO Più nulla di caro, più niente di sacro, morto l’amore; l’amicizia morta, tutto è infamia, è tradimento, non vai più la pena di vivere! IDA Sì... la morte, questo sarà la mia morte; conosco Galliari, mi ucciderà...... E voi lo volete?... Non potete volerlo, se mi avete amata, se forse... se ancora... Oh poi, sentitemi... vi vendicate di me, di Piero,... ma anche di Carlo: ed è troppo; anche lui ne morrà, o perderà la ragione, o sarà infelice, disperato per sempre. (_con somma energia_) Sta in voi, sta in voi il risparmiarlo, il salvarlo. Ma Carlo non ha colpa, perchè punirlo con noi? CLAUDIO (_terribile_) Mi vendico; non penso, non cerco, non so. Non ho tempo a guardar la giustizia, a pensare al futuro; tutto è finito, e vada ogni cosa in perdizione! IDA (_venendo a lui_) Rendetemi le lettere per... oh! mio Dio! per l’amore che provaste per me! CLAUDIO Oh! (_battendo insieme le palme_). IDA (_indietreggia e cade sul canapè_) CLAUDIO (_viene a lei_) IDA (_fissandolo mentre s’avvicina_) Serra, non vi amo, no... no... CLAUDIO Eh, chi parla d’amore, chi ve lo chiede?! Abbiamo giocato ed avete perduto. Pagate... Rivincita, ricatto, che fa a me la parola! Tornerete a Piero con le lettere; a Piero che aspetta, come ho aspettato io nella vostra sala. (_con un riso convulso_) Ieri a te, oggi a me, così va il mondo! IDA (_puntando le mani verso di lui, come per tenerlo lontano_) Oh, l’infame!... Oh! ma non sentite come, quanto vi sprezzo? CLAUDIO Ed io? IDA (con accento intensissimo) Ma vi odio, io! (_si copre la faccia_) CLAUDIO Giuro a Dio che fra un’ora Carlo avrà le vostre lettere! IDA (_scopre il volto pallidissimo; rimane colle braccia piegate, i pugni chiusi alle guance, il capo fra le spalle; abbandonata, ma muta, fredda ed inerte_) CLAUDIO (_dopo un momento si getta ai suoi piedi, cerca invano d’attirare le mani. Ritraendosi subito_) Sei di gelo, sei un cadavere, sei la morte! (_alzandosi rapidissimo, prende le lettere e gliele getta in grembo_). IDA (_le prende, si alza, e si avvia_) CLAUDIO (_seguendola_) Ida!... Ma Ida,... ti amo io, ti amo sempre, ti amo ancora, ancor tanto... IDA (_è sulla soglia_) CLAUDIO (_disperatamente_) Ida, pietà! Guardami... una parola... una parola! una parola!... IDA (_senza voltarsi_) Vi perdono! (_Claudio rimane un attimo come impietrito a guardar l’uscio rinchiuso, poi balza alla scrivania, fruga e ne toglie un revolver. Cala la tela_). =Dello stesso Autore= LA CONTESSA IRENE ROMANZO Un vol. in-12º, 1889 — L. 3. . . . . . . . I LANCIA DI FALICETO CON PREFAZIONE DI G. GIACOSA Un vol. in-12, con 30 illustrazioni — L. 4. . . . . . . . I PIFFERI DI MONTAGNA UN PALADINO RACCONTI Seconda ediz. — Un vol. in-12, 1890 — L. 2,50. . . . . . . . _VECCHIO PIEMONTE_ RELIQUIE LE MASSE CRISTIANE NOVELLE Seconda ediz., I vol. in-12º, con illustrazioni — L. 2 . . . . . . . LA BELL’ALDA LEGGENDA Un elegante vol., con illustrazioni, in-8, 1885 — L. 2. (_Legato alla Bodoniana_ L. 2,50). Nota del Trascrittore Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. *** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK AD OLTRANZA *** Updated editions will replace the previous one—the old editions will be renamed. Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright law means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to copying and distributing Project Gutenberg™ electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG™ concept and trademark. 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It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life. Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg™’s goals and ensuring that the Project Gutenberg™ collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg™ and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation information page at www.gutenberg.org. Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non-profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation’s EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state’s laws. The Foundation’s business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation’s website and official page at www.gutenberg.org/contact Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation Project Gutenberg™ depends upon and cannot survive without widespread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine-readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. 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